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Giuse The Lizia e il suo Lalalacrime: “Le canzoni rappresentano un percorso personale di guarigione”

Dalla provincia siciliana a Bologna, il viaggio di Giuse The Lizia ha raggiunto la seconda tappa con “Lalalacrime”: l’intervista qui.
A cura di Vincenzo Nasto
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Giuse The Lizia 2022, foto di Gianluca Normanno
Giuse The Lizia 2022, foto di Gianluca Normanno

Son passati quasi tre mesi dall'uscita del secondo Ep dell'artista siciliano Giuseppe Puleo, alias Giuse The Lizia, prodotto di Maciste Dischi che il 13 maggio scorso ha pubblicato "LALALACRIME". Un progetto che racconta un processo di auto-analisi del cantante, anticipato dall'uscita dei tre singoli "Il brutto del mondo" con Memento, "Particelle" con Laila Al Habash e "Parole peggiori". Un Ep che ha affrontato un lungo cammino, nato dalla fine di una storia d'amore che ha privato l'artista di fondamenta solide a cui aggrapparsi, in cui le due strade, quella razionale e quella irrazionale, si intrecciano in un continuo alternarsi. Lo sviluppo sembra avere anche un lieto fine, con Giuse The Lizia che afferma: "Diciamo che queste canzoni rappresentano un percorso personale di guarigione, e fotografano tutte le sue varie fasi, fino ad arrivare a: Mica vali tutte le mie lacrime del brano Boy, don’t cry". L'intervista a Giuse The Lizia qui.

Cosa significa arrivare dalla provincia siciliana per un cantautore e che rapporto le tue canzoni hanno con la tua città natale?
Ho vissuto tutta la mia vita fino al liceo a Bagheria, un paese abbastanza grande poco distante da Palermo. Tutte le mie esperienze dalla primissima adolescenza le ho fatte li: i primi amici, mezzi amori. Sono tutte cose che alla fine entrano nei testi che scrivo, in qualche modo mi hanno fatto crescere come persona e hanno segnato la mia vita. C’è da dire anche che nascere in Sicilia porta con sé una certa responsabilità sotto un punto di vista artistico, ci sono grandi uomini e donne che hanno segnato la cultura di un popolo, da Battiato a Guttuso e così via, abbiamo un’eredità importante.

Che evoluzione ha avuto “Lalalacrime” rispetto al tuo primo Ep “Come Minimo”?
In questo Ep ho cercato di costruire un progetto unitario, sotto un punto di vista sia stilistico che tematico. Tutte le canzoni parlano della stessa esperienza, in fasi diverse e con una consapevolezza che via via si fa più definita. Rompere un legame forte, chiudere una storia d’amore, è sempre una cosa impegnativa che ti fa riflettere. Ho provato a raccontare la cosa con i miei occhi. Per esempio, in “Parole peggiori” ho tentato di trasmettere tutta la frustrazione e la rabbia che inevitabilmente provi quando una storia finisce, non riesci ad essere logico e razionale. In altre canzoni invece c’è più introspezione. "Giorni blue" ad esempio, è un pezzo a cui sono molto legato, mi ha permesso di portare fuori da me ricordi e considerazioni utili per superare il periodo che vivevo e tutt’ora riascoltarlo fa un certo affetto. Diciamo che queste canzoni rappresentano un percorso personale di guarigione, e fotografano tutte le sue varie fasi, fino ad arrivare a: "Mica vali tutte le mie lacrime" di "Boy, don’t cry".

Come ti sta influenzando Bologna e che significa lavorare sempre con le stesse persone, come Mr Monkey?
Bologna sta rappresentando un nuovo capitolo della mia vita. Nuovi stimoli che ti aiutano a crescere ancora di più, a ripensare il mondo in un’ottica completamente diversa. Non sono uno di quelli che voleva scappare dalla Sicilia perché non si sente a suo agio nel paese d’origine, sono cresciuto in un contesto molto aperto e ci tengo alle mie radici. Però ad un certo punto andarsene per molti è l’unica, lo è stato anche per me, volevo conoscere altro. Cambiare città ti cambia la vita e cambia inevitabilmente anche il modo in cui approcci la musica e il lavoro. Una città come Bologna ti spinge a confrontarti con mille situazioni, a conoscere tantissime persone con storie e caratteri che altrimenti non avresti potuto scoprire. Per esempio, Mr Monkey è nato e cresciuto da quelle parti, ha costruito la sua vita e carriera lì. Lavorare con lui in maniera costante permette di stringere un legame umano, ancora prima che professionale, e questo aiuta quando si devono creare delle canzoni. Abbiamo una certa intesa, in studio così come fuori, e credo si percepisca dai nostri lavori.

"Lalalacrime" è un progetto con un ampio spettro sentimentale: qual è il filo rosso che unisce tutti i brani?
Il filo rosso che unisce i pezzi è proprio questa rottura che ho affrontato, molto tosta, arrivata in una fase della mia vita in cui mi succedevano tantissime cose nuove e non riuscivo più a stare al passo con quelle vecchie. Cercavo un equilibrio, quello di cui parlo in "Particelle", e per riuscire a trovarlo spesso serve chiudere certe porte per poterne aprire altre. Razionalmente è un discorso che fila, poi però ci sono i sentimenti tuoi e dell’altra persona, non è mai così facile come sembra. Ogni traccia è come se fosse una tappa di un percorso di auto-analisi che parte da quella malinconia tipica del post-rottura, per passare dal senso di smarrimento e vuoto quando non hai più accanto l’altra persona, e ancora dal desiderio di superare le difficoltà e alleviare la sofferenza, per arrivare poi a quel momento di consapevolezza in cui prendi in mano la situazione e decidi di andare avanti con la tua vita, accettando quello che ti è successo e traendone una lezione per il futuro.

Com’è stato collaborare con Laila Al Habash in “Particelle” e che tipo di direzione sta prendendo la tua musica?
Lavorare con Laila mi ha permesso di conoscere altri approcci al modo di scrivere e fare musica, mi ha permesso di contaminarmi e questa è sempre una cosa positiva. Un aspetto meraviglioso di fare questo lavoro è proprio la possibilità di stringere rapporti con artisti che possono arricchirti enormemente, un reciproco scambio di idee e non solo. "Particelle" è stata un esperimento pop ma a modo mio, a modo nostro. Laila mi ha aiutato a dare una direzione precisa al pezzo, anche a livello di scrittura e struttura del brano ci siamo confrontati parecchio, è stato bellissimo. Con la mia musica mi sento ancora in fase di sperimentazione, o meglio, mi piace spaziare tra generi diversi mantenendo una certa coerenza nel sound per non slegare troppo i brani e rendermi riconoscibile. Ispirandomi anche ai miei ascolti, vado verso il soft-rock, o il punk, per passare dall’indie-pop al rap.

Qual è il tuo primo ricordo se pensi alla produzione di "Lalalacrime"?
Il primissimo ricordo che associo a questo Ep è la chiamata con i ragazzi dell’etichetta (Maciste Dischi) in cui abbiamo scelto la tracklist precisa. Ci siamo resi conto che erano canzoni forti, che insieme stavano da dio. Un lavoro coerente che poteva spaccare, ad oggi sono molto soddisfatto del prodotto finale.
C’è anche un pezzo che, per vari motivi non è entrato nell’ep: è il nuovo singolo “Fatti tuoi” che ho scritto nello stesso periodo in cui sono nate le altre canzoni ma le sue sonorità mi sono reso conto non fossero in linea col progetto. Ho deciso di farla uscire separatamente e sono contento che stia piacendo. Il testo malinconico contrasta con le atmosfere allegre, quasi estive, del pezzo. Questo cosa mi fa impazzire e credo sia un suo punto di forza.

Una delle sensazioni più forte ascoltando “Lalalacrime” è la malinconia, la nostalgia. Quali sono le altre emozioni su cui ha viaggiato nella produzione?
Esattamente quelle. La nostalgia e la malinconia sono due emozioni parecchio stronze, non sono né totalmente negative né tantomeno positive. Sono sentimenti che colleghi a dei momenti felici della tua vita, dove si aveva una certa stabilità e serenità, con la consapevolezza che quei momenti sono passati e che non ritorneranno nello stesso modo. All’inizio è difficile fare i conti con questo fatto, man mano che passa il tempo accetti che certe cose semplicemente finiscono e che a 20 anni hai una vita per emozionarti di nuovo, per legarti di nuovo a qualcuno e stare bene e sereno nonostante i periodi no che hai passato. Spero che l’Ep abbia trasmesso anche questo, che oltre la nostalgia e la malinconia si percepisca una certa voglia (o necessità) di ricominciare a mettere le cose a posto.-

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