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I 50 anni in rap di Frankie Hi-Nrg: “Corinaldo? Troppo facile dare la colpa a Sfera Ebbasta”

Frankie Hi-Nrg compie 50 anni: uno dei rapper che hanno segnato la strada del genere in Italia e che il grande pubblico conosce per il successo di “Quelli che benpensano” ha raccontato a Fanpage.it quello che gli gira intorno: dal fraintendimento italiano sul rap alle nuove generazioni, passando per lo streaming e per i fatti di Corinaldo.
A cura di Francesco Raiola
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"Verba Manent" con quell'inno che è "Fight Da Faida" è un caposaldo del rap italiano, anche se il grande pubblico, quello non proprio dentro la Storia del genere, conosce Frankie Hi-Nrg per quell'altro gioiello che è "Quelli che benpensano" il cui video, alla fine degli anni '90, era in heavy rotation su Mtv, all'epoca uno dei mezzi principali per fruire la musica, non come oggi che lo streaming porta interi cataloghi nelle mani di chiunque. Ma Frankie, al secolo Francesco Di Gesù, chiarisce subito che questa cosa dello streaming, per l'artista, è un bluff: "Forse uno dei problemi che c'è oggi è rappresentato da Spotify, Deezer, i servizi di abbonamento, lì hai veramente la sensazione di pagare la musica e invece non stai pagando un cazzo, agli artisti non arriva un cazzo, stai pagando una società che dà una percentuale alle case discografiche, che danno una percentuale agli artisti e quindi, alla fine, chi veramente fa la musica, con lo streaming e cose varie, ce l'ha nel culo, punto! Tanta bella notorietà, ma zero soldi".

Non chiamatelo Maestro

Oggi Frankie compie 50 anni, vissuti in prima linea e raccontati nell'autobiografia "Faccio la mia cosa", che prende il titolo proprio da un brano tratto da quell'album d'esordio: "Venti, trent'anni fa mi dicevo ‘Quando avrò 50 anni mica sarò sui palchi a saltare, fare Oh!'? E invece si direbbe che sono ancora sui palchi a saltare e fare Oh!" scherza Frankie che a Fanpage.it racconta un po' quello che è il suo pensiero sul mondo musicale che lo circonda e guai a chiamarlo Maestro: "Tu dici che c'è una gran fame di Maestri… ho capito, però un sacco di gente non si rende conto di avere questo appetito, perché si basta (…). Io non sono un Maestro, mio padre era ingegnere, mia madre egittologa, non ho mai vissuto in povertà, le ristrettezze, cose tipo ‘E domani cosa mangiamo? E domani papà lavorerà ancora? E domani papà sarà ancora qui a casa?' Perché molti di questi artisti raccontano storie di vita in cui la figura del padre evapora: Mahmood, che tra l'altro mi piace un sacco, dice che quando (il padre, ndr) torna, vuole solo soldi e la figura materna invece è cromata, luminosa nell'alto dei cieli, onnicomprensiva della femminilità".

Il rap aiuta a emanciparsi dal presente

Oggi apprezza molti dei giovani rapper, che raccontano la vita reale e dalla povertà emergono grazie alla loro arte: "Il rap aiuta a emanciparsi dal presente, il fatto di diventare narratore di una realtà al centro della quale ci si trova, permette di staccarsi dalla realtà medesima e quindi di uscirne, è stato così all'inizio ed è così tutt'ora. Di questa nuova generazione mi piacciono Ghali, IZI, Tedua, Quentin40, Rancore, persone che nascono povere… povere! E che grazie alla loro arte diventano ricche, molto ricche: questa è la parabola dell'Hip hop, è esattamente ciò che succedeva a LL Cool J, ai Naughty by Nature, ai Wu-Tang Clan, a chiunque. È una delle magie che l'hip hop riesce a compiere".

Il fraintendimento del rap

In Italia, però, c'è un grosso fraintendimento rispetto al rap e al suo racconto, che in parte è sociale, ma che in gran parte è egotrip, è racconto di ricchezza e successo: "In Italia siamo un po' viziati dal fatto che l'hip hop, il rap, sia emerso in concomitanza con una fase storica importante: Tangentopoli, Mani Pulite, la crescita dei Centri Sociali, tutte queste concomitanze hanno motivato a manifestare e questo ha fatto sì che in Italia ci si convincesse che il rap sia una musica di protesta, eppure non è così, può esserlo, ma la stragrande maggioranza della produzione rap parla di futilità, parla di sé, di me migliore di te, della tua ragazza che viene con me… e i soldi".

Corinaldo e Sfera Ebbasta

Frankie torna anche ai fatti di Corinaldo, paesino in provincia di Ancona in cui lo scorso dicembre hanno perso la vita sei persone che erano accorse alla discoteca Lanterna Azzurra per vedere Sfera Ebbasta esibirsi: "[La tragedia di Corinaldo] per una brama di semplificazione viene accollata a quello che ha il nome in cartellone, lui era il motivo per cui i bambini, questi ragazzi sono andati, sono stati accompagnati, lui è la causa, ma non è così. La discoteca di Corinaldo era accatastata come magazzino agricolo, chi non ha controllato? Chi ha firmato delle delibere che hanno permesso questa cosa? Chi ha firmato l'eventuale piano di sicurezza? Che non sono sicuro esista per quel posto, soltanto che questi sono illustri sconosciuti, ma vuoi mettere? Sfera Ebbasta con i denti di ferro, la pelliccia rosa, i capelli a cazzo, chi meglio di lui? Lui è il colpevole, il responsabile" spiega il rapper, che si chiede: "‘Eh, dice delle cose brutte', dicono, ma cosa dice di brutto? Parla di droga? Cosa cazzo avete ascoltato fino ad oggi?I Rolling Stones li avete mai sentiti? E i Damned? I Beatles! I Beatles parlano di droga e voi rompete il cazzo a Sfera Ebbasta?".

Auguri Frankie, che la tua rima continui a snodarsi, sinuosa, sopra al ritmo come prosa.

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