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Geolier: “Convincere la mia famiglia che volevo fare rap è stato difficile, ma oggi sono un marchio”

In quest’ultimo anno il nome di Geolier si è fatto sempre più ingombrante nel mondo del rap italiano. “Emanuele (marchio registrato)”, “M’ Manc” con Shablo e Sfera Ebbasta e “Guapo” con Anna Tatangelo sono solo i tre ultimi progetti del rapper di Secondigliano che è diventato uno dei più richiesti del rapgame.
A cura di Francesco Raiola
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In quest'ultimo anno il nome di Geolier si è fatto sempre più ingombrante nel mondo del rap italiano. Il rapper di Secondigliano, Napoli,  infatti è diventato uno di quelli da feat, con cui tanti vogliono collaborare solo alcuni ci riescono. Emanuele Palumbo, infatti, è passato dall'ascoltare i suoi miti come ogni ragazzo a dargli del tu e collaborarci assieme. Da qualche settimana è uscito il repack del suo primo album, "Emanuele", appunto, che subito è volato nelle posizioni alte della classifica, ma il cantante può vantare anche due feat importanti, quello con Shablo e Sfera Ebbasta in "M' Manc" e quello con Anna Tatangelo in "Guapo". Il suo è senza dubbio uno dei nomi da tenere d'occhio per i prossimi anni, con il suo flow, le rime in napoletano e 50 Cent come mito, Geolier aggiunge un altro nome alla lista di nuovi rapper che stanno cambiando le regole del rapgame, ma soprattutto ha ampi margini di miglioramento.

"P Secondigliano" è stato il suo primo successo, era anche il primo pezzo postato in rete, convinto dagli amici. Il successo incredibile lo ha portato subito in una dimensione complessa da gestire, sia a livello artistico che personale. Gli amici cominciano a non capire più quello che successo ma anche in famiglia capita la stessa cosa. Emanuele decide di lasciare il lavoro per tentare di fare musica in maniera professionale, grazie anche all'aiuto di Enzo Chiummariello, nome noto nell'ambiente del rap italiano. Quando lo dice al padre le cose non sono come si aspettava, ma basta poco per fargli capire che il suo è già un nome e oggi tutti vogliono feat con questo ragazzo di Secondigliano che sogna un feat con 50 Cent ma che soprattutto aspira a sorpassare i suoi idoli anche grazie all0aiuto dei fan: "La gente cerca Geolier perché sono come loro, i ragazzi si rispecchiano tutti, anche nel modo in cui parli e nel modo in cui ti poni".

Ciao Emanuela, il tuo primo successo è stato "P Secondigliano", cosa è cambiato da allora?

L'hip hop in generale non era come adesso, se facevi rap era una cosa strana, se indossavi il New Era te lo toglievano da testa, adesso è diverso, ora se fai rap hai un vantaggio, se vuoi fare il rap devi saperlo fare.

Con il successo com'è cambiato il rapporto dei tuoi amici?

Ho sempre visto questa cosa in modo strano perché ogni artista famoso rimane da solo, questa cosa non l'ho mai capita e ora l'ho capita, perché sono loro che si allontanano da te.

Cosa c'è di diverso nel tuo modo di fare musica?

Prima scrivevo di getto, poi ho cominciato a fare la musica che mi piace, la gente mi riconosce come l'artista che volevo essere, non come quello dei singoli Queen e Mercedes.

Com'è stato far capire ai tuoi che nella vita volevo fare il rapper?

È difficile abbandonare un posto di lavoro per fare musica. Lavoravo in una fabbrica di lampadari e lasciare questo, per mio padre era inconcepibile, lasciare un posto di lavoro per fare musica, non capiva, mi diceva che dovevo realizzarmi. Poi dovevo spiegargli questa cosa della gente che si faceva le foto con me. "Impossibile" diceva papà, "Non sei nessuno". Invece adesso è diverso, è venuto una volta a un concerto, poi non è venuto più, però: c'erano due, tre mila persone.

Quali sono stati i tuoi riferimenti artistici?

Ho cominciato a fare rap quando 50 Cent ha pubblicato "Get Rich or Die Tryin" e già lo guardavo come una cosa da studiare. In Italia ero pazzo per i Co'Sang e i Club Dogo però mi sono sempre detto che queste persone avevano un idolo e l'hanno superato.

Qual è il motivo del tuo enorme riscontro tra il pubblico?

La gente cerca Geolier perché sono come loro, i ragazzi si rispecchiano tutti, anche nel modo in cui parli e nel modo in cui ti poni. Hai un marchio.

A differenza di altri rapper napoletano che si sono italianizzati tu continui a rappare in dialetto?

Ci ho pensato a questa cosa, e continuo a pensare, sicuramente dovrò fare anche io un pezzo in italiano però non lascerò mai il dialetto, perché il mio punto di forza, senza il dialetto Geolier è come tutti.

Come è nata la collaborazione con Anna Tatangelo?

Con Anna ci siamo visti in studio, ci siamo beccati, volevamo già fare un pezzo perché lei parlò di questo cambio che voleva fare, ci ha raccontato il progetto e ci siamo gasati, poi siamo andati in studio, ma lei è proprio forte.

Ricchezza, brand, status, egotrip. Oltre queste cose di cosa può parlare il tuo rap?

In realtà ho finito di cantare di queste cose in Mercedes, adesso devi parlare di cose importanti per andare avanti per raggiungere un pubblico più ampio, devi dire altre cose, devi dire cose difficili ma in modo facile.

Cosa stai ascoltando in questo periodo?

Sto ascoltando il disco di Kendrick Lamar, quello di Dr. Dre, Compton, che fa paura, e Pop Smoke, l'album postumo.

Come è nata M'Manc?

Avevo questo beat di Shablo, ero in quarantena e stavo scrivendo il repack. Ho fatto questo pezzo a Shablo, ma non gliel'avevo mai mandato, l'ascoltavo da solo perché non mi piaceva, poi finita la quarantena, finita la repack, l'ho ricontattato e gli ho detto: "Ti ho fatto un altro pezzo", glielo mando e lui sconnette e mi dice che fa paura, poi mi ricontatta e mi dice che ha parlato con Sfera, dopo viene in studio. Sono felice, il pezzo era già forte, si sentiva, poi quando mi ha mandato il pezzo finito ho capito che era una hit. Sfera me lo disse già che sarebbe stata una hit e infatti così è stato.

Qual è il tuo obiettivo, oggi?

Penso che per un artista la cosa più difficile non sia tanto fare successo quanto mantenerlo, quindi il mio progetto è restare

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