Enzo Mazza, FIMI: “La Gran Bretagna studia Sanremo per proteggere i Brit Awards dal Covid”
Il Festival di Sanremo 2021 è finito e per adesso, a una settimana dalla vittoria dei Maneskin i numeri dicono che le canzoni stanno andando bene, meglio dello scorso anno, soprattutto nelle fasce giovani. Abbiamo chiesto a Enzo Mazza, CEO della FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana, qual è stato l'impatto di Sanremo in questi primi giorni: a un aumento degli ascolti sulle piattaforme di streaming corrisponde anche una platea di ascolto che è aumentata anche come fascia d'età. E Mazza ha anche rivelato che in Inghilterra stanno studiando il protocollo sanitario di Sanremo per capire come muoversi per i Brit Awards.
Mazza qual è il risultato di questo Sanremo 2021?
Mi sembra buono, la domenica stessa mi sono confrontato sia con Amadeus che con Presta e ci siamo detti che pur con delle difficoltà e con scontri sulla preparazione di questo festival, sulle modalità e sul fatto che come FIMI avevamo pressione perché fossero garantite al massimo le misure di sicurezza, alla fine questo festival è stato un momento importante per il Paese e per la musica. È stato dato un segnale, è successo qualcosa in un anno difficilissimo: c'è stata musica dal vivo, ci sono stati artisti che sono potuti salire su un palco e credo che questo al di là dei confronti e delle diverse visioni è stato un grande successo.
Può essere un modello replicabile in qualche modo?
Come FIMI abbiamo ricevuto dai nostri colleghi inglesi la richiesta di inviare tutto quello che era disponibile in termini di protocolli di sicurezza e modalità con cui si è svolto Sanremo perché stanno organizzando per maggio i Brit Awards e sono rimasti colpiti dal fatto che siamo riusciti a fare questo evento.
L'Italia che esporta know how all'estero, insomma…
Sì, ci hanno chiesto di mandargli il materiale dal momento che hanno un confronto in atto col Governo e col Ministro della salute britannico per riuscire a realizzare la manifestazione.
A livello di numeri come è andato questo festival rispetto all'anno scorso?
I numeri sono molto positivi in termini di ascolti sulle piattaforme streaming, c'è stato un incremento medio del 30% rispetto all'anno scorso e in alcuni casi anche di più, alcuni artisti hanno quintuplicato gli ascolti tra prima e dopo il festival: dopo le prime due serate avevamo nelle maggiori piattaforme nove artisti nei primi dieci. C'è stato sicuramente un grosso impatto anche al di là di quello sulle classi di età più giovani.
Su di loro, sui giovani, che impatto ha avuto?
L'aspetto dei giovani è importante perché questa crescita esponenziale sulla classe 14-26, parliamo di Gen Z, è completamente sovrapponibile a quella dello streaming, quindi è evidente che questa crescita ha avuto un grosso beneficio anche sulla diffusione a livello di piattaforme dei contenuti del Festival. Ovviamente non è che si sono affacciati milioni di spettatori però c'è una classe d'età che è cresciuta di qualche centinaia di migliaia che ha un impatto evidentemente.
E l'utente sanremese più adulto che conosceva pochissimi artisti in gara, invece?
Abbiamo visto che il successo di alcuni artisti è stata trasversale, pensiamo al successo dei Maneskin: non è vero che hanno avuto una diffusione solo tra i giovanissimi ma ne hanno avuta in maniera elevata anche nelle donne adulte, con Madame che è stata il più grande successo giovane uscito da questo Festival. Per questo propongo una gara unica, come quando vinse Mahmood, perché oggi questa distinzione è un po' paradossale. Qual è il vero giovane uscito dal Festival? Una come Madame.
Sono anni che Sanremo dà canzoni orecchiabili e anche qualche tormentone: quanto è cresciuto l'impatto del Festival sulla musica italiana e sui numeri? Anche perché cambia tra periodo sanremese e lungo periodo, no?
Dobbiamo vedere gli impatti sul lungo termine, anche l'anno scorso il festival era cresciuto molto, ma alla fine dell'anno abbiamo visto che solo un paio di titoli si sono affermati: Pinguini tattici Nucleari, Diodato e Elodie sono usciti con numeri da alta classifica. Quest'anno la partenza è molto più forte, ci sono molti più titoli che hanno colpito in fasce comunque variegate: "Musica Leggerissima" per esempio penetra nelle generazioni dai 24 ai 34 e dai 35 in su e lo stesso avviene con "Zitti e buoni" dei Maneskin che entra prepotentemente in tutte e tre le fasce d'età, dalla Generazione Z agli oltre 35 anni. una cosa che ti dà l'idea di come il festival abbia messo d'accordo generazioni diverse e questo possa essere un aspetto positivo al lungo termine.
Questo rispecchia anche una cosa che ci dicesti tempo fa sulla crescita pubblico adulto…
Il pubblico delle piattaforme sta cambiando, nell'anno del lockdown è cresciuto molto quello che si è trasferito sulle piattaforme digitali e questo ha un aspetto positivo, perché vuol dire che ci sarà un riequilibrio nel mondo dello streaming anche in termini di repertorio. Lo streaming è sempre stato molto forte sui repertori molto giovani e lo vediamo con le classifiche dominate dall'hip hop e dall'urban, ma in qualche modo abbiamo visto che in questo festival e con quello che è avvenuto sulle piattaforme, la musica di generi diversi può riequilibrare. Questo è importante per la musica italiana perché significa costruire qualcosa di ulteriore oltre al grande successo che la musica italiana ha avuto in questi anni.
Andando oltre Sanremo, cosa succederà nei prossimi mesi con la questione delle riaperture? Come vi state muovendo?
Abbiamo avuto un primo incontro con tutte le associazioni di categoria, con la nuova Sottosegretario al MIBAC, l'onorevole Lucia Borgonzoni, con cui c'è stato un primo confronto proprio sulle problematiche che ci sono in questo momento nel settore e che riguardano prevalentemente i temi della musica live e delle maestranze e dei lavoratori del mondo della musica che sono in grandissima sofferenza. C'è un tema di interventi ancora di emergenza, tieni conto che il 2021 sarà ancora un anno di passione per la musica, come stiamo leggendo nei comunicati stampa di cancellazione dei concerti. Ci sono già una serie di riprogrammazioni al 2022 il che vuol dire che questo sarà ancora un anno in cui saranno necessari interventi d'emergenza e interventi di defiscalizzazione e di tax credit sugli investimenti musicali, i videoclip…
Come lo si affronta, quindi?
È importante affrontare il tema su due fronti, da un lato continuare con un sostegno d'emergenza e poi fare in modo che ci sia una riapertura, che si comincino a definire i protocolli e che si cominci anche a dare un incentivo per i consumi, perché poi quando ripartiranno i concerti saremo in una condizione di grave sofferenza, quindi non basterà riaccendere i club perché tutto riparta, ma sarà una situazione complessa.