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Gli Afterhours tornano con ‘Folfiri o Folfox’: ‘Un disco di morte e rinascita’

A 4 anni da ‘Padania’ tornano gli Afterhours con ‘Folfiri o Folfox’, album che parla di morte e rinascita e uscirà il prossimo 10 giugno per la Universal.
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Afterhours (Getty Images)
Afterhours (Getty Images)

Uscirà il 10 giugno il nuovo album degli Afterhours che si chiamerà ‘Folfiri o Folfox‘, come due trattamenti di chemioterapia, perché, ha dichiarato Manuel Agnelli, leader carismatico di una delle più importanti rock band italiane della Storia, questo è un album ‘che parla di malattia ma che, incredibilmente, non è scuro e il titolo va in questa direzione'. Nei mesi scorsi la band, inoltre, ha dovuto digerire un cambiamento di formazione, con l'abbandono da parte di Giorgio Prette e Giorgio Ciccarelli a cui sono subentrati Stefano Pilia (Massimo Volume) e Fabio Rondanini (Calibro 35). Ma oggi si va avanti e l'obiettivo è capire cosa succederà tra un mese: come ormai è abitudine, intanto, la band ha svelato pian piano un pezzetto del loro nuovo lavoro, dalla copertina a una serie di estratti dal video che accompagnerà il primo singolo, prima di volare a Taranto dove ha suonato per il Primo Maggio, ennesimo appuntamento di una carriera che ha visto il gruppo attivo anche nel mondo dell'impegno civile.

L'album uscirà per la Universal e Agnelli ha cominciato a darne qualche notizia in più in una lunga intervista a Repubblica in cui ha spiegato che nonostante manchi un mese all'uscita, ‘Folfiri o Folfox' non è ancora pronto e la colpa è solo sua: ‘Non riesco a fare le cose se non sotto pressione. Mancano due testi e quindi due cantati, più qualche ritocco'. Un disco di morte e rinascita, spiega Agnelli, a causa dei lutti che hanno colpito la band:

È un disco di morte e di rinascita. Perché in questi anni molti di noi hanno avuto dei lutti. Capita, man mano che procedi nella vita. Io ho perso mio padre. Ma è anche un disco di rinascita perché il dolore se non ti annienta ti fa trovare energie che non pensavi di avere.

 Agnelli, poi, dopo aver spiegato la genesi di alcuni pezzi ha parlato del suo rapporto coi talent, di cui ha rifiutato una partecipazione come giudice lo scorso anno, scelta che non rifarebbe:

ci sto ripensando: non ho paura di affrontare cose del genere se posso usarle per qualcosa di importante. Il peso mediatico, lo sappiamo, è forza e la televisione è ancora l'unica che ti può far fare quel salto. Non credo più nella riserva indiana del ‘programma di qualità': se ne parla da troppi anni e non succede mai niente. L'alternativa non esiste più: è solo una parola vuota che definisce un genere musicale e non è neppure un genere musicale più libero degli altri.

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