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FASK: “Torniamo in tour ballando sui problemi e aggrappandoci a ciò che amiamo, fare musica”

I Fast Animals and Slow Kids tornano in tour nella loro dimensione ideale, dopo quello acustico dell’estate. A Fanpage hanno spiegato cosa vuol dire presentare live “È già domani”.
A cura di Francesco Raiola
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I Fast Animals and Slow Kids tornano con un live dopo quello in acustico dell'estate scorsa. Un tour in cui hanno scoperto – forzatamente – che era possibile mettersi in gioco anche in una veste diversa da quella a cui siamo abituati. Però, i FASK – Aimone Romizi, Alessio Mingoli, Jacopo Gigliotti e Alessandro Guercini – sono anche rock, sudore, ballo, oltre allo spazio più intimo dell'acustico. E il 7 aprile saranno protagonisti del tour di "È già domani" che partirà dal Campus Industry Music di Parma. Autori di "E già domani", l'ultimo album pubblicato nel 2021, i FASK sono una delle band simbolo della scena indipendente italiana e live è senza dubbio la loro dimensione naturale, come sanno i fan. Il tour proseguirà il 9 all'Estragon di Bologna, il 12 aprile a Padova, il 15 al Tuscany Hall di Firenze, il 19 aprile al Teatro della concordia di Torino, il 19 aprile alla Casa della Musica di napoli, il 3 maggio all'Atlantico di Roma e il 6 maggio al Fabrique di Milano. Ognuna di queste tappe avrà una band ad aprire. 

Tornate in tour dopo quello dell'estate scorsa che però era in acustico, ma immagino che vogliate riprendere in mano un discorso diverso, no?

Il fatto di essere una band che fa le canzoni per portarle dal vivo e non poterlo fare è stato terribile, abbiamo trovato una prima soluzione l'estate scorsa col tour acustico che ci ha dato molte soddisfazioni ed è stato anche un modo nuovo di vivere i live che probabilmente non avremmo mai sperimentato. Ci ha fatto scoprire un lato del live che potremmo anche mantenere in questo tour, che non sarà acustico, ovviamente. Però un certo modo di comunicare alle persone, di vivere le canzoni che abbiamo scoperto possono vivere di altre vite, ci piacerebbe mantenerlo.

Manterrete uno spazio acustico o è più il mood?

Più il mood, questo concerto che verrà ci piace pensarlo non come un unico flusso di carica dall'inizio alla fine ma come un'onda che sale e scende. Dopo l'estate scorsa, bellissima, c'è tornata una voglia infinita di tornare a fare quello che sappiamo fare meglio, ovvero i concerti rock and roll nei club. E nei club non ci andiamo da oltre due anni.

Come vi siete ripreparati a questi concerti?

All'inizio è stato tremendo, durante la prima prova che fai ti guardi negli occhi con gli altri e pensi di smetterla lì, poi pian piano si ingrana. È stato un lavoro complesso, mai come in questo tour stiamo provando un sacco di soluzioni nuove, come arrangiamento, ma anche tecnicamente. Il tour acustico era un po' più comodo, qua ogni volta hai due chitarre amplificatore, devi montare, smontare…

A un certo punto cantate "Balla sui problemi e non pensarci più". Voi, Dargen D'Amico, Cosmo, questa cosa del ballo è diventata qualcosa di simbolico e liberatorio…

Io penso che sia frutto dei tempi che viviamo, quando uscì pezzo di Dargen a Sanremo pensammo che era incredibile. Sono questi tempo che ispirano per forza pensieri del genere, poi quando l'abbiamo scritta pensavamo alla situazione pandemica ma non solo, ora, all'uscita, si è aggiunta la guerra. All'inizio ci pareva quasi strano dire alle persone di ballare sui problemi quando in problemi sono così grandi, però in un certo senso bisogna pure aggrapparsi a qualcosa e a noi piace puntare e aggrapparci a questo ritorno ai concerti, a poter fare ciò per cui siamo nati.

Cosa porterete?

Essendo il tour di "E già domani" faremo molto del disco, ma faremo molto di tutto il repertorio, infatti il problema sta diventando quello di tagliare pezzi.

Quanto pensate che durerà?

Ancora non abbiamo il cronometraggio preciso ma saranno circa due ore, sarà bello corposo.

Chi viene a vedervi vorrà stare due ore a ballare…

E noi vogliamo stare due ore sul palco a suonare per loro.

A proposito del senso di comunità di cui parlavamo, voi porterete un po' di band giovani ad aprire i live…

Questa è un'altra cosa bella, il poter portare con noi artisti che apprezziamo e che vorremmo che le altre persone conoscessero di più. Anche noi siamo nati così, grazie all'aiuto di un'altra band, gli Zen Circus, che ci notarono ai tempi e ci produssero un disco, ci fecero aprire quasi tutto il loro tour, insegnandoci a stare sul palco e dandoci l'opportunità di farci conoscere dal loro pubblico. E questa cosa, anche se in minima parte, ci piace anche poterla ridare indietro.

Quando ci sentimmo lo scorso anno parlaste di un percorso di sofferenza vissuto durante la pandemia ma oltre la pandemia. Non ci interessa sapere cosa era ma se ora va meglio.

Beh, posso rispondere abbastanza con certezza di sì, sono successe cose personali abbastanza pesanti che si sono aggiunte alla pandemia, creando un po' di mesi invivibili. Poi ne siamo usciti, come band sicuramente, ricompattandoci e scrivendo le canzoni, poi abbiamo avuto spiragli di ripartenza stando in giro l'estate scorsa, tutto ha ricominciato a muoversi e abbiamo potuto mettere in questo disco tantissimo di quelle sensazioni e della consapevolezza che le cose belle non durano per sempre e che l'importante è viverle e fermarle.

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