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Guy Clark muore a 74 anni: addio a un mito della musica country

Muore dopo una lunga malattia il cantante country folk Guy Clark, autore tra le altre cose di ‘L.A. Freeway’, brano ripreso da alcuni tra i maggiori esponenti del genere.
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Guy Clark (Getty Images)
Guy Clark (Getty Images)

Guy Clark, una delle star della musica country, è morto ieri a Nashville all'età di 74 anni e a seguito di una lunga malattia. Descritto come un poeta e un narratore il cantante è stata una delle massime espressioni di sempre del country folk, diventandone un simbolo e un modello da seguire nonostante la sua fama non sia stata ampia a livello mondiale, ma apprezzatissima in patria e dalla comunità di Nashville, una delle città simbolo della musica mondiale. Ha fatto sognare intere generazioni con canzoni come ‘L.A. Freeway' e ‘Desperados Waiting For A Train', tra i suoi maggiori successi con ‘Dublin Blues' e ‘Stuff That Works', brani perfetti, come abbiamo letto in molti articoli post mortem per i viaggiatori e i sognatori, al punto da spingere cantanti come Johnny Cash, Ricky Skaggs, Emmylou Harris e Brad Paisley a riprenderle

Nato il 6 novembre del 1941, Clark aprì un negozio in cui riparava chitarre e cominciò suonando in nightclub e bar prima di trasferirsi a Los Angeles in cerca di notorietà. E proprio la città californiana gli ispirò una delle strofe più note, in cui canta ‘Se potessi uscire da questa autostrada di Los Angeles senza essere ucciso o catturato' che dopo il noto inseguimento a OJ Simpson proprio su quella autostrada non riuscì a cantare senza ridere, come riporta la Cnn ricordandolo.

Il primo album di Clark uscì nel 1975, si chiamava ‘Old No. 1' e fu pubblicato dalla RCA, ma solo nel 1982 arrivò il primo posto in classifica con la hit ‘Heartbroke' scritta con Ricky Skaggs. Il primo di 13 album e un tour costante che lo portò in giro per gli States nelle tre decadi successive, confermando le sue enormi capacità, permettendogli di vincere alcuni Grammy e ottenere la stima di molti artisti, compreso Bob Dylan. nel suo articolo commemorativo il New Yorker scrive:

Non era un genio poetico come  Townes Van Zandt o un performer ardente come Steve Earle. Non raggiunse mai la popolarità di Willie Nelson o Waylon Jennings. la maggior parte delle sue canzoni erano forti, salde, e proiettavano una profondo e indiscutibile sicurezza di sé (…) e le canzoni erano perfette a livello di testi, incorporando la brillantezza tosta e concisa che desiste nella migliore musica country.

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