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Giovani cantautori crescono, Marco Greco: “Io, Paolo Conte e le mie canzoni”

Intervista al giovane cantautore romano che ha vinto il “Premio De André” per la miglior canzone d’autore. A Fanpage ci ha raccontato progetti, passioni e la storia di un ragazzo che si mette in viaggio con le sue canzoni per cercare un Maestro, non uno qualunque, ma un certo Paolo Conte.
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Marco Greco è un giovane talento che si muove bene sulla scena nazionale. Romano ma distante nel suono e nella proposta da quella spesso omologata che è considerata la "scena romana", Greco guarda al resto del 2016 con il "Premio De André" per la miglior canzone d'autore in tasca, vinto in ex aequo con i Blindur, altro progetto interessante e fuori dagli schemi. Un artista giovane, classe 1991, che si muove su un territorio musicale che non ha limiti, sebbene la matrice resti quella del cantautorato nazionale. Eppure c'è anche il flamenco, c'è il tango, ci sono i balcani, il timbro della voce è caldo e sembra quasi venga fuori da una radio argentina. A Fanpage ci ha raccontato progetti e passioni, la storia di un ragazzo che si mette in viaggio con le sue canzoni per cercare un Maestro, non uno qualunque, ma un certo Paolo Conte.

Vincere il Premio De André, seppur in ex aequo, senza un progetto ufficiale alle spalle. Come si fa?

Si fa con la passione , inseguendo sempre come unici obiettivi la qualità e l'autenticità. L'unica vera arma che ha un artista è mettersi in gioco completamente raccontando senza veli le sfumature della propria emotività. Ho lavorato molto in questo senso, cercando di affinare un mio linguaggio il più naturale e personale possibile e penso che il successo al "De André" sia un primo risultato di questa metodologia di lavoro.

Come si scrive una canzone? Conosco artisti che prendono lezioni. Come si affina la tecnica, come si ferma il momento. 

Scrivere una canzone per me è un atto di spontaneità, significa acchiappare al volo un ritmo, un'atmosfera, un colore e tradurlo in parole e note. L'ispirazione per scrivere arriva ogni tanto senza avvertire, ma arriva solo e solamente se stimolata da un lavoro e da una ricerca artistica e umana incessante. Non so se si possa prendere o dare lezioni di scrittura di canzoni, penso che ognuno debba scavare dentro di sé e trovare il proprio modo, la propria unicità. Credo che proprio da questa parola , "unicità", dipenda il successo di un artista.

Paolo Conte. Un punto di riferimento per te, la poetica delle tue canzoni ce lo ricorda. Ma c’è dell’altro, ci sono incontri, corrispondenze. Parliamone.

Paolo Conte è uno dei miei grandi Maestri e uno dei pochissimi artisti veri rimasti sulla scena musicale. La sua eleganza e raffinatezza musicale mi hanno sempre stregato a tal punto da prendere un treno per Asti e andarlo a trovare. Ho trovato un persona gentile e, tra le rughe profonde e i baffi, ho visto due occhi curiosi e vivi come quelli di un bambino ancora innamorato e appassionato del suo lavoro: la musica. Da questo incontro è nata una corrispondenza, in cui il Maestro mi dà preziosi consigli per il mio lavoro. Insomma un grande onore!

https://www.youtube.com/watch?v=Wgf6Q9gTZ-4

C’è un artista dello scenario nazionale con cui ti piacerebbe collaborare?

Si, ce n'è uno in particolare ed è un altro Maestro con la M maiuscola: si chiama Fausto Mesolella. Il suo modo di intendere la musica e la chitarra mi affascinano da sempre, ha un tocco ed una sensibilità musicale rara e preziosa. Alle finali del "De Andrè" ho avuto modo di conoscerlo di persona poichè faceva parte della giuria del premio e mi è sembrato un uomo autentico e generoso. Chissà, magari un giorno, sarebbe splendido.

Tre dischi che stai consumando in questo momento. 

"Spain Again" di Tomatito e Michel Camilo, "The Köln Concert" di Keith Jarrett e "Live all'Arena di Verona" di Paolo Conte

Cosa fa Marco Greco quando non fa musica?

Esce con la sua ragazza, qualche partita a calciotto, un "porto " con gli amici e soprattutto pensa a quando farà musica.

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