Daniele Silvestri: “Sereno e tranquillo, questo è il mio Festival”
Il Festival di Sanremo secondo Daniele Silvestri. Una competizione vissuta con serenità e tranquillità, con la maturità di chi ne ha fatti già tanti e con la consapevolezza di aver realizzato qualcosa di inedito e di curioso. La sua A bocca chiusa non avrà incontrato i favori di quel pubblico da reality, ma è sicuramente tra le più ascoltate in radio e tra le più apprezzate da una generazione di fruitori consapevoli. Uno spettacolo nello spettacolo la sua canzone, realizzata con Renato Vicini, interprete della lingua dei segni, mentre nella serata di ieri, dedicata ai grandi classici del Festival, ha voluto omaggiare Lucio Dalla cantando Piazza Grande. Ai nostri microfoni, intervistato da Diletta Parlangeli, ci ha svelato le sue emozioni nell'interpretare una canzone del grande artista bolognese:
Interpretare Piazza Grande ha significato tanto per me. Il mio primo concerto serio che ho visto è stato quello di Lucio, lui è stato il primo a farmi gli auguri quando per la prima volta sono arrivato sul palco del Teatro Ariston
A bocca chiusa è una canzone potente, perché non è solo una canzone da ascoltare, ma soprattutto da vedere. Ai nostri microfoni, Daniele ci rivela di essere diventato uno studente della lingua dei segni:
In realtà mi è stata suggerita dal mio direttore d'orchestra, amico di sempre, Maurizio Filardi, che per questioni personali ha a che fare con la lingua dei segni. All'inizio non avevo capito la forza che poteva avere la LIS, invece poi ne ho capito le potenzialità. Al punto che, adesso, sono diventato uno studente di lingua dei segni, quando torno ho già le lezioni fissate. E' un atto di civiltà parlarne, spendersi in qualche modo per farla riconoscere ufficialmente