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“Fare il musicista non è un valido lavoro”, multato: la denuncia del cantante dei Ponzio Pilates

n un periodo nero per la musica italiana e per il settore Spettacolo, in generale, arrivano anche multe strane. La denuncia arriva dai Ponzio Pilates, band dell’Emilia Romagna il cui cantante ha denunciato su Facebook di essere stato multato “perché il musicista non è ‘un valido lavoro'”, scrive il cantante.
A cura di Redazione Music
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In un periodo nero per la musica italiana e per il settore Spettacolo, in generale, arrivano anche multe per chi si definisce musicista. La denuncia arriva dai Ponzio Pilates, band dell'Emilia Romagna il cui cantante ha denunciato su Facebook di essere stato multato "perché il musicista non è ‘un valido lavoro'". Sì, insomma, tecnicamente Dimitri Reale è stato multato perché "si spostava in assenza di comprovate esigenze lavorative" nonostante il musicista avesse spiegato, cercando di dimostrarlo, che il suo lavoro è proprio quello di fare il musicista e per questo si è rifiutato di pagare la multa: "Sono stato multato perché la mia reale necessità di reperire i miei strumenti musicali per rimanere in esercizio e fare delle dirette live su Twich non corrisponde ad una ‘vera necessità', in quanto ‘il musicista lo si può fare per hobby'".

La denuncia su Facebook

In un momento in cui il settore è in ginocchio a causa dell'impossibilità di fare concerti in rispetto delle nuove regole per rallentare la pandemia di Covid-19, è difficile riuscire a sopravvivere per chi vive di musica e per questo in tanti cercano di trovare strade alternative. Reali, però, non è riuscito a convincere l'agente che il suo spostamento era dovuto a un'esigenza lavorativa e ha avuto la peggio nell'interpretazione di regole non sempre precise: "Questo quanto mi ha detto il carabiniere che ha deciso di multarmi, che sicuramente non capisce la situazione in cui noi musicisti e artisti ci troviamo a vivere oggi: una stagione intera di concerti saltati a piedi pari e nessuna certezza di poter continuare il nostro lavoro, chissà per quanto tempo. Purtroppo per me non potevo stampare documenti migliori, e le foto dei live e l’articolo della partecipazione ad Italia's Got Talent Official, i video sul telefono non sono bastati per convincere il carabiniere che faccio questo per vivere, suono con le mie band".

L'appello per difendere la professione

Tra un mese la band – che si definisce "la più naïf della scena italiana" – tra l'altro festeggia il primo anno dall'uscita del primo album "Sukate", nato anche grazie a una campagna di crowdfunding: "Non sono mai stato così arrabbiato in vita mia e credo che nella mia situazione ci siano tante persone, la grande maggioranza della categoria degli artisti italiani. Con questo post vorrei raggiungere tutti quelli si sono trovati nella mia stessa situazione, per far fronte comunque. Con questo post chiedo a tutti quelli che ne sanno qualcosa in più di aiutarmi, di aiutarci, perché so per certo che tanti altri sono nella mia stessa situazione. Mi vergogno di vivere in un paese dove le forze dell’ordine possano affermare che quello dell’artista non è un lavoro riconosciuto. Se c’è un momento in cui le cose devono cambiare, penso proprio sia questo.".

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