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Dopo 30 anni il vinile supera il cd: l’ultima volta fu nel 1991, poi la rivoluzione

Per la prima volta dal 1991, quindi in 30 anni, nei primi tre mesi del 2021 il vinile ha superato il cd, stando ai dati Deloitte per FIMI che certificano che la crescita del vinile nel primo trimestre è del 121% rispetto allo stesso periodo del 2020, superando il segmento dei cd che, invece, è in calo.
A cura di Redazione Music
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Che negli ultimi anni il vinile fosse l'unico segmento assieme allo streaming a crescere costantemente è cosa nota. Ovviamente la crescita di quel segmento era una crescita su numeri comunque molto ridotti, circa il 4% del mercato, una nicchia, insomma, che però teneva banco al punto da fare notizia. Oggi arriva la notizia che per la prima volta dal 1991, quindi in 30 anni, nei primi tre mesi del 2021 il vinile ha superato il cd, stando ai dati Deloitte per FIMI. Una notizia che in altri Paesi era arrivata negli anni scorsi e che qui da noi arriva nell'anno peggiore per la musica, con gli eventi fermi, quindi senza firmacopie, appuntamenti che avevano contribuito a tenere a galla il formato Cd e che quest'anno ha ceduto il passo allo streaming, appunto, e ai collezionisti di vinili.

Quanto cresce la musica nel 2021

Stando ai dati Deloitte, infatti, nel primo trimestre "il vinile è cresciuto del 121% rispetto allo stesso periodo del 2020 generando maggiori ricavi rispetto al CD, che segna invece un calo del 6%. In un mercato dominato dallo streaming, che copre ormai circa l’80% del fatturato italiano, il vinile rappresenta oggi l’11% di tutte le vendite di musica nel Paese". Un contributo che ha confermato la cresxita del mercato, che prosegue ormai da qualche anno e che non si è fermata neanche nell'anno della pandemia, grazie allo streaming, ovviamente: "Complessivamente nel primo trimestre il mercato italiano è cresciuto del 18,8%, in cui ancora forte è l’evidente affermazione dei ricavi da abbonamenti ai servizi streaming, saliti del 37%" si legge nella nota inviata dalla FIMI.

Le parole della FIMI

Quello che è avvenuto lo ha spiegato Enzo Mazza, Ceo della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) in un'intervista a La Stampa in cui ha detto che "Lo streaming copre il fabbisogno di musica per tutti, mentre il vinile è acquistato da chi vuole il feticcio, la rarità, che testimonia la sua vicinanza all’artista, e questa è una tendenza assai diffusa in Paesi come Giappone e Corea del Sud".

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