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I Foja pronti ai David: “Ogni film è un viaggio, Gatta Cenerentola ci ha dato più consapevolezza”

I Foja confermano quanto di buono fatto in questi anni e tornano protagonisti anche dei David di Donatello, candidati nella categoria “Miglior canzone originale” con “A chi appartieni” colonna sonora di “Gatta Cenerentola”.
A cura di Francesco Raiola
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I Foja (ph Riccardo Piccirillo)
I Foja (ph Riccardo Piccirillo)

Si chiama "A chi appartieni" la canzone con cui i napoletani Foja tornano in lizza per la Migliore canzone ai David di Donatello. Il brano, presente nell'ultimo album della band campana "‘O treno che va" è, infatti, parte della colonna sonora di "Gatta Cenerentola", il film d'animazione che ha conquistato 7 nomination (Miglior Film – prima volta per un film del genere -, miglior produttore, miglior musicista, migliore canzone originale, miglior suono, migliori effetti speciali e David giovani). E Dario Sansone, frontman della band, è anche tra coloro che firmano la regia del film, assieme a Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri.

Dario, quest’anno ai David devi fare attenzione a varie categorie, visto che le tue vesti non sono solo quelle di musicista. Ormai ci state facendo l’abitudine alle nomination a Premi cinematografici, segno che sei uno che guarda l’arte a 360°, no?

Diciamo che la mia bipolarità artistica si interseca sempre di più, sin dal principio ho lavorato nell'ambito del visivo e nella musica, probabilmente questa condizione è lo specchio di un'esigenza comunicativa che ho sempre portato con me.

Siete candidati ai David con “A chi appartieni”, brano presente anche nel vostro ultimo album. Come nasce e come mai l’avete scelta per la colonna sonora della Gatta Cenerentola?

Questa canzone è nata dopo la lettura della prima stesura della sceneggiatura di Gatta, la sensazione era (ed è ancora) che l'intera atmosfera del lungometraggio fosse un ponte tra la tradizione e il passato e anche il brano ne risente, la prima scrittura era in versione femminile come se fosse la protagonista (che nel film è muta) a raccontarsi per la prima volta, poi questo sentimento passionale si è spostato su un altro dei protagonisti della vicenda, il nostro principe azzurro. Per l'intera colonna sonora abbiamo coinvolto quegli artisti del panorama napoletano che ritenevamo avessero un sapore internazionale, per noi la musica ha un potere fortissimo nella lavorazione di un film, riesce a dirottare intere scene e a suggerirci nuove soluzioni, e i brani che ci hanno donato musicisti del calibro di Enzo Gragnaniello, Virtuosi di San Martino, Francesco di Bella, Ilaria Graziano e Francesco Forni e Guappecartò sono stati incastonati nella colonna sonora originale realizzata da Antonio Fresa e Luigi Scialdone.

Tra l’altro tu non sei nuovo alla scrittura per il Cinema, in che modo fondi questi due mondi?

Come dicevo prima, la musica spesso è fatta di immagini e le immagini suggeriscono un suono, il mio approccio è del tutto istintivo e naturale, sempre alla ricerca di una suggestione che possa amplificare delle sensazioni e coinvolgere lo spettatore.

In questi anni avete contribuito a riportare una Napoli sperimentale al centro del Cinema italiano. Che percorso è stato quello che da “L’arte della felicità” ha portato a “Gatta cenerentola?

È stato un percorso che ha preso interamente le nostre vite, il cinema d'animazione richiede un'intensità prepotente: all'inizio con L'Arte della Felicità non sapevamo dove stessimo andando e se fossimo riusciti a portare a termine un'impresa così impegnativa, con Gatta Cenerentola invece abbiamo acquisito maggiore consapevolezza. Ogni film è un viaggio, una continua navigazione a vista, e ci porta a considerare un lungometraggio come un oggetto vivo, una continua possibilità per sperimentare tecniche e metodi narrativi nuovi.

So che è presto, ma state già lavorando a qualcosa di nuovo che confermi quest’amore per la commistione artistica?

Siamo già a lavoro, in questi anni non ci siamo mai fermati, bisogna programmare per bene il piano di lavorazione, essendo un piccolo staff e avendo spesso risorse e tempi ridotti.

C’è qualche novità in vista?

Stiamo preparando una versione con collaborazioni internazionali di “'O treno che va”, il nostro ultimo album, e nel contempo lavorando alle canzoni del quarto disco di inediti dei Foja. A breve poi torneremo in casa, a Napoli, dove manchiamo da un anno, per un concerto speciale.

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