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Dopo Dua Lipa, ecco il disco dei 2nd Roof: “Siamo producer di livello che puntano sulla versatilità”

Tra poche ore uscirà “ROOF TOP MIXTAPE VOL. 1”, il primo disco dei 2nd Roof: 25 artisti, 17 featuring, tra cui Gué, Jake La Furia e J-Ax.
A cura di Vincenzo Nasto
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Solo 10 anni fa cambiavano la storia della musica urban in Italia con la produzione de "Il ragazzo d'oro", il primo album da solista di Gué Pequeno: stiamo parlando della coppia di producer milanesi 2nd Roof, collettivo composto dai classe 1985 Pietro Miano e Federico Vaccari. Un lavoro cominciato 18 mesi fa, ma che era nei pensieri dei due produttori da quasi 12 anni, quando cominciavano a lavorare con artisti con Guè: "Eravamo troppo giovani e ci siamo fatti prendere dalle nostre carriere da music producer. Ci siamo ritrovati un annetto e mezzo fa: io ero a Los Angeles e Federico era a Milano". 25 artisti, 17 featuring per "ROOF TOP MIXTAPE VOL. 1", il loro nuovo disco, anticipato dai singoli "Infame" con la coppia J-Lord e Gué Pequeno e "Berlusconi" che vede Jake La Furia con Nitro e Speranza. Un lavoro condotto a distanza, tra Milano, Miami e Los Angeles, e al centro di tutto la versatilità, la qualità che lì differenzia dagli altri produttori nostrani: "Noi da producer non siamo mai stati legati a un solo sound. Mentre magari dal producer X ti aspetti il disco trap, reggaeton, pop, noi cerchiamo di avere un panorama molto vasto. Si va dalla cassa dritta del pezzo con Philip, al pezzo più pop con "Lost". L'intervista ai 2nd Roof qui.

Quando e come nasce l'idea di un disco del genere?

Pietro: Questo disco nasce in diversi posti: l'idea è nata quasi due anni fa, anche se in verità ci pensavamo già 12 anni fa con pezzi come "Quale strada prendere". Eravamo troppo giovani e ci siamo fatti prendere dalle nostre carriere da music producer. Ci siamo ritrovati un annetto e mezzo fa: io ero a Los Angeles e Federico era a Milano. Avevamo intenzione di fare session in studio con artisti americani, eravamo entrati in quel loop. Per esempio, il brano con J-Ax lo avevamo scritto a Los Angeles prima della pandemia, quando Federico poteva venire qui a trovarmi. Avevamo un sacco di provini e con la pandemia ci siamo messi a rivisitare tutto. Inizialmente avevamo pensato di fare un Ep, poi la roba ci è scappata un po' di mano.

Federico: In primis, il primo pezzo che ci siamo ritrovati è stato quello con J-Ax e Nstasia. Era partito tutto dal suo ritornello, appena dopo il nostro pezzo con Salmo "Il cielo nella stanza". Infatti tranne Salmo, l'impostazione è la stessa. Poi Guè è stato uno dei primi a essere disponibile, anche perché è l'artista con cui abbiamo collaborato di più negli anni. Quando è girata la voce che stavamo lavorando a questo progetto, più artisti si sono informati a riguardo. Il secondo pezzo che siamo riusciti a cacciare fuori è stato "Berlusconi". Era leggermente diverso prima, poi nei mesi è stato modificato fino alla sua forma finale che abbiamo pubblicato.

Quanto è stato importante mettere al centro di un vostro progetto due artisti come Gué e Jake con cui avete iniziato?

Federico: Oltre al fatto che lavoriamo da anni con loro, il punto centrale è stato mettere artista giovane e meno giovane assieme. Era questo il nostro obiettivo iniziale, nel caso J-Lord e Guè. È stato il modo anche per ricambiare la fiducia che ci hanno dato nei primi anni, visto che i primi singoli che abbiamo fatto sono stati con loro.

Pietro: Il nostro primo singolo come 2nd Roof è stato Gué e il secondo Jake. È stato un discorso generazionale.

Com'è cambiata la figura del producer, ma soprattutto com'è cambiato il vostro lavoro dai primi anni? Com'è lavorare a distanza?

Pietro: Rispetto ai primi anni abbiamo molta più fiducia e complicità con gli artisti con cui collaboriamo. Inizialmente era più difficile raggruppare certi nomi, invece adesso ci sentiamo quasi quotidianamente con molti artisti. Adesso siamo dei producer di livello. Anche la tecnologia ci aiuta, soprattutto visto che lavoriamo a distanza. Ci possiamo mandare robe su Dropbox e su Whatsapp, cosa che allora era molto più difficile.

Federico: Lo facevamo anche 12 anni fa, ma le robe ci mettevano ore per caricarsi. Prima di farlo, ci pensavamo due volte, o non le caricavamo proprio.

C'è un tratto che questo disco celebra maggiormente e che si può collegare alla vostra idea di musica?

Federico: La versatilità. Noi da producer non siamo mai stati legati a un solo sound. Mentre magari dal producer X ti aspetti il disco trap, reggaeton, pop, noi cerchiamo di avere un panorama molto vasto. Si va dalla cassa dritta del pezzo con Philip, al pezzo più pop con "Lost". Per esempio "Infame" si avvicina più alla golden age. Il nostro punto di forza è la varietà, rispetto a chi è riconosciuto per un suono.

Rispetto a 11 anni fa, quando la trap è arrivata in Italia con "Il ragazzo d'oro" di Gué a cui avete collaborato, ci potrebbe essere l'esplosione di un nuovo genere musicale in Italia?

Federico: Secondo me è difficile rispetto al passato, anche per i tempi della musica, che sono drasticamente più veloci. Mi ricordo che la trap nel 2011 non era la trap, era solo una melodia bizzarra da club. Si può dire che adesso è la drill, ma posso dire che forse per quando uscirà questo disco non sarà più così. È tutto molto più veloce.

Pietro: Ai tempi quando incominciavamo a lavorare con "Il ragazzo d'oro" c'era il filone della dubstep. Ci ha messo un po' ad andare via, a prendere il largo. Mentre con la drill, questi piccoli rami, sono più passeggeri.

E invece com'è stato collaborare con Don Toliver e Dua Lipa per il film "Can they hear us"?

Pietro: Sicuramente è stata una grande soddisfazione, purtroppo non abbiamo avuto modo di stare in studio con loro. Però già il fatto di essere stati vicini a uno come Nabil, che è il regista del film, che ci ha fatto vedere cosa cercavano sia Dua Lipa che Don Toliver, ti fa capire che siamo arrivati in alto.

Federico: Già lavorare con le voci di Dua Lipa è stato incredibile. All'inizio pensavamo fosse la voce di uno degli autori, e chiedevamo: ‘Siete sicuri che sia lei?'. Pensavamo fosse un modo per convincerci a lavorare al progetto, come a dire: ‘Magari se c'è Dua Lipa lavorano gratis!'. L'avremo fatta gratis comunque eh.

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