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Gaia Gozzi, Amici 19, Genesi e Maria De Filippi: “Mi ha tutelata, ed è uscita la mia vera identità”

Gaia Gozzi ha vinto la diciannovesima edizione di Amici di Maria De Filippi, battendo il ballerino Javier e la collega Giulia Molino. Il suo album, uscito qualche giorno fa, si chiama “Genesi” e ha un’idea musicale che si è formata grazie a una crescita continua, dovuta alla presentatrice, alla trasmissione e anche alla capacità di attorniarsi di ottimi collaboratori.
A cura di Francesco Raiola
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Poche ore dopo la vittoria di Amici 19 Gaia Gozzi è già nel turbinio di interviste, poco sonno, stanchezza ed euforia, ovviamente. "Ho dormito pochissimo, ho ancora adrenalina in corpo, ma va bene così" dice quando la raggiungiamo al telefono per parlare di "Amici", ma anche di "Genesi", l'album uscito in digitale qualche settimana fa. Dopo un secondo posto a X Factor qualche anno fa, Gaia ci ha messo un po', ma poi è riuscita a convincere Maria De Filippi a darle un'opportunità e l'ha sfruttata al meglio. Quest'anno la vincitrice di Amici ha un sound completamente diverso rispetto al predecessore e anche a quelli prima, mescolando sonorità urban, latine ed elettroniche, passando dal portoghese all'italiano e inserendosi in un filone più indie, come si sarebbe chiamato una volta, che vede artiste molto brave come Giungla, HAN, Joan Thiele, fino a Francesca Michielin. All'interno del perimetro della scuola di Amici, gli allievi hanno enorme possibilità di movimento e Gaia – e la Sony, ovviamente, che la pubblica – hanno pescato soluzioni interessanti, come i produttori Simon Says, Alex Uhlmann (Planet Funk), Machweo e autori come Antonio Dimartino e Davide Napoleone, tra gli altri. "Genesi" è uno spaccato interessante di quello che è diventata la cantante, ha un'idea di fondo, Gaia sa quello che, almeno per adesso, vuole raccontare sia a livello di testi (è un album di lacrime, di dolore, ma con una visione prospettica positiva) che di suoni, appunto.

Una delle cose di cui va fiera Maria è la libertà artistica che dà ai ragazzi della scuola. Avete i vostri autori, produttori etc. Come l’hai sfruttata questa libertà?

Maria ti dà la possibilità di essere te stesso a livello artistico e a livello umano, in un contesto in cui ti esponi non solo musicalmente, ma anche personalmente. Quindi devi sentirti a tuo agio, devi trovare la tua zona di comfort anche in quel contesto. Quando ha visto che qual era la mia identità, l'inizio del percorso, con quanta convinzione, nonostante le paure, volessi fare quello e proporre quel progetto, ha sposato la causa, nonostante tutti dicessero che il portoghese è difficile, che il mercato è molto incentrato sulla cerchia di autori e artisti italiani. Lei, invece, ha capito che quella è la mia essenza.

Tu ti muovi comunque su sonorità urban, pop, elettroniche…

Diciamo che è un po' il punto di incontro tra le due parti di me, quella brasiliana, con la sensazione più cruda dei beat e accenni di Bossanova, e quella più europea con synth e sonorità più elettroniche, per trovare il punto di incontro tra i due mondi. Diciamo che è anche frutto di una ricerca sonora che è arrivata molto istintivamente e con una scelta mirata nel suono. Per me è importante trovare un vestito che dia la possibilità anche alle parole di essere più forti e d'impatto.

A volte il talent ti pone in una situazione scomoda, ovvero cercare un equilibrio tra quello che si immagina piaccia alla gente e la propria anima. Mi spieghi a livello sonoro come hai lavorato, come hai spiegato quello che avevi in testa?  

Tendenzialmente ci sono artisti e produttori incredibili, quindi c'è stato un bellissimo scambio. Credo che "Genesi" sia nato comunque dall'esigenza di divertirci con la musica. Era un momento in cui stavo scrivendo tanto anche se comunque era tutto un po' in stallo, quindi è stato anche in quella situazione più come un'esigenza: io e Simon siamo andati in studio e sapevamo esattamente cosa fare, il processo è stato molto naturale, "Chega" è stata chiusa in qualche ora, "Densa" il giorno successivo e in un mese abbiamo chiuso tutto.

Alcune canzoni le hai scritte prima di Amici, altre durante, in che modo questa esperienza ha avuto un peso in quello che ascoltiamo?

L'esperienza di Amici mi ha cambiato a livello personale, mi ha aiutato a creare il mio racconto, a scoprirmi, e liberando la parte più umana mi ha dato la possibilità di essere più serena nella scrittura oltre a permettermi di continuare il mio processo di scoperta con l'italiano, che è stato a piccoli passi. All'inizio era quasi come un'imposizione dall'esterno…

Mi racconti, appunto, come hai lavorato su questo lato di scrittura?

Abbiamo fatto tante sessioni di scrittura. La cosa bella è che siamo riusciti a trovare, tutti insieme, un modo molto personale di scrivere. Sono una persona che ha varie immagini in testa e che vuole cercare di metterle in musica con la mia identità, quindi il processo è stato molto più introspettivo, di ricerca di immagini e una giusta sintesi per potermi raccontare senza che fosse semplicemente una bella canzone, ma che fosse una canzone che appena l'ascolti ti ci ritrovi.

È un album in cui ci sono lacrime, ferite, sorrisi per nascondere dolore, e mi pare ci sia molto di te. Mi colpisce, però, che ci siano tutti autori maschi, è un caso?

Sì, assolutamente un caso, negli ultimi anni ho avuto la fortuna di conoscere autori e artisti fenomenali e tutte queste canzoni sono nate da momenti in cui si stava insieme. È stato tutto anche un po' fortuito, perché trovare sinergia con le persone con cui scrivi è fondamentale e non è scontato che capiti. Tutti questi autori, invece, sono stati molto bravi nel venirmi incontro, nel capire le mie esigenze, quello che volevo dire, e questo è stato cruciale.

Andavi da loro già con un canovaccio, con parti scritte?

Molte volte partivo con dei film in testa delle frasi già scritte e poi si costruiva, mentre altre volte si partiva ex novo: quasi tutte, però, nascono in free style, creiamo un beat e io con un registratore faccio melodie, inizio a scrivere qualcosa e a quel punto uniamo le forze.

Qualche settimana fa Maria disse che avevi provato a entrare in passato, ma lei pensò che non fosse il momento. Poi si è decisa, quel momento è arrivato: cosa ti ha detto? Immagino che più che a livello musicale ti abbia dato altri tipi di suggerimento, no?

Sì, Maria in questo è stata incredibile, mi ha tutelata con la sua sincerità, mi ha detto quello che non era centrato, secondo lei, ma anche di non avere paura e di mettermi in gioco. La prima volta che l'ho conosciuta avevo delle canzoni che potevano essere belle, funzionali, ma non erano ancora centrate, appunto, non erano quello che ‘Genesi' è per me in questo momento. Avendo questa grande sensibilità, quindi, mi ha tutelato e protetta, mi ha incoraggiato a continuare. E quest'anno, quando ci siamo riviste, mi ha guardato con degli occhi rincuoranti e mi ha detto ‘Ok, ci siamo' e la ringrazio tanto per questo.

Senti, quest'album solitamente fa da preludio all’uscita di quello vero e proprio che solitamente esce in autunno. Stai già scrivendo, ci stai già pensando?

Sì, sì, sto continuando a scrivere e utilizzerò anche questo momento per liberare le emozioni che ci sono state, sarà quasi più un'esigenza, lo scrivere. Sfrutteremo anche l'isolamento per questo e ovviamente la voglia di incontrare le persone, abbracciarle, toccarle, dovrà essere trattenuta per un po' però confido in questo rincontro, bisogna solo essere un po' responsabili in questo momento. Continuerò a scrivere per chiudere il prossimo progetto…

E sarà quello, forse il momento in cui potrai vivere l'incontro…

È tosta ma è giusto che sia così, in questo momento è tutto troppo più grande.

Hai già idea di qualcuno con cui vuoi collaborare? Sia come autore, come producer o un vero e proprio feat?

Non ho ancora scritto a nessuno, per ora mi limito a sognare. Nei giorni scorsi ho ripreso a scrivere un po' da sola, mi sento molto legata al mondo urban, mi piace tanto la sincerità di scrittura del mondo urban.

Mi fai un paio di nomi impossibili?

Se posso sognare vado all'estero e ti dico Tame Impala e Mura Masa, ma te li dico sognando.

Di italiani, invece?

Stimo molto Gemitaiz, Coez… li trovo veramente fantastici e sono loro fan.

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