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Dile e Federica Carta cantano il dolore in “Che mettevi sempre”: “Il nostro incontro ci ha salvati”

Dedicarsi un brano e provare dolore a riascoltarlo quando ci si allontana: il racconto di “Che mettevi sempre” di Dile e Federica Carta. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Dile e Federica Carta 2022
Dile e Federica Carta 2022

Un incontro fortunato, la coincidenza di eventi che si intrecciano e quel brano "che mettevi sempre", che adesso con difficoltà si riesce ad ascoltare: il momento di Dile (nome d'arte di Francesco Di Lello) e Federica Carta racchiuso in un brano, anche dopo alcuni momenti di "fermo", come dichiara la cantante. Lo scorso 2 dicembre, il singolo "Che mettevi sempre" di Dile e Federica Carta ha segnato la nuova avventura intrapresa dai due autori, più affiatati che mai, conosciutisi in un momento di stasi emotiva della cantante: "Può suonare smielato, ma Francesco mi ha salvato in molti modi, soprattutto per la sua amicizia in un momento di fragilità". Dall'altro lato il cantante, a due anni dal successo di "Rewind", sta evolvendo in una sua forma più collaborativa, più aperta al presente e al futuro, dopo aver pubblicato sei brani dal 2020, avvicinandosi ancora più concretamente al suo secondo album: "Mi piace pensare che io sia cambiato, ho riconosciuto la voglia di lavorare con altre persone. Nel primo album volevo avere l’ultima parola, mi prendo i meriti e le critiche per questo". L'intervista a Dile e Federica Carta qui.

Come state vivendo le prime settimane del singolo?

Federica Carta: L’uscita di questo singolo è stato un episodio felice della nostra vita, aiutandomi nelle giornate un po’ più buie.

Dile: Questa collaborazione ci ha avvicinati. Forse questa è la cosa più bella di questo incontro.

Com'è avvenuto l'incontro? Cosa vi ha colpiti?

Federica Carta: È successo tutto in maniera spontanea. Mi ritrovo lui nei DM che mi fa i complimenti per il mio percorso, mentre io stavo ascoltando da un paio di giorni i suoi pezzi. Abbiamo chiacchierato un po’ e poi lui mi ha proposto di farmi ascoltare qualche pezzo. Poi il 2 e il 3 agosto ci siamo trovati in studio per fare qualcosa assieme.

Avete subito capito poi la direzione del brano?

Dile: Beh il pezzo parla di una canzone quando vivi una storia, quella che non ti riesci più a scollare di dosso anche quando il rapporto finisce. Di conseguenza il pezzo è una tortura a tutti gli effetti, una tortura emotiva. Praticamente anche Federica aveva canzoni legate a storie che erano andate male, quindi ci siamo trovati molto sul significato.

Un racconto che è possibile trovare in molte storie comuni. Cosa l'ha resa così personale?

Dile: Tutto è personale. Ogni singola parola. Quando riconosci in una persona il suo essersi comportata male e la linea sottile tra amore e odio, incominci a prendertela con te stesso. Anche la parola cazzo, che potrebbe essere criticata, per me è obbligatoria. È un rafforzativo sincero: io scrivo come parlo.

Federica Carta: Per me è necessaria per trasmettere ciò che sta dicendo.

Federica tu hai parlato di ritorno e di momento giusto. Ma rispetto a un attimo precedente, qual è stato il tuo stato d’animo? 

Federica Carta: Può suonare smielato, ma Francesco mi ha salvato in molti modi, soprattutto per la sua amicizia in un momento di fragilità. Mi sono ricordata di essere giovane, non ho ancora 24 anni, e ho dovuto affrontare la mia vita artistica da molto giovane in un mondo adulto. Ho avuto un momento di fermo e quando ho ascoltato i pezzi di Dile mi sono riconosciuta nel suo suono, che richiama i miei vecchi brani. Ho sentito ogni parte di me dire: “Okay”.

Per Dile invece, dopo il successo di Rewind nel 2020, hai pubblicato 6 singoli con questo, quasi un avvicinarsi al prossimo progetto. Cosa è cambiato nella consapevolezza nei tuoi mezzi e nella tua musica?

Dile: Tutto, mi metto in discussione ogni giorno. Mi piace pensare che io sia cambiato, ho riconosciuto la voglia di lavorare con altre persone. Nel primo album volevo avere l’ultima parola, mi prendo i meriti e le critiche per questo. Ho coinvolto nel secondo Jacopo Senigallia, abbiamo legato tanto. Ormai riuscire a incastrare appuntamenti con lui è difficile per la nostra mole di lavoro, ma mi ha aiutato, anche perché viene da un mondo più elettronico, mentre io dal cantautorato.

Che consiglio o augurio daresti all'altro in ottica Festival di Sanremo?

Federica Carta: Un consiglio per Sanremo? Io ero molto piccola quando l’ho fatta, l’ho affrontato con una leggerezza anomala. Se vuoi andare a Sanremo, fai tanta meditazione. Anche se quel palco è molto piccolo, mette tanta agitazione. Goditela al massimo, non t’arrabbiare perché sarai sballottato per fare 7 miliardi di interviste al giorno, ma quando torni a casa, ti mancherà molto.

Dile: Più che consiglio, le darei l’augurio di ritornare al più presto su quel palco. Magari con un pezzo suo. Federica non lo dice, ma scrive e anche molto bene. L’ho dovuta forzare un pochino, alcune volte ci metto tre ore per convincerla a farmi sentire qualcosa. Ha molte cose da dire e c’è differenza tra fare musica e avere qualcosa da dire.

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