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Don Winslow: il peso della musica nelle storie narcos de Il Cartello

È molta la musica che Don Winslow, uno degli scrittori americani più amati, ha utilizzato per sviluppare storie e personaggi de Il Cartello, libro sui narcos che è stato un vero e proprio caso nel 2015.
A cura di Francesco Raiola
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I Corrido li ho scoperti grazie a Don Winslow e al Cartello (Einaudi), il libro in cui, riprendendo le avventure dell’agente della DEA Art Keller, lo scrittore americano traccia un resoconto verosimile della guerra dei narcos di questi ultimi anni, mescolando finzione, realtà e verosimiglianza, facendo riferimenti a fatti e persone realmente esistite o ancora in vita. E i corrido mi hanno accompagnato per un bel pezzo di lettura, perché è proprio Winslow a introdurli, quando racconta la storia di Don Pedro che si barrica in casa per difendersi dall’attacco dei Los Zetas, uno dei cartelli messicani:

Il Messico è un Paese che produce leggende, e Keller sa che su Don Pedro Alejo de Castillo nasceranno canzoni, non orrendi narcocorridos, ma un autentico corrido. Una canzone per un eroe.

Ho fatto una veloce ricerca su internet e poi sono passato allo streaming leggendo le ultime 200 pagine accompagnandomi con queste storie di cui capivo alcune parole e intuivo il suono dei proiettili.

I narcos messicani: la storia de Il Cartello

Nell’ultimo libro pubblicato, Winslow torna a bomba su un tema che gli è molto vicino, scrivendo il sequel di ‘Il potere del cane’, riproponendo vecchi compagni di viaggio e introducendone di nuovi. In un Messico senza speranza, in cui tutti tradiscono tutti e non c’è possibilità di redenzione, l’agente Keller, che dopo la prima avventura aveva cercato di scomparire, è costretto a tornare in gioco per combattere il vecchio nemico Adán Barrera (in cui non è difficile vedere El Chapo, uno dei più noti narcotrafficanti di questi ultimi decenni). Si scende nella valle di Juarez, nel Michoacana, sulla frontiera con gli Stati Uniti e si incontrano molti personaggi di cui lo scrittore dà sempre uno spaccato, facendoli incrociare di continuo, facendone perdere le tracce per ritrovarle qualche centinaio di pagine avanti, e immerge il lettore in un mondo da stretta allo stomaco, fatto di decapitazioni e omicidi efferati, impiccagioni e prostituzione, in cui sembra che nessuno sia innocente, né bambini, né giornalisti, né tantomeno le cosiddette forze dell’ordine (si contano su una mano le persone che alla fine riusciremo a non dire corrotte, in ogni senso del termine).

Corrido, rock, pop e blues

E la musica nel libro e nei libri di Don Winslow ha un’importanza per nulla secondaria. Forse è secondaria per le storie che racconta, per alcuni dei personaggi, ma non per lui che spesso usa frasi di canzoni per gli esergo dei tanti capitoli di cui consta questa epopea di più di 800 pagine. E se i corrido sono solo una suggestione, un mezzo per tratteggiare un personaggio secondario che però segna un punto importante per quello che sta raccontando in quel punto (soprattutto per quello che fa dire a Don Pedro), tutto il libro è infarcito di riferimenti alla musica rock, al rap e al blues e così:

Keller è diventato un blues, uno dei perdenti di Tom Waits, uno dei santi di Kerouac, un eroe di Springsteen sotto le luci delle autostrade americane e i neon dei locali.

La prostituta che scrive la lettera di ‘Christmas Card from a Hooker in Minneapolis, canzone stupenda contenuta in ‘Blue Valentine’, potrebbe sicuramente far parte di una delle storie di Winslow. Ma è il Boss uno dei nomi citati più volte nel Cartello (ma anche, ad esempio, di ‘Le belve'), e così per descrivere il passaggio da Laredo a Nueva Laredo, quindi dagli Usa al Messico scrive:

Eddie aveva dovuto aggiungere il ‘Nuevo’ a Laredo e attraversare il fiume, o ‘cross the river to the other side’, come direbbe il Boss.

Caratterizzazione dei personaggi

E il Boss, infatti, lo canta in Blood Brothers. La musica però non serve solo per aiutare la narrazione, ma anche per caratterizzare i personaggi, come succedeva per il Ben delle Belve (‘Ben vuole la pace. Give peace a chance, cantava John lennon; Imagine there's no countries') e succede nel cartello quando lo scrittore cita Snoop Dogg per ‘giustificare’ la voglia di soldi di Eddie (‘With my mind on my money and my money on my mind’), passa in rassegna Eagles, Steve Earle, Robert Earl Keen e Carrie Underwood per disegnare i suoi gusti, o descrive quello di Magda, compagna del boss, come ‘un look tra Shakira e Christina Aguilera’ e spiega che lei

non vuole il denaro di Adán. Vuole il proprio. Come in quella canzone delle Destiny’s Child. Canta la melodia sottovoce: ‘The shoes on my feet, I’ve bought it, The clothes I’m wearing, I’ve bought it..

L'importanza della musica

Gabe canta Bob Marley (‘Bad Boys’), mentre a Eddie, guardando Chuy, viene in mente ‘Careless Whisper' (‘guilty feet ain’t got no rhythm’). E l'importanza della musica, lo scrittore la sottolinea in un’intervista a Esquire in cui spiega:

Quando mi sono seduto a scrivere ‘Le belve’, tutto aveva a che fare con la musica, tutto aveva a che fare col jazz e il soggetto era quasi secondario, perché ciò che stavo cercando veramente di catturare era quella musica della California, quel suono, per vedere se fossi riuscito a tradurlo in una prosa narrativa.

Con la musica si descrivono i sentimenti (‘Ma stare con lei è così bello, così naturale, così giusto, tanto per citare un cliché della musica pop’) e si rafforzano i titoli dei capitoli, alternandoli con le citazioni di scrittori. Insomma, il cartello è un libro sui narcos che si nutre e permea di un sottofondo musicale, una colonna sonora che aiuta il lettore a orientarsi, con riferimenti noti o, come nel mio caso, con il divertimento di scoprire cose nuove.

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