Fedez assolto per la causa di diffamazione contro il Codacons ironizza: “Ma poi me ne restano mille”
La battaglia di Fedez contro il Codacons è ormai annosa, tante sono le cause intentate dall'associazione dei consumatori contro il cantante che, però, oggi esulta per l'archiviazione di una causa di diffamazione, per poi ironizzare sul fatto che sono ancora molti i provvedimenti in attesa di giudizio. Si tratta solo di una piccola vittoria per il rapper che, però, arriva in un momento in cui le divergenze con l'ente sono arrivate ad un punto di non ritorno.
Fedez vince contro il Codacons
Sorridente e con tanto di balletto, Fedez condivide questa notizia con i suoi fan. Il pm Nicola Rosato che si era occupato dell'indagine aveva dichiarato che le affermazioni del rapper fossero "seppur critiche, non esorbitanti i limiti della continenza e della pertinenza” e “in ogni modo del tutte conformi alla libera manifestazione di opinioni”. Una lettura con la quale ha concordato anche il gip assegnato alla causa che, infatti, ha dichiarato che le divulgazioni via social del consorte di Chiara Ferragni rientrassero perfettamente nell'esternazione di opinioni, e si legge nell'ordinanza: "È evidente, infatti, come le dichiarazioni pubbliche mediante i social rappresentino opinioni di quest’ultimo, basate su fatti veri e comunicate in modo continente e rispondenti all’interesse pubblico” testo in cui si sottolinea anche l'ambiguità del banner rivolto alla raccolta fondi e presente sul sito del Codacons.
A quando risale la causa di diffamazione
La causa per diffamazione risale a diversi mesi fa, quando il rapper aveva contestato l'operato del Codacons che aveva avviato una raccolta fondi sul proprio sito, a sostegno dell'emergenza sanitaria, raccolta che stando alle affermazioni divulgate dal rapper in alcune stories poi divenute virali, non sovvenzionava ospedali, strutture sanitarie o altri enti impegnati a contrastare la pandemia, bensì i fondi versati dagli utenti sarebbero andati "nelle tasche del Codacons". In seguito a queste dichiarazioni fu proprio Carlo Rienzi, presidente dell'associazione, a dichiarare che quanto ammesso dal rapper fosse "lesivo della sua immagine e della sua onorabilità" e pretendendo delle scuse.