Diario: Una sotto il cielo di Bruxelles
Caro diario,
sono così euforica che ho dimenticato quello che volevo scrivere! Per certo posso dirti che Bruxelles è una città assolutamente da vivere e vedere. E' la seconda volta che ci torno e mi ha fatto un’impressione ancora migliore della prima, una città in crescita, aperta e libertaria, accogliente e totalmente interraziale. Una città d'arte dove la gente desidera, sogna, realizza, lavora duro per concretizzare i propri progetti. La parola “stato” o governo a Bruxelles, non è una parolaccia, anzi i giovani la pronunciano con un senso di tenera appartenenza e serenità. La maggior parte della gente fa il lavoro per il quale ha studiato e sudato e sono voraci di arte e divertimento. Sono curiosi e apprezzano gli artisti emergenti, perché non amano seguire acriticamente i trend o i fenomeni di massa, piuttosto amano andare alla ricerca delle ultime uscite, leggere gli ingredienti sull'etichetta degli alimenti, informarsi di politica e attualità, perché sanno che tutto dipende da loro, tutto si cambia e realizza a partire dalla propria volontà.
Amico diario, ma perché noi abbiamo perso la capacità di credere e sognare? Perché abbiamo perso la fiducia in noi stessi e negli altri, nelle istituzioni? Cosa potremmo fare per debellare la nostra passiva recriminazione, e cominciare a prenderci cura del nostro paese, come ci prenderemmo cura della nostra casa? E soprattutto perché il nostro paese non si prende cura di noi? Pensa che a Bruxelles una visita da un medico specialista costa solo 30 euro, se sei un artista e ci sono periodi in cui non hai concerti, mostre o spettacoli, lo stato ti garantisce un sussidio che ti permette di pagare affitto, bollette e di fare la spesa almeno fino al prossimo ingaggio. E sai perché lo fanno? Perché credono che un popolo felice e realizzato renda un paese forte e in salute. Sì hai ragione, ora vuoi sapere del concerto… che dire è stato bellissimo ed emozionante, la Piola libri, dove abbiamo suonato è un posto pregno di magia, libri, gastronomia, vini e musica. Due soci italiani, un Bolognese e un Torinese che diversi anni fa hanno intrapreso questa avventura ed oggi sono un punto di riferimento per i musicisti italiani all'estero.
Punto primo voglio dirti quanto è meraviglioso suonare alle sette di sera! Ma perché in Italia i concerti non iniziano mai prima delle undici di sera? Non immagini quanto sia bello aver finito di suonare e sapere che sono solo le 21.00, cioè voglio dire, un musicista in questa maniera può anche avere una vita, ti rendi conto? L'atmosfera alla Piola è distesa, tranquilla, pregna di quella profondità che i luoghi pieni di libri ti sanno trasmettere, c'è sempre un via vai di gente di ogni nazionalità e paese, che fa aperitivo, chiacchera, interagisce e ride a gran voce. Sono rimasta piacevolmente colpita del fatto che il concerto fosse popolato di gente molto diversa tra loro, giovani musicisti, famiglie di fatto, coppie gay, mamme papà e bambini! Ho scoperto di avere un piccolo ma prezioso pubblico internazionale, quindi puoi capire come mi senta! Gianni e Luca sono eccitatissimi, fotografano, assaggiano, musicano qualsiasi cosa passi sotto i loro occhi e mani, che bello averli come compagni di viaggio e di musica, pensa che in preda all'euforia del momento, hanno addirittura lanciato su Instagram una mini webseries che rivela aneddoti e momenti grotteschi di questo tour! Ora devo scappare, altrimenti rischio di perdere il treno per Parigi… e sì caro diario, domani Paris.