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È il momento di Aaliyah: da “One in a million” su Spotify alla verità nel processo a R. Kelly

A 20 anni dalla morte di Aaliyah, il suo secondo album ufficiale “One in a Million” è finalmente disponibile sulle piattaforme di streaming digitale: il momento giusto coincide anche con la verità che sta venendo a galla sul rapporto illegale con R.Kelly, che a Brooklyn sta subendo le testimonianze delle vittime che hanno subito violenza sessuale, come lei.
A cura di Vincenzo Nasto
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Aaliyah vince lo MTV Award for Best video nel 2000 (Photo by George De Sota/Liaison)
Aaliyah vince lo MTV Award for Best video nel 2000 (Photo by George De Sota/Liaison)

Si riallineano le stelle di Aaliyah dopo un viaggio durato 20 anni, e cominciato proprio con la morte della cantante. Era il 2001, e durante un viaggio alle Bahamas in cui la cantante avrebbe dovuto girare il video della sua canzone "Rock the boat", avvenne il fatale incidente sull'aereo di ritorno. Una tragedia evitabile, come raccontano la sua biografia e le tante persone sul set che assistettero alla grave incomprensione avvenuta nel decollo, con l'aereo che aveva avuto un grave sovraccarico di persone e non riuscì nemmeno a decollare, schiantandosi dopo 60 metri dalla partenza, provocando poi l'incendio fatale. La musica, per anni, è rimasta nella memoria storica dell'industria musicale americana, senza mai raggiungere lo streaming digitale. Ma come la verità sul suo rapporto con R.Kelly sta pian piano venendo fuori, soprattutto dai racconti delle altre vittime della star R&b, anche il suo catalogo musicale sta finalmente arrivando su Spotify, dopo le controversie tra la sua etichetta Blackground e l'avvocato della compagnia che detiene i suoi master Paul LiCalsi.

I motivi per cui l'etichetta aveva deciso di non pubblicare i suoi progetti

"La madre non voleva che la sua musica venisse ripubblicata. Come genitore, capirei se non volesse far uscire la sua musica. Quale genitore vuole sentire la voce di una figlia che non c'è più? Quando me lo ha detto, ho confermato che non avremmo ripubblicato, almeno fino a qualche tempo fa. Forse un giorno lo faremo". È la voce di Barry Hankerson, zio della cantante, che ha commentato qualche anno fa l'assenza dei progetti sulle piattaforme digitali, una distanza mantenuta fino a qualche ora fa, quando è apparso su Spotify il secondo album della cantante "One in a million". Una sorpresa, che coincide anche con un altro dei grandi avvenimenti nella storia, purtroppo molto breve, della giovane cantante: le prime udienze contro uno dei suoi padri artistici, la leggenda R&b R.Kelly, accusato di violenza sessuale su minori, un episodio che ha toccato direttamente la vita della cantante.

Il successo di One in a Million

Dopo il grande successo dell'album d'esordio "Age ain't nothing but a number", composto e prodotto a 15 anni sotto la supervisione "attenta" del cantante e produttore R.Kelly, il modo in cui la stampa ha raccontato il tumultuoso rapporto tra i due, ma soprattutto la scoperta del matrimonio "illegale", conseguente l'allontanamento dall'etichetta e il rifiuto di volersi far accompagnare nella sua carriera dalla stessa star, il secondo progetto di Aaliyah ha segnato la storia della musica R&b in maniera traversale. Dalla scoperta di due produttori, allora sconosciuti, come Timbaland e Missy Elliot, al suono e all'immagine che diventeranno fonte d'ispirazione per tutte le star che verranno da lì in poi (basti pensare alle citazioni musicali di Normani, Drake e Rihanna). "One in a million" diventa una pietra miliare con il disco che entra nella top20 della Billboard 200 negli Stati Uniti, e in meno di un anno dalla pubblicazione ottiene la doppia certificazione di platino, con oltre due milioni di copie vendute. Il progetto sorprende la critica per uno stile totalmente nuovo e seducente, attraversando lo stage del secondo disco con assoluta fermezza e lanciandosi in uno dei tributi più importanti di quel periodo: "Got to Give It Up" di Marvin Gaye con la collaborazione di Slick Rick.

L'incredibile storia tra Aaliyah e R.Kelly

Nelle stesse ore del ritorno della musica di Aaliyah nel catalogo musicale di Spotify, a Brooklyn sta andando in scena l'udienza contro R.Kelly, con le prime testimonianze delle violenze sessuali perpetrate dal cantante in riferimento a ragazze minorenni. Ma le parole delle scorse ore di Jerhonta Pace potrebbero essere le stesse della defunta Aaliyah, che nel 1996 fu una delle protagoniste dello scandalo del matrimonio illegale. A soli 15 anni, infatti, vide il certificato del presunto matrimonio tra lei e R.Kelly pubblicato sulla rivista Vibe, accendendo anche i riflettori della giustizia, che si accorsero del tentativo del cantante, attraverso la corruzione di un funzionario governativo dell'Illinois, di falsificare i documenti di Aaliyah, rendendola maggiorenne. Tutto ciò per una presunta gravidanza della donna, costretta così a non poter testimoniare contro il marito. L'opinione pubblica saltò alla gola della giovane cantante, con il ben servito di R.Kelly che, come Scipione l'Africano, sparse il sale sul terreno artistico costruito da Aaliyah. Come ha affermato anni dopo Hankerson, presidente dell'etichetta della cantante, solo pochi produttori, tra cui Jermaine Dupri e Puff Daddy, decisero di rimanere con lei, salvata poi dalla straordinaria scoperta della coppia Timbaland – Elliott.

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