“Essere qui”, quando Emma non rischia arriva seconda
Sono passate 5 settimane utili e nonostante l'uscita di due album molto attesi, come quello di Francesca Michielin e di Emma, la classifica continua a essere dominata da artisti uomini, continuando sulla scia di quello che era stato il 2017 quando, a fronte di un anno in cui le Big hanno discograficamente ‘riposato', in testa era finita la sola Cristina D'Avena con i suoi duetti, con poche donne ad arrivare sul podio (Levante, Federica Carta, Gianna Nannini, Paola Turci). È presto per dire se continuerà in questo modo, senza dubbio il cambio delle classifiche (con l'introduzione dello streaming a pagamento) avvantaggia una scena che ha fatto delle nuove forme di distribuzione la propria forza (e non è un caso che Sfera Ebbasta, nome del momento, abbia pubblicato due versioni: una per chi ha una versione base di Spotify e un'altra con più feat. internazionali per gli abbonati).
Tra Emma e Sfera
Sfera ed Emma sono senza dubbio due nomi forti Universal nei propri generi, e per questo la scelta di farli uscire a una settimana di distanza risulta a chi non fa, però, quel mestiere, un po' strana. Evidentemente c'è un ragionamento valido, fatto sta che, almeno per questa settimana di debutto, "Essere qui" è secondo: non che cambi tanto, se non a livello statistico, ma a volte il peso statistico non è da sottovalutare. C'è stato un dispiegamento enorme di forze per lanciare "Rockstar" di Sfera, e chi vive a Milano lo sa bene, senza contare l'invasione online e la copertina di Rolling Stones, che pure ha fatto tanto parlare, proprio per cavalcare il momento d'oro della trap che vede in Sfera uno degli esponenti principali.
Un lavoro molto conservativo
Ma a parte il battage che in questi mesi gira attorno a questo genere (Ghali ne è un altro esempio, ma le classifiche di questi ultimi anni lo dimostrano) e che alimenta l'attenzione, forse il problema è anche capire a chi sta parlando Emma. Insomma, ci sono tanti pubblici, ed Emma ha un suo zoccolo duro forte e fedelissimo: ma cosa mette in più "Essere qui" a quanto ha fatto finora la cantante? L'impressione è che questo nuovo album sia conservativo, forse un po' troppo, nonostante la scelta di musicisti e collaboratori di tutto rispetto. Questo nuovo lavoro ripete un po' la formula del precedente, con qualche spinta elettronica un po' più forte ("L'isola" ne è l'esempio lampante, costruito per diventare un classico da live), ma con un risultato che resta sempre molto prevedibile, che dà l'impressione che ci sia stata poca voglia di rischiare qualcosa in più, cercare qualche apertura diversa – a parte la questione testi che, insomma, è molto personale – per un prodotto che continua a basarsi sulla voce e l'energia che a Emma non mancano, ma che non si aprono a orecchie nuove (insomma, piacerà a chi già piace Emma e non piacerà a chi, visto il passato, si è già formato un giudizio o pregiudizio). Resta ancora di più l'amaro in bocca perché l'impressione è che la cantante possa dare tanto in più (lo dicono i gusti che condivide, le collaborazioni…), e ormai, al punto della carriera in cui si trova, tentare qualche rischio in più, anche prendendo a schiaffi un pregiudizio che, incomprensibilmente (no, basta con la storia del talent!), la segue da tempo.