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Gigi il fenomeno ha compiuto cinquant’anni

Dagli anni della gavetta neomelodica al successo nazionale, da Napoli a Roma passando attraverso “l’italianizzazione”: il percorso musicale di Gigi D’Alessio che oggi compie 50 anni.
A cura di Marcello Ravveduto
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Sono lontani gli anni Novanta quando ha conquistato Napoli con "Annarè". Anni in cui Mario Merola è ancora il re della canzone napoletana e lui il figlio prediletto. Anni in cui la scena se la contendono Totonno al comune e Gigi nelle cerimonie.

I cronisti di tutta Italia vengono a raccontare il “rinascimento partenopeo” tra efficienza amministrativa e musica neomelodica. Gigi pare eclissare anche il grande Nino, in quel momento in fase discendente. C’è il pienone alle feste di piazza e distribuisce canzoni ai più giovani come un fratello maggiore benevolente. I virgulti della neomelodia crescono affetti dalla “sindrome D’Alessio”, una riedizione della già nota “sindrome Maradona”: il calcio e la musica divenuti pilastri di una possibile ascesa sociale per centinaia di ragazzi, ma anche ragazze, che tentano di sfondare nello sport o nella musica per guadagnare soldi e fama.

L’alternativa, del resto, qual è? Restare incatenati ai vicoli e alle periferie in cui si nasce e si cresce come devianti, senza lavoro, senza speranza, senza futuro? Sorge così l’esercito d’aspiranti cantanti che tutt’oggi domina il mercato delle cerimonie e invade il web con improbabili video caricati su Youtube. D’Alessio è il simbolo concreto della possibilità, cantando, di “saltare” dalla povertà alla ricchezza senza “faticare”. ‘A fatica, in dialetto napoletano, è il lavoro e più precisamente il lavoro manuale, quello che fa sudare, che comporta sforzo e sacrificio.

Prima il calcio con Maradona, poi la musica con D’Alessio e infine le ormai quotidiane estrazioni del lotto riaffermano il concetto secondo cui la vera ricchezza si ottiene senza faticare. Proprio come i nobili napoletani che si godevano il patrimonio senza muovere un dito. Con la fatica si può guadagnare ma non si diventa ricchi. Chi fatica non ha nessuna innata abilità da sfruttare, per cui gli tocca sudare. Chi, invece, sa scartare, dribblare, palleggiare, cantare, suonare o ha fortuna con i numeri può fare un mucchio di soldi senza sacrifici, senza dover usare le “mani”: è un nuovo nobile.

Nel luglio 1997, quando la RAI si interessa al fenomeno, Gigi ha appena riempito lo stadio S. Paolo con ventimila persone e si prepara al salto nazionale. Ha alle spalle una lunga gavetta: preparazione classica al conservatorio, centinaia di feste e matrimoni, turnista al pianoforte nella band di Mario Merola e poi la lotta a distanza per l’affermazione con altri due “colossi” del genere, Tommy Riccio e Ciro Ricci. Parte dal quartiere San Ferdinando, ultimo di tre figli. Il padre era un “magliaro” che alla nascita del terzo figlio decide di ritirarsi e aprire prima una panetteria e poi un negozio di abbigliamento. Il piccolo di casa, intanto, entra al conservatorio trasformando la passione per la musica in mestiere. Prima di diventare solista dovrà però lavorare per i big: Mario Trevi, Antonio Lo Rundo, Pino Mauro, Angela Luce, fino a Mario Merola, ovvero quella che lui stesso ha definito la «laurea».

La vita di Gigi cambia quando incontra casualmente Vincenzo D’Agostino ad una festa di piazza all’inizio degli anni Ottanta. D’Alessio ha solo undici anni ma già suona la tastiera elettrica con un gruppo musicale di trentenni. D’Agostino (più anziano di D’Alessio) rimane impressionato da quel piccolo pianista che gli amici chiamano simpaticamente Topolino. Dopo qualche anno i due formeranno una squadra affiatata sfornando a ripetizione testi e musica per decine di cantanti sconosciuti. D’Alessio è il primo vero organizzatore della musica neomelodica: "Scrivevo una canzone, poi andavo dal cantante… e gli chiedevo: ‘Ti piace questa canzone? Si? Bene, ma l’arrangiamento lo devo fare io e anche la produzione del disco'… in un paio d’anni ero diventato l’autore, arrangiatore e anche discografico più importante di Napoli, ma anche il più indebitato".

Il vorticoso sistema di produzione lo porta alle soglie della bancarotta, aprendogli la strada del prestito usuraio: "Ero in una spirale senza fine; per pagare i debiti dovevo produrre sempre di più, e per produrre sempre di più spendevo sempre di più". Qualcuno ricorda come in quegli anni si intreccino anche “relazioni pericolose” con il boss di Forcella, Luigi Giuliano, che, insieme a Vincenzo D’Agostino, scrive i testi di molte canzoni musicate da Gigi.

Poi, grazie a "Cient’anne", simpaticamente “estorta” a Merola, comincia a salire la scala della notorietà tra i cantanti neomelodici. Il giro dei matrimoni aumenta: fino a otto in una sola giornata, con il potere di far cambiare date e luoghi dei ricevimenti per accordarli ai suoi impegni. Ha la sensazione che le cose cominciano a prendere la piega giusta nel 1992, quando al teatro Arcobaleno di Secondigliano, presenta il primo album, "Lasciatemi cantare". Ottocento persone vanno ad ascoltarlo e i bagarini vendono i biglietti a prezzi raddoppiati. Tra il 1994 e il 1995 escono "Dove mi porta il cuore" e "Passo dopo passo", distribuiti rispettivamente dalla Ricordi e della Fonit Cetra. Il biennio si conclude con la presenza di ottomila fan al concerto del Palapartenope. È pronto per il grande salto. Il fatidico 7 giugno 1997 ventimila cuoricini luminosi si accendono nella curva B dello Stadio S. Paolo. I biglietti vengono venduti porta a porta, vicolo per vicolo, quartiere per quartiere, saltando i circuiti classici di prevendita. D’Alessio ormai è un fenomeno. I media si accorgono della sua presenza.

Nel giugno 1998 viene proiettato il film "Annarè" per la regia dell’esperto Ninì Grassia, con la partecipazione di Fabio Testi e Orso Maria Guerrini. Nei primi sette giorni di programmazione la pellicola batte ogni record d’incasso superando di gran lunga "Titanic", interpretato da Leonardo Di Caprio. Nel 1999 vincerà, poi, il pseudo festival della canzone napoletana, Viva Napoli, organizzato da Rete 4.

Il pubblico dei vicoli e dei quartieri comincia a stargli stretto, così per accedere ad un mercato più ampio si “italianizza”. Nasce, allora, l’esigenza di intervallare il testo dialettale con frasi in lingua italiana e di “purificare” il melodramma con amori, strani, sofferti, ma pur sempre accessibili ad una platea eterogenea di giovani ed adulti. In una intervista rilasciata nel novembre del 1999 dichiara: "Io non mi ritengo più un cantante napoletano… lo sono stato e ne sono orgoglioso, ma i miei concorrenti sono altri, per esempio Biagio Antonacci… Mi sono tirato fuori dalla mischia quando ho visto che l’ambiente napoletano era frequentato da tutti. Tutti si svegliavano la mattina e volevano cantare…".

Nel 2000 arriva la consacrazione di Sanremo con la canzone "Non dirgli mai". Sara Casassa di Tv Sorrisi e Canzoni gli chiede se la sua musica è definibile neomelodica, Gigi si sfoga rispondendo: "Sono stato maltrattato dai critici musicali. A Sanremo… hanno cercato di liquidarmi con l’etichetta di cantante popolare. Peggio: neomelodico. Vivono di pregiudizi perché sono nato a Napoli… Se parliamo di nuova melodia, allora siamo tutti neomelodici: io, Carmen Consoli, Claudio Baglioni, persino Pino Daniele… Ma purtroppo nella realtà dei fatti, “neomelodico” significa cantante di quarta seria. È un termine che è nato a Napoli, perché è lì che ci sono più cantanti che canzoni: quelli che si esibiscono dagli schermi delle innumerevoli Tv private e imitano la canzone napoletana tradizionale. E io sono stato definito il principe dei neomelodici".

Dopo Sanremo D’Alessio diventa il divo delle teen ager, simbolo di una musica melodica trasversale. Nonostante il suo differenziarsi dai cantanti napoletani non prende le distanze da Napoli, ma sente forte il richiamo della musica pop italiana. Per giungere a questa meta deve necessariamente perpetuare la «tradizione-maledizione» secondo la quale il popolo napoletano per vedere riconosciuto il suo talento deve abbandonare il suo dialetto ed andare lontano dalla città. Si trasferisce a Roma e compra una villa all’Olgiata.

Nel 2006, dopo aver scalato le classifiche della musica leggera italiana, può permettersi di scrivere insieme a Mogol la canzone "Musica e Speranza". Un testo in dialetto per il Festival di Sanremo, cantato dal melodico Gigi Finizio e I ragazzi di Scampia, un coro di adolescenti nato da un progetto di recupero sociale avviato nelle scuole del quartiere. Ma intanto la sua vita è cambiata. È ormai un uomo del jet set nazionale. Lascia la moglie napoletana con cui è cresciuto e si sposa con la bella Tatangelo. Nuova vita, nuova donna, nuova famiglia. Gigi ha compiuto cinquant’anni ma nel suo cuore c’è ancora "Annarè".

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