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Da Napoli al Senegal: piccolo racconto a partire dal disegno della chitarra. E oltre

Vivere in Africa e vivere l’Africa, con la sua attenzione verso l’ottimizzazione delle risorse, non del tempo, la sua musica, la danza, il senso di famiglia. La Maschera arriva alla terza e ultima puntata del suo viaggio in Senegal, preparandosi al ritorno in scena a Napoli e all’uscita ufficiale del nuovo singolo ‘Te vengo a cercà’.
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Nell’ultimo articolo pubblicato da Fanpage.it avrete notato uno schizzetto di una chitarra (anche se non l’avete visto è a questo link). Quello strumento incarna un po’ la disponibilità del popolo Teranga mista alla concezione del tempo, oltre al sound chiaramente. Questo per il modo stesso in cui mi è stata offerta: seconda serata del nostro soggiorno a Dakar, mezzanotte circa, momento di relax per tutti a casa insieme a due amici di Laye Ba. Dormire nel quartiere di Yoff significa lasciarsi cullare dal suono dell’oceano e nient’altro! Per me, in quella situazione, non avere una chitarra significava soffrire! Ne parlo un po’ con tutti, serviva sia per sfruttare quei momenti che per un intervento in TV spuntato proprio durante il secondo giorno in Senegal. Non appena manifesto il mio desiderio uno degli amici di Laye si alza, mi rassicura ed esce dicendo che l’avrebbe cercata per me… nel cuore della notte!

“Ce verimme dimane ‘o zi’”, lo salutiamo.

Era impossibile immaginare che sarebbe tornato alle 2:30 di notte con due chitarre di un suo amico, sorridente e felice, per aver fatto felice me. Al primo accordo mi innamoro della rezofonica (molto usata nel bluegrass, a metà tra un banjo e un’acustica). Ecco cos’è la Teranga senegalese di cui tanto si parla: disponibilità totale. “Se posso rendere migliore la tua permanenza nella mia terra farò di tutto per riuscirci”. Concetto di cui andrebbero studiati e presi d’esempio i valori, in molti altri paesi.

Il tempo invece non esiste. Non c’è fretta, i Carapit (caratteristico pulmino colorato) partono solo se pieni. Tutto è proiettato verso l’ottimizzazione delle risorse, non del tempo. Ciò che conta è NON sprecare. Puoi rallentare ottimizzando l’attesa per altre cose, ma non sprecare beni. D’altronde un proverbio africano recita “chi mangia troppo veloce si morde le dita”.

In molti mi hanno chiesto quale direzione sonora prenderà il nostro secondo disco o cosa ci aspettiamo dal nuovo singolo “Te vengo a cercà”, che uscirà ufficialmente in digitale [videoclip incluso]il 7 aprile. In attesa del concerto che faremo sabato 30 aprile al Lanificio25 di Porta Capuana io una risposta precisa saprò darla solo una volta entrati in studio! Di sicuro ci saranno influenze world più marcate e, si spera, “viaggi sonori” in altri posti che amo. Mai dire mai!

Te vengo a cercà‘, invece, vuole essere una sorta di sperimentazione di un sound in via di cambiamento. Per quanto riguarda le aspettative non saprei cosa aggiungere: un incontro e poi una canzone ci hanno portati a Dakar, tra l’amore degli sconosciuti e di una nuova famiglia, tra nuovi ritmi e antiche culture, fino ad essere accolti nelle più importanti Tv nazionali in Senegal. Compresa quella di monsieur Youssou N’Dour.

È già successo molto più di quello che potessi immaginare.

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