Gigi D’Alessio: “Su di me solo cavolate, sono una persona onesta”
"Ho fatto 36 querele e non ho intenzione di ritirarne nemmeno una". È il grido di Gigi D'Alessio, uno sfogo che il cantautore napoletano ha consegnato nel corso di un'intervista al settimanale Oggi. Impegnato nel Malaterra World Tour, Gigi D'Alessio lamenta l'ostilità di certa stampa che "pur di sbattere il mio nome in prima pagina, è pronta a tutto". Il riferimento ai tanti "casi" aperti sul suo conto, dalla storia della scorta abusiva nell'ambito di una inchiesta che non lo ha mai visto come indagato, fino alle numerose volte nel corso della sua carriera, in cui si è cercato di accostare il suo nome ad ambienti della malavita organizzata, magari per una fotografia o una presenza ad un ricevimento di "uomini d'onore":
Ci sono abituato alle cavolate che scrivono su di me. Però querelo e difendo il mio onore. Sono una persona seria e ho la fedina penale pulita (…) Io ho cantato per tutti. Ho sempre lavorato per chiunque mi ingaggiasse. L’ho fatto anche per il Papa. Se è per questo, e per lo stesso principio, dovrei essere in odore di santità. La verità è che la musica è il mio lavoro e il mio pane e che io condivido i miei successi con tutti i miei collaboratori. Sai a quante persone offro lavoro io? Sai quante famiglie vivono grazie al fatto che i loro padri, le loro madri, i loro figli lavorano con me? Purtroppo c'è molta invidia nei miei confronti e il mio successo dà fastidio. Montano scandali sul niente, usano il mio nome senza motivo o strumentalmente, come sulla faccenda dei poliziotti che solitamente mi scortavano nei concerti a Napoli.
Il cantautore napoletano è stato sentito, su dichiarazione volontaria, i giorni scorsi dalla Procura della Repubblica. In quell'occassione ha ammesso l'episodio della scorta abusiva della polizia, vicenda su cui si fonda l'inchiesta che ha portato all'arresto di 16 persone. Tra questi, alcuni poliziotti arrestati con l'accusa di aver utilizzato una macchina di servizio per portare l'artista a fare promozione a Napoli, quando in realtà risultava essere impegnata in un servizio antirapina. D'Alessio racconta ad oggi:
Sono vittima di una strumentalizzazione odiosa e io non c’entro niente con questa faccenda. Innanzitutto il poliziotto arrestato è un mio fan da tempo, da almeno venti anni e tutte le volte che andavo a cantare in zona, si faceva trovare in servizio e mi scortava con la macchina, mi faceva la staffetta. Lo faceva sempre anche con mia moglie Anna per la quale, in occasione di un concerto a Marcianise, si è fatto trovare per accompagnarla. Io ho grande rispetto per gli uomini in divisa ma oramai manco più dei poliziotti uno si può fidare. E io cosa c’entro? Questo è terrorismo. Lo chiamo terrorismo. La mia rabbia nasce per questo motivo: certa stampa fa il mio nome impropriamente e non si rende conto del male che fa.