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Finesse si presenta con Guè, Sfera e Shiva: “Penso solo in grande, la versatilità è la mia forza”

Il producer finesse, nome d’arte di Amritvir Singh, ha esordito con Gelosa, in collaborazione con Sfera Ebbasta, Gué e Shiva: qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Finesse 2023, foto Comunicato Stampa
Finesse 2023, foto Comunicato Stampa

Non può essere che Finesse, nome d'arte del producer Amritvir Singh, classe 1999 da Verona, il nome sulla bocca di tutti nell'ultimo weekend. Non solo per la sua consolidata posizione nel rap game italiano e anche statunitense, collaborando anche con Nicky Minaj e Polo G, ma anche per la pubblicazione del suo primo singolo ufficiale Gelosa. Il brano, anticipato da una grande campagna commerciale, vede protagonisti tre big del rap italiano: Sfera Ebbasta, Guè e Shiva. Gelosa rappresenta il punto di partenza per un'evoluzione che ha affascinato negli anni scorsi anche monumenti della musica latin come Bad Bunny, con cui ha collaborato nel singolo Yonaguni. Qui l'intervista a Finesse.

Come sei arrivato alla produzione di Gelosa e perché la scelta di campionare il singolo Right Now di Akon?

È tutto partito alle sette di mattina, anche perché non dormiamo mai. Ho mandato a Shiva la topline di Right Now e gli ho detto da subito: facciamo una hit. All'inizio non era convinto della produzione, e l'ho quasi costretto a registrarla. Non aveva assunto una dimensione pop, ma mezza trap. Mi rendevo conto che poteva essere scontata una cosa con le chitarrine e le batterie trap, e quindi ho deciso di allargare musicalmente il pezzo.

Poi come è cambiato Gelosa?

Shiva non aveva mai fatto una cosa del genere e poteva essere figo. Ci siamo trovati in studio con lui e Drillionaire, che mi ha dato una mano sulla produzione: lì abbiamo pensato a una melodia pop uptempo, molto energica. Abbiamo registrato il provino, uno dei tanti che avevamo per il suo disco. Poi, grazie a Cancun, ho conosciuto Guè. Gelosa non doveva essere la mia prima traccia, che purtroppo è saltata. Quindi quando è successo, ho deciso che a questo punto avremmo dovuto farlo il più grosso possibile.

Com'è entrato Sfera nel singolo?

Inizialmente avevo contattato Sfera per fare una hit con un artista straniero, ma lui mi ha detto: "Se vuoi fare una hit con me, dobbiamo farla italiana". Mi sono accorto che tutte le combinazioni possibili, in due, tra questi tre artisti c'erano già. Allora ho pensato a riunirli tutti e tre sulla traccia: da una parte Guè è il king della vecchia generazione. Mentre Sfera è il re della generazione 2016 e Shiva rappresenta quello che spinge di più in questo momento. Metterli assieme, tutti e tre in un pezzo, per me era un'opportunità troppo grande. Ho chiesto a Sfera di fare il ritornello e ha spaccato.

Che responsabilità rappresenta per te un primo singolo tuo in collaborazione di pesi grossi come Guè, Sfera Ebbasta e Shiva?

Per me rappresenta uno step successivo: dopo aver collaborato con alcuni dei più grandi della scena internazionale, sapevo di dover fare un passo in più. Per me questo singolo, avere il mio nome davanti a questi grandi artisti, è stato molto importante. Non è da poco, anche perché sarebbe potuta diventare una canzone per un loro progetto personale.

Ogni producer di gran livello, oltre al riferimento della tag, ha un proprio vezzo musicale che lo rende riconoscibile. Credi di aver già trovato il tuo?

Non sono ancora arrivato a questo punto, anzi sto cercando di scappare da un'identità forzata: faccio la trap, il reggaeton, di tutto. Voglio essere versatile, non voglio essere riconoscibile, vorrei che questa fosse la mia forza. Ogni volta vorrei che la gente fosse sorpresa nello scoprire che sono stato io a produrre quella traccia.

Ma come ti avvicini alla musica? Come arrivi alla produzione?

Io vengo da un paesino di campagna, dal nulla. Mi sono appoggiato alla musica sin da piccolissimo, anche perché mi incuriosivano i suoni che riuscivo a riconoscere all'interno di un brano. Ho approcciato a Fl Studio e ho incominciato a masticare qualche suono ma mi vergognavo di far ascoltare la mia musica a qualcuno. Per un paio d'anni mi sono tenuto questa passione come hobby, fino a che non mi hanno convinto i miei amici. Ho incominciato a inviare la mia musica alle persone giuste, e dopo qualche spazio che mi era stato dato, ho incominciato a produrre in maniera sempre più professionale. Da lì è partita la mia storia.

Una storia che coinvolge grandi nomi, da Nicky Minaj a Bad Bunny, ma anche PnB Rock: com'è stato conoscerlo?

Ho conosciuto PnB Rock la prima volta che sono andato a Los Angeles, mentre ero in session con un altro producer. Alle quattro di mattina ci manda un messaggio dicendoci che stava arrivando ed è stato sin da subito super disponibile, gentile. Abbiamo fatto un po' di musica assieme, abbiamo raccolto le vibe dello studio. Mi dispiace per ciò che gli è successo, che riposi in pace.

Hai notato una distanza netta nell'interfacciarti ad artisti internazionali, rispetto a quelli italiani, anche dal punto di vista personale?

Credo non ci sia molta distanza, almeno a livello umano, nell'interfacciarti ad artisti internazionali o italiani: l'unica cosa su cui punto è la sincerità. Parliamo tra di noi del più e del meno, cacciamo fuori qualche vibe musicale, il processo è più o meno lo stesso.

Che cosa c'è dopo Gelosa? Hai in mente già nuove collaborazioni?

Almeno un paio di singoli, sempre con artisti di livello altissimo. Spero si sia capito, anche dopo questo singolo, che io voglio fare solo roba grossa.

L'ambizione e la costanza nel lavoro sembrano, per adesso, il tuo tratto identificativo: come ti vedi da qui a cinque anni? Hai un obiettivo?

Non c'è un obiettivo fisico, pratico da raggiungere. Vorrei crescere, senza farmi impensierire dalla velocità del movimento, ma in maniera sempre costante.

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