I nomi di Mario Venuti e Luca Madonia dovrebbero essere familiari più o meno a chiunque, alla luce della visibilità e del successo ottenuti da entrambi da circa un quarto di secolo nell’ambito del miglior pop e della canzone d’autore. Nonostante qualche (effimera) reunion, però, non tutti ricordano che negli anni ‘80 i due songwriter, cantanti e chitarristi si dividevano la leadership dei Denovo, quartetto catanese che comprendeva anche il bassista Tony Carbone (oggi stimato produttore e sound engineer) e il batterista Gabriele Madonia: quattro album dati alle stampe fra il 1985 e il 1989, l’ultimo dei quali curato in studio da Franco Battiato, all’insegna di un pop-rock intelligente e accattivante. L’ispirazione era tanto nei classici, a partire dai Beatles (pubblicarono persino una loro originale rilettura di “Come Together”), quanto alla new wave più solare e frizzante, guadagnandosi con a caso il lusinghiero appellativo di “XTC italiani”.
Al poker di LP e alla celebrità i ragazzi erano giunti, come si usava ai tempi e purtroppo non più (tanto) oggi, attraverso una lunga gavetta di prove in cantina, concerti ed esperienze per così dire fortificanti. Una di esse, per molti versi cruciale, fu la partecipazione nel 1982 al “2° Festival Rock Italiano”, rassegna nazionale patrocinata dall’ARCI e dal “Radiocorriere TV”: ai Denovo toccò la piazza d’onore dietro i Litfiba, con relativo approdo a una discreta notorietà da emergenti. Il loro aspetto per nulla minaccioso come quello di tanti esponenti dell’allora popolarissimo post-punk, l’indole pop e l’impegno del manager Francesco Fracassi (che in seguito avrebbe rappresentato pure gli Avion Travel) li portò alla Suono Records, ambiziosa etichetta indipendente che pensò di lanciarli in via definitiva con l’EP “Niente insetti su Wilma”: quattro pezzi vivaci nell’approccio e nelle trame che però non andarono granché lontano, più per colpa della distribuzione deficitaria che per i limiti tecnici peraltro comuni a tutte le uscite di quei giorni.
Tre dei suddetti brani erano stati già incisi sempre nello studio G.A.S. di Firenze, assieme ad altri nove, con un registratore a sedici piste, Fracassi come “regista” e i contributi di ospiti come Ghigo Renzulli (chitarra dei Litfiba) e Frank Nemola (allora tromba e trombone negli sperimentali BandAid, adesso con Vasco Rossi). Materiale rimosso dalla memoria collettiva che l’anno scorso è stato rinvenuto nella cantina del manager/produttore, validamente mixato senza stravolgerne l’originaria essenza e affidato alla sempre lucida Viceversa – una struttura catanese, va da sé – per la pubblicazione su disco, con grafica minimale e con lo spiritoso titolo “Kamikaze bohemien”. L’edizione limitata in vinile sarà disponibile sabato prossimo (il 19) in occasione del “Record Store Day”, mentre CD e download sono attesi per metà maggio. La scaletta di dodici tracce restituisce l’estro e l’effervescenza dei Donovo “bambini”, bravi nel giocare con ritmi ipnotici e non scontati, melodie persuasive benché di rado lineari, soluzioni canore ricche di fantasia e rese ancor più imprevedibili dall’alternanza al microfono dei due frontmen. Il pezzo diffuso proprio oggi in Rete, “Ipnosi”, è un bel biglietto da visita di una selezione musicale che rimanda a tre decenni fa ma che non suona superata: non potrebbero essere scambiati per brani attuali, questo no, ma ascoltandoli è difficile non pensare a quanto sarebbe bello se l’indie rock nazionale odierbi vantasse, in generale, la vivacità e lo spirito che animavano i Denovo del 1984.