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I Coldplay incantano Napoli e omaggiano Pino Daniele: in 50 mila pazzi nello stadio dello scudetto

I Coldplay hanno aperto la serie di concerti italiani allo stadio Maradona di Napoli, conquistando il pubblico con la musica e Napul’è.
A cura di Francesco Raiola
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“Buonasera guagliù” saluta Chris Martin dei Coldplay durante Adventures in a lifetime, poi verso la fine del concerto canta Napul’è e in un paio di ore conquista il cuore dei napoletani. Il Maradona è pieno – sono 97 mila i biglietti venduti per le due date -, come i napoletani sono stati abituati a vederlo nell'anno dello scudetto, evento che non lascia indifferenti neanche i Coldplay, che per due sere prendono possesso dello stadio di Fuorigrotta da dove parte il minitour italiano che li vedrà impegnati anche in tre date al San Siro di Milano. Chris Martin, che l'altra sera era stato ripreso mentre passeggiava indisturbato sul lungomare, davanti al Castel dell'Ovo colorato d'azzurro, ha voluto rendere omaggio proprio agli azzurri, davanti al patron Aurelio De Laurentiis. Tra gli ospiti vip oltre alla Principessa Rania di Giordania, ci sono Luca Zingaretti e Luisa Ranieri, Pierfrancesco Favino, Niccolò Fabi, Valeria Golino, Matteo Paolillo, Gigi D’Alessio, Caterina Balivo e alcuni giocatori del Napoli. Martin rende omaggio alla città con una versione personale di Napul’è, appunto, assieme a Davide Rossi, e piazzando qualche parola di napoletano e italiano durante lo show.

L'anno d'oro di Napoli, quindi, prosegue con questo concerto attesissimo, che avrebbe potuto tenersi nel corso di questi anni, ma che alla fine è riuscito ad arrivare a Napoli, città che a parte poche eccezioni latita di grandi eventi musicali. Lo stadio si riempie, certo, ma soprattutto per artisti italiani, da Vasco Rossi a Tiziano Ferro,  mentre per gli internazionali solitamente è adibita Piazza del Plebiscito, come sa Bruce Springsteen e avrebbe potuto sapere Paul McCartney se non fosse scoppiata la pandemia. I Coldplay, però, sono una delle band pop-rock più influenti di questi ultimi anni e "Music Of The Spheres World", l'album che dà il nome al tour, il nono per la band capitanata da Chris Martin, è stato il nono a entrare alla numero uno inglese, nonché l'album di una band internazionale più venduto in Italia quell'anno.

I Coldplay sono sicuramente una delle band che ha influenzato maggiormente il pop di questi anni – sono varie le canzoni che a un certo punto pare che volessero rendere omaggio al synth di A sky full of stars e sono miliardi gli stream per le loro canzoni (nove le canzoni che hanno superato questa barriera). Prima di loro, a scaldare i 40mila del Maradona ci hanno pensato Laila Al Habash e poi i Chvrches, che meriterebbero un discorso a parte. Ma sono i Coldplay che il pubblico di Napoli aspettava e Chris Martin non li ha delusi. Una macchina da live, cosa che non impariamo adesso ovviamente, ma vederli fa sempre un certo effetto, con il palco costruito per abbracciare tutto il prato ed esibirsi in varie vesti, per una scaletta che ripercorre la loro carriera o, per meglio dire, le loro carriere, visto come hanno attraversato questi anni.

Pochi minuti di ritardo rispetto all’inizio previsto e lo stadio decide di aspettarli con svariate ole (riuscite!). Un paio di messaggi ambientali e la band entra sulle note del tema di ET di John Williams per partire con Higher Power – che dà il la alla prima parte dedicata ai pianeti -: i braccialetti dati all’ingresso sono la coreografia, si illuminano di vari colori, palloni colorati volano sulla testa del pubblico nel prato e ci saranno anche vari momenti di fuochi d’artificio. “Grazie” ripete Martin mentre intona Paradise e chiede al pubblico di farla a bassa voce. Poi il cantante si siede al piano per The Scientist e chiude la prima parte parlando un po’ di napoletano e italiano e spiegando che sono anni che voleva venire in città.

La seconda parte dello spettacolo, quello dedicato alla Luna, parte con una Viva la vida che fa da trampolino a Hymn for the weekend. Il Maradona, già completamente conquistato, fa da coro costante a Martin che per Everglow, al piano, fa salire sul palco un fan, emozionatissimo ma non tanto da non gridare “Forza Napoli”. Poi è la volta di “In my place” e “Yellow” che chiudono la seconda parte.

La terza parte comincia col pubblico che canta “Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi” spinti anche da Martin con la sciarpa del Napoli. Qui siamo sulle stelle, a cui è dedicata questa parte dello show che comincia con “Human heart”, accompagnata dai cuori rossi sul palco. Su People of the pride il cantante sventola una bandiera arcobaleno, poi è la volta di Clocks e del momento danzereccio Lightclub con “Infinity Sign”, “Something just like this” e “Midnight” per poi chiudere questa terza e penultima parte con My universe e A Sky full of stars che il cantante chiede di ascoltare e cantare mettendo i cellulari in tasca. Il pubblico ascolta, lo spettacolo ne guadagna e il Maradona trema (“Grazie per averci accolti come quattro Maradona” dice Martin).

L’ultima parte dello spettacolo riporta tutti a casa (Home è il tema di questo momento). Martin parte con una versione molto emozionate di Sparks mescolata con Don’t Panic. Poi arriva il momento speciale per la città, ovvero una versione di “Napul’è” con Davide Rossi: è il vero colpo al cuore che Martin dà al pubblico. Martin canta in napoletano, si impegna, il pubblico approva e gli fa i cori, è un momento emozionante. Certo, chiude con “Humankind”, “Fix You” – cantata, anch’essa in coro -, e “Biutyful”, ma il cuore del Maradona è ancora perso lì. La città ha aspettato molto, ma, come si suol dire, ne è valsa la pena.

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