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È morto Jimmy Heath, la leggenda del jazz aveva 93 anni

Si è spento a 93 anni, la leggenda del jazz Jimmy Heath. La morte è avvenuta domenica 19 gennaio, per cause naturali. Cresciuto in una famiglia di artisti, ha avuto una brillante carriera durata oltre 70 anni. Il sassofonista ha lavorato con artisti del calibro di Dizzy Gillespie, Miles Davis e John Coltrane.
A cura di Daniela Seclì
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Lo stimatissimo sassofonista jazz Jimmy Heath, è morto all'età di 93 anni. Il decesso è avvenuto domenica 19 gennaio. Soprannominato Little Bird, è cresciuto in una famiglia di artisti. I suoi fratelli, infatti, sono il bassista Percy Heath e il batterista Albert Heath. Ad annunciare la sua morte, avvenuta per cause naturali, è stato il nipote. La sua carriera, lunga oltre 70 anni, ha deliziato intere generazioni. Tra i grandi artisti che hanno collaborato con lui anche Dizzy Gillespie, Miles Davis e John Coltrane.

La passione per la musica

Nato il 25 ottobre del 1926, ha iniziato ad accostarsi alla musica negli anni '40. Se ne innamorò perdutamente ascoltando la Nat Towles Orchestra. Non lasciò che il fatto di non saper leggere gli spartiti rappresentasse un limite, ma si rimboccò le maniche e studiò con dedizione e impegno. La musica jazz lo rapì a tal punto che negli anni '70, quando tutti sembravano prestare attenzione solo al genere R&B e al rock, fondò con i fratelli Percy e Albert (rispettivamente bassista e batterista, ndr) la band Hath Brothers con il quale offriva al suo pubblico sia musica jazz che soul. Pian piano, Jimmy Heath divenne sempre più influente nella scena musicale.

Il soprannome Little Bird

Sin dai primi anni di carriera, si guadagnò il soprannome Little Bird per la sua capacità di emulare lo stile musicale del sassofonista e compositore Charlie Parker, detto Bird. In un'intervista rilasciata a NPR Music nel 2014, Jimmy Heath fece una riflessione sulla sua carriera. Riconobbe che nonostante i tanti anni dedicati alla musica, c'erano artisti che avevano raggiunto un livello di notorietà molto superiore al suo, tuttavia non se ne faceva un cruccio: "Diventi una icona solo quando sei morto. Dico sempre che preferisco essere considerato un artista minore ma essere ancora vivo".

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