Enzo Mazza, FIMI: “C’è un problema economico che la Rai deve affrontare con gli artisti per Sanremo”
Se sul versante artistico e di pubblico Sanremo 2020 ha soddisfatto un po' tutti, c'è una faccia della medaglia che crea ancora non pochi problemi tra Rai, Festival e artisti. A spiegare quale sia questo problema è Enzo Mazza, Ceo della Fimi, la Federazione Industria Musicale Italiana che rappresenta migliaia tra imprese produttrici e distributrici in campo musicale e discografico. Nonostante la questione artistica, infatti, sia stata, nel complesso, positiva, dice Mazza a Fanpage.it, c'è una problematica economica, legata a sponsorizzazioni e pubblicità, che invece andrebbe affrontata e risolta: "Questa cosa va regolamentata in modo tale che se c'è un ricavo che arriva alla Rai, una parte deve arrivare anche a chi fornisce questo contenuto", ovvero etichette e artisti che spesso devono aderire alle pianificazioni della televisione di Stato. Un problema, quello economico, che era emerso lo scorso gennaio a proposito dei diritti d'immagine per quanto riguarda gli artisti di Sanremo Giovani.
Mazza, lei è uno di quelli che hanno espresso dubbi per questo Sanremo appena finito, come mai?
Ci sono due questioni che sono, per me, completamente separate: quella Festival musicale e della partecipazione di artisti, della qualità della scelta degli interpreti, che secondo me è stata positiva. Si sta seguendo la linea aperta da Claudio Baglioni e prima da Carlo Conti: si è cercato di stare vicini al mercato, e si è accettata la richiesta di Fimi di seguire quello che accade, dare uno sguardo alle classifiche, ai generi, ai giovanissimi. Su questo fronte, anche quest'anno, possiamo dire che è stato fatto un buon lavoro, anzi, sotto un certo profilo si è fatto un buon lavoro anche sugli artisti più adulti, se guardi le classifiche streaming – pur non essendo i numeri quelli dello scorso anno – ci sono entrati anche cantanti che praticamente non hanno mai avuto uno stream.
Su questo versante tutto ok, quindi…
Forse l'unica cosa è che ci sono troppi artisti, noi eravamo favorevoli al modello dell'anno scorso, tra l'altro la distinzione tra giovani e Big non esiste neanche più. Molti artista Big sono giovanissimi e alcuni di essi hanno a malapena avuto certificazioni, ma non possiamo definirli Big come si definivano una volta. E comunque questa divisione sparisce definitivamente quando vedi artisti di 25/30 anni che vanno primi in classifica o fanno platini. Insomma questa cosa è da superare, così come è da superare l'idea che più artisti ci siano meglio è per la musica, non è così: meglio concentrarsi su meno artisti e fare un lavoro migliore di presentazione e coordinamento con le etichette, anche perché, alla fine, allunghi il brodo non musicale.
Ma torniamo al suo "ma". La problematica invece qual è per voi?
Esiste una problematica economica che andrebbe affrontata presto, anche perché vediamo i risultati economici del Festival, vediamo quanto viene da questo evento, e quanto finisce nelle casse dell'industria musicale e si nota che c'è una grande disparità. Da una parte si discute di un rimborso spese per gli artisti, che poi è sempre meno sufficiente a coprire le spese della settimana, e dall'altra si legge che il Comune vorrebbe ampliare il tema del palco e le iniziative per la città. A questo punto è chiaro che si può anche affrontare questo tema, ma secondo noi bisogna sedersi a un tavolo tutti insieme.
Che ci fossero problematiche economiche è emerso già un mese prima dell'inizio del Festival, con la discussione sui diritti. Non c'è stato un avvicinamento?
Sì, sono state risolte alcune problematiche che rischiavano di mettere in forse l'utilizzazione dei contenuti online, abbiamo avuto anche una risoluzione di alcuni problemi nel periodo natalizio. Però poi c'è bisogno di affrontare questioni più grosse come quelle della pubblicità, delle sponsorizzazioni e degli obblighi che derivano da queste sponsorizzazioni, con la Rai che chiude iniziative speciali e tutti gli artisti che devono aderire alle loro pianificazioni. Questa cosa va regolamentata in modo tale che se c'è un ricavo per la Rai, una parte di questo ricavo deve arrivare anche a chi fornisce questo contenuto. Anche perché in Rai c'è questa idea per cui fanno tanto per promuovere la musica, che danno visibilità, ma oggi non è più esclusivamente così, oggi la visibilità è data da tantissime soluzioni e da piattaforme come quelle streaming. Sanremo è una produzione televisiva in cui sono presenti gli artisti e questa cosa per le case discografiche è anche una forma di business.
Cosa è cambiato rispetto agli altri anni, perché oggi si sente più forte?
Perché innanzitutto è cambiato il modello di produzione e accesso ai media. Una playlist di Spotify è più importante di un passaggio televisivo…
Questo, però, vale già da qualche anno; rispetto all'anno scorso, invece, c'è stato qualche ulteriore cambiamento?
Diciamo che sono due, tre anni che abbiamo richiesto una revisione a 360 gradi dei rapporti con l'industria, si stanno facendo piccoli passi, ma riemergono sempre le emergenze e non la questione nel suo complesso, in Rai funziona sempre un po' così. E ripeto, non va che dobbiamo sentirci dire che dobbiamo essere soddisfatti di un Sanremo che va bene, quando sappiamo che un passaggio promo a Sanremo non cambia la sostanza. È importante, certamente, per far conoscere nuovi artisti, perché abbiamo visto dei risultati, vedi Mahmood o Ultimo che hanno avuto una consacrazione grazie al festival, ma questo non significa che bisogna accettare qualsiasi cosa.
Quindi, pensa che si sia avviato qualcosa di definitivo per l'anno prossimo?
Io penso che la prima cosa da fare con Rai e Comune è istituire un tavolo, visto che l'industria discografica è la terza gamba di un tavolo che tiene in piedi il Festival, e non si può prescindere da un suo coinvolgimento in via preventiva. Un coinvolgimento, però, che parta dal mese prossimo, non da settembre, su progetto del nuovo festival. Indipendentemente da chi sarà il prossimo direttore artistico, ci sono questioni che riguardano la struttura stessa del festival, al di là delle scelte artistiche, e che possono essere già affrontate: di sponsorizzazioni e diritti si può discutere anche quando non sai quanti artisti ci saranno o quali saranno le scelte del direttore artistico.
Torniamo alla musica:quest'anno i picchi in streaming sono minori, ma forse la normalità è quest'anno, rispetto a quando Mahmood e Ultimo fecero da traino…
L'anno scorso Mahmood, Ultimo e Irama fecero numeri consistenti, quest'anno è più distribuito, il che non è più negativo, ma la cosa interessante è che sullo streaming sono arrivati gli adulti, che seguivano gli artisti tradizionali: i dati mostrano che la quota 45-55 anni è quella che è cresciuta di più.
Tra l'altro è la prima volta che nove artisti su dieci sono entrati in classifica tra i singoli. Quest'anno poi la compilation si è presa il primo posto.
Questa cosa della compilation è una novità in atto da quest'anno, perché prima album e compilation andavano su classifiche separate. Tieni conto che ci sono delle novità da qualche anno e come vedi gli album non escono tutti nello stesso momento, ovvero tutti subito dopo il Festival. Se sulle canzoni è più facile misurare il Festival, sugli album le uscite sono più diluite.
Però questa cosa rischia di influire stabilmente le classifiche del periodo, visto il forte streaming delle canzoni singole sanremesi. Non c'è il rischio che si scelga anche, drasticamente, di non uscire più durante la settimana sanremese?
Credo che le strategie siano diverse e non legate a questo fatto, unicamente. Sicuramente è cambiato rispetto a qualche anno fa, quando avevi la classifica del dopo Sanremo che era la classifica degli album e e tutti la guardavano subito. Adesso si guardano di più i singoli e poi c'è l'aspetto positivo, quello che serve far conoscere gli artisti giovani prima, vedi i risultati di Fasma o di Gassmann: sono artisti che da quando c'è stato il Festival dei Giovani hanno comunque avuto visibilità.
L'Eurovision come lo vede, invece?
Beh, sicuramente un'altra opportunità per l'Italia, che ha la fortuna di avere un evento importante come il festival che produce la miglior candidatura per l'evento. Poi è chiaro che le dinamiche dell'Eurofestival sono molto complesse e ci sono logiche di Paese, quasi politiche e indipendenti dall'artista.