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È vero, “Sì sì Vax” è imbarazzante, ma è un gioco che è stato preso troppo seriamente

Che la versione “Sì, sì Vax” cantata da Crisanti, Bassetti e Pregliasco, sia bruttina è abbastanza ovvio, però è pur vero che è un gioco preso troppo seriamente.
A cura di Redazione Music
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La canzoncina brutta ma innocua di Crisanti, Bassetti e Pregliasco, tre dei medici che da due anni in tv raccontano – nel bene e nel male – quello che sta avvenendo durante questa pandemia, è diventata un piccolo caso. Come ormai noto i tre si sono esibiti in una canzone un po' imbarazzante, che voleva essere dilettantistica, ironica e un po' leggera, che si intitola "Sì sì Vax" e si dipana sulle note di "Jingle Bells".

Un invito di Un giorno da pecora, programma di Radio Rai 1 che ha messo insieme tre medici per cercare di dare un messaggio positivo nei confronti della vaccinazione. Eppure in molti lo hanno criticato, anche nel mondo della musica. Shade, per esempio, scherzando ha scritto che quella canzone "faceva venire voglia di svaccinarsi", mentre Ultimo ci è andato giù più duro scrivendo: "Lasciate che a cantare e a tornare sul palco siano tutti quelli che lavorano con noi. Sono 2 anni che molti di noi non possono fare il proprio mestiere. Tornate negli ospedali a fare il vostro lavoro. Smettetela di andare in tv a fare i pagliacci e le star".

"Il video della nostra canzone? Dalla quantità di insulti e di odiatori scatenati credo sia stata una buona iniziativa, l'Italia è piena di gente che di mestiere è abituata ad odiare e invidiare" ha detto Bassetti per difendere l'iniziativa, perdendo il punto della questione, però. Perché è vero che gli hater o i critici a volte si divertono a essere tali per presa di posizione, ma un minimo di autoconsapevolezza non fa male. Ovviamente quel video convincerà poche persone a fare ciò che due anni di pandemia non li ha convinti a fare, ovvero vaccinarsi, e qualcuno poteva anche immaginare che sarebbe diventato virale e non avrebbe fatto bene ai tre professori, evitando il piccolo disastro di comunicazione. Però, nel suo essere bruttino e imbarazzante, quell'esperimento non voleva essere "We are the world", ma solo un gioco, un momento di (auto)ironia che non mette e non leva nulla alla musica o al Paese. Al massimo, ecco, leva un po' di bellezza.

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