Fedez e la polemica col Ministero: la legge è legge, però che esagerazione!
Se c'è una legge bisogna rispettarla, che ci piaccia o meno, se poi ci pare un po' assurda siamo liberi, però, di criticarla. Funziona così anche se il protagonista della vicenda è Fedez, rapper non amatissimo da alcuni politici per la sua vicinanza al Movimento 5 Stelle e per le posizioni No Expo che gli hanno portato non pochi grattacapi. E su queste colonne ci si ritrova per la seconda volta a difenderlo, proprio dopo le polemiche scatenate dalle sue parole sulla protesta contro l'Expo e dalla strumentalizzazione che si fece a seguito degli scontri di Milano. Qualcuno, soprattutto a destra, lo trattò quasi come un ‘cattivo maestro‘ di cui probabilmente i fan del cantante non conoscono neanche l'esistenza, dando un'importanza anche troppo amplificate a una posizione che rispecchiava una porzione del Paese. E che, chiaramente, era vicina alla frangia non violenta.
L'accusa di censura di Fedez
Questa volta la difesa è per un'interpretazione un po' troppo stretta di alcune norme che valgono quando si cerca di registrare un marchio. Ieri, infatti, Fedez e con lui molti fan hanno scoperto che per farlo bisogna rispettare l'ordine pubblico e il buon gusto, cosa che secondo il Ministero non era stata fatta. Il cantante, infatti, aveva provato a registrare il marchio ‘Pop-Hooolista' dal nome del suo ultimo album uscito lo scorso anno, che in copertina mostrava un poliziotto su un unicorno intenzionato a manganellare con una mazza da golf un Fedez chino a terra che vomitava arcobaleno. Il problema, anzi, i problemi, erano l'immagine del Poliziotto che picchia e quello del vomito. Lungi da noi cominciare con il solito ‘In tv vediamo ben altro' è vero quell'immagine non pare così violenta, né tantomeno più violenta di tante altre che ci capita di vedere quotidianamente.
I contenuti del marchio, ed in particolare l’immagine di un poliziotto che sembra picchiare un personaggio che sta vomitando, sono sembrati all’Ufficio italiano dei marchi e dei brevetti come non rispondenti alla normativa che regola la tutela dei brand.
Cosa dice l'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi
L'immagine, che come ha spiegato Fedez si rifaceva a una certa Street Art, andava contro una caratteristiche fondamentali affinché la registrazione possa andare in porto: la liceità. Dal sito dell'Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, si legge, infatti che:
La legge richiede che un segno possa essere validamente registrato come marchio nel caso in cui sia dotato di:
- novità, in quanto non confondibile con segni distintivi anteriori altrui (marchi, nomi a dominio, nomi commerciali)
- capacità distintiva, in quanto idoneo a distinguere un prodotto o servizio da quello di altri
- liceità, in quanto non contrario alla legge, all’ordine pubblico e al buon costume e, soprattutto, non idoneo a trarre in inganno i consumatori sulla provenienza geografica, sulle caratteristiche e le qualità dei relativi prodotti e servizi.
Nessuna censura, ma quanta esagerazione!
Non c'è stata censura, come spiega anche il Mise in risposta al video denuncia di ieri di Fedez, ma semplicemente la richiesta di ‘illustrare meglio la sua domanda di tutela del marchio: la legge prevede che abbia due mesi di tempo, prorogabili fino a 6. Nel frattempo ovviamente il suo album potrà tranquillamente circolare ed essere venduto'.
Nessuna censura, ok, ma non è che stiamo un po' esagerando?