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Ghali: “Con Ninna Nanna abbiamo fatto arrivare l’hip hop in radio e nelle famiglie italiane”

Ghali è tornato a due anni da DNA, album che uscì in contemporanea allo scoppio della pandemia, con Sensazione Ultra, un lavoro che conferma la sua maturità artistica.
A cura di Francesco Raiola
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Da anni diciamo che Ghali è il prototipo nell'artista pop contemporaneo, in grado di unire suoni pop, hip hop e il sound del Mediterraneo, con un occhio a Stromae, amore mai nascosto dell'artista italo-tunisino. Il nuovo album, "Sensazione Ultra", lo conferma, così come conferma la voglia del cantante di parlare a una platea sempre più ampia, mescolando italiano e arabo, con quest'ultimo che caratterizza non solo i primi due singoli dell'album, Wallah e Walo, ma anche la canzone con cui parte l'album, "Bayna" con la parte in italiano che parte dopo 55 secondi, alla faccia degli standard radiofonici. Ma degli standard Ghali un po' se ne frega – anche se riesce sempre a piazzare una canzone nelle posizioni alte delle classifiche di rotazione radiofoniche, come avviene con "Fortuna" – e Sensazione Ultra conferma la voglia di Ghali di andare in fondo alla ricerca delle radici africane, mescolando drill, pop, trap e suoni tunisini, appunto. A Fanpage.it ha parlato di questa ricerca, del nuovo album, di madame e anche di come con Ninna nanna abbia cambiato definitivamente le regole del gioco.

DNA uscì all'inizio della pandemia, Sensazione Ultra come nasce?

Con DNA abbiamo avuto la sfortuna di uscire il giorno in cui è partita la notizia della pandemia, questo disco, quindi, è frutto di tutto quello che è successo dopo, di quando mi sono accorto che non potevo più andare in giro. Ho iniziato ad avere la necessità di esprimermi, una necessità che provavo solamente agli albori, io non sapevo se saremmo tornati a una vita normale e semplicemente mi sono rimesso a fare musica come sempre, da quando sono bambino.

Prima Wallah e Wana, Bayna come prima canzone, avevi un’idea precisa per l’album.

È successo che siamo usciti con Wallah a ottobre, sono sceso in Tunisia a girare il video e avevo promesso che questa volta avrei lavorato con dei talenti tunisini. Per chi non lo sapesse, la Tunisia è una delle mie due case, è la terra dei miei genitori. Durante il videclip ho colto l'occasione di incontrare dei musicisti e abbiamo lavorato a Bayna. In Italia abbiamo deciso di uscire con Wallah, dopodiché siamo usciti con Walo che ancora ha quel sound del deserto, poi abbiamo scelto "Fortuna" per raccontare che stava per arrivare un disco imprevedibile e subito dopo "Bayna" come intro che ricollega tutto.

Il tuo è un percorso indirizzato sempre più alla ricerca delle radici. Una ricerca che, devo dire, non è mai mancata, ma oggi che obiettivo ha?

La mia è una rincorsa continua al suono. Quando un artista cerca di creare il suono deve un attimo guardare dentro di sé, per quanto mi riguarda c'è sempre un occhiolino al mondo arabo. Ho tanti fan da quelle parti che aspettano una considerazione artistica e mi vogliono vedere posizionato in un certo modo lì e sono sicuro che prima o poi ci arriveremo perché in studio è costante il lavoro su quel suono.

Quand'è che il suono italiano riesce ad arrivare all'estero?

Ho capito nel tempo che per arrivare a stupirli non dobbiamo ripetere il loro suono, non dobbiamo arrivare con il loro lavoro, ma dobbiamo fargli capire chi siamo. La storia della nostra musica ci insegna che sono le canzoni con un suono italiano, sincere, quelle che sono maggiormente considerate all'estero. Io mi sento fortunato perché ho la possibilità di giocarci di più visto che ho queste due culture e quindi mixandole esce fuori un piatto veramente figo.

Le prime parole in italiano che pronunci hanno a che fare col Mediterraneo, ce ne parli?

Sì, dico "Mediterraneo, tra me e te il mediterraneo", e riprende un po' quel discorso che facevamo prima. Nelle interviste cito spesso Rosalìa, lei ha portato Barcellona e la Spagna lì, non ci è andata da americana e questo loro lo hanno riconosciuto, è un altro disco di Ghali che scolpisce ancora di più il mondo che Ghali vorrebbe, quello che ho nella mia testa. Mediterraneo per me è casa mia, è quello che posso raccontare, quello che vorrei che gli altri sapessero di noi.

Ninna Nanna uscì nel 2016 e squarciò il velo su un mondo nuovo. Cosa successe?

Quella canzone e quella wave hanno spezzato dei cliché, si è cominciato a parlare dei genitori in una maniera diversa, per esempio, l'hip hop è entrato nelle case, nelle famiglia italiane ed è finalmente sbarcato in radio, ufficialmente, in maniera importante. Quello che sta succedendo ora è tutto figlio delle porte che abbiamo buttato giù nel 2016.

Ci parli di Pare con Madame?

È stato uno degli ultimi pezzi registrati del disco e mentre lo ascoltavamo c'eravamo immaginati la voce di Madame. Ci tenevo a fargliela ascoltare direttamente in studio ed è impazzita, avevamo subito importato delle linee melodiche, poi ci siamo fermati un po' a parlare. Abbiamo un bel feeling, parliamo spesso e volentieri di tematiche importanti e quel giorno, in studio, abbiamo parlato di bullismo, di violenza, andando a cercare quali sono i traumi del bullo. È un po' questa scuola di pensiero che ha portato a fare un film come l'ultimo Joker che quasi racconta la storia del cattivo, ma da protagonista, rendendolo buono, si capisce che non è una persona cattiva, sono delle scelte sbagliate, è di questo che parla Pare.

Intervista di Francesco Raiola e Vincenzo Nasto

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