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Giorgio Poi, “Fa Niente” se immergi Dalla e Battisti nella psichedelia

Perché nel mare magnum delle uscite italiane di queste settimane è giusto prendersi un po’ di tempo per ascoltare “Fa Niente”, l’album d’esordio del Giorgio Poi solista, sospeso tra cantautorato, quotidiano e psichedelia.
A cura di Francesco Raiola
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Chi ha vissuto all'estero forse sa, ha provato sulla propria pelle, quel campanilismo sfrenato che ti prende a un certo punto, quando ci si trova lontano dagli affetti, dai confini dentro cui ci si muoveva con comodità fin da bambini, dal cibo, dal mare/montagna, dal silenzio/caos che eravamo soliti vivere, a un certo punto, con fastidio e guardando all'estero come il Bengodi. Forse il Bengodi l'estero lo è davvero, ma capita che talvolta ti prenda la nostalgia e paradossalmente ti attacchi a cose che in precedenza hai fatto di tutto per rifuggire. Io ricordo come il napoletano e anche un pezzo di neomelodico diventò quasi materia di studio negli anni parigini e la stessa cosa è capitata a Giorgio Poi che però, fortunatamente, si è fatto prendere una una nostalgia più salutare, ovvero quella verso la musica italiana degli anni '60, '70, '80, mescolando Vasco Rossi a Paolo Conte, passando per Piero Ciampi e soprattutto Lucio Battisti e Lucio Dalla, che in questi ultimi anni sembra essere diventato un faro, un punto di riferimento imprescindibile per chiunque abbia voglia di percorrere un certo percorso cantautorale.

Giorgio Poi a parole sue

Giorgio Poi lo spiega molto chiaramente nelle note che accompagnano il suo esordio solista "Fa Niente", pubblicato dall'etichetta romana Bomba Dischi (che nel roster ha nomi come quelli di Calcutta, Adriano Viterbini, Pop X, Jennifer Gentle e Boxerin Club):

Ho trascorso in Italia tutta la prima parte della mia vita, fino ai vent’anni, e non m’è mai interessato capirla. Vista dall’interno somigliava tanto a un ricettacolo di cose ovvie, a un contenitore per la normalità, una nebulosa di noia al di fuori della quale sorgevano le misteriose meraviglie estere. Così sono andato a vivere a Londra, dove proporzionalmente a un grande entusiasmo per quel che scoprivo lì, sentivo avanzare una specie di nostalgia, che nel tempo si trasformò in ammirazione idealizzata e totale per il mio paese, per il suo cinema, il suo cibo, la sua musica e la sua lingua (…). Dopo alcuni anni quel sentimento non accennava a smorzarsi, ma anzi si acuiva, spingendomi verso quel “modo”, che un po’ mi apparteneva per diritto di nascita. Così ho iniziato a scrivere alcune canzoni in Italiano, una dopo l’altra, ed è uscito questo disco.

"Fa Niente", psichedelia cantautorale

Quello che ne è uscito è una cosa un po' sui generis, un mix tra le atmosfere italiane di quegli anni, soprattutto quelle più nostalgiche, e la psichedelia che dà al lavoro qualcosa di particolare, che lo differenzia dall'elettropop che ci ha invaso in questi ultimi anni: qualcosa che unisce a Dalla la chitarra di Mac DeMarco, con atmosfere in bilico tra Foxygen e Unknown Mortal Orchestra, qualcosa, insomma, difficile da spiegare, ma che si sorregge anche su testi intimi, che raccontano la quotidianità.

Prestami un ombrello, giuro te lo ridò. E tu che non ci credi più, tu, m'hai detto non ce l'ho.

Dai Vadoinmessico alla carriera solista

Un album che era molto atteso anche per il passato di Poi, che è stato uno dei fondatori dei Vadoinmessico (poi tramutatisi in Cairobi), la band multietnica che nel 2012 sorprese tutti con l'album "Archaeology of The Future" e che era già entrata tra le next big thing italiane, prima che il futuro dicesse una cosa diversa e così Poi è andato avanti da solo.

"Niente di strano" e i racconti quotidiani

A dare ufficialmente il via a questa avventura è stato "Niente di strano", primo singolo estratto, forte di un video acido, girato dal solito Francesco Lettieri con Luca Martinelli come protagonista, e approdato a un album in cui c'è una malinconia strisciante che pervade i racconti quotidiani del cantautore, che non guarda ai massimi sistemi, ma racconta quello che vedono i suoi occhi a una distanza che resta di sicurezza: l'amore, le città da attraversare "piene di tombini e di bambole del gas e centraline e tubature e strane connessioni, fibre ottiche" (ma anche, altrove, "Hai visto come corre il traffico per la città, abbaia la notte, tutte le sue oscenità contro di noi che siamo svegli"), una cena bruciata da cui si dipana un problema di coppia ("La bocca è il nascondiglio più sicuro, per un malumore e quello che non ci si dice, si cerca di ingoiare con l'acqua minerale") o semplicemente lasciandosi andare a pezzi strumentali.

Un album che ti tiene sospeso

In un periodo di uscite belle e diverse tra loro, Giorgio Poi riesce a non sfigurare, anzi, piazza un album bello, che ti tiene sospeso, che si differenzia da quello a cui il nostro orecchio si è abituato in questi mesi, ma senza perdere la bussola, perché i riferimenti ci sono e Giorgio Poi ci tiene a farcelo sapere. E ne siamo contenti, rassicurati ma per nulla seccati.

Ascolta "Fa Niente" in streaming

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