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Cosa succede alla musica sui social se Siae e Meta non trovano un accordo sui diritti delle canzoni

Il mancato accordo tra Siae e Meta rischia di cambiare il modo in cui fruiamo i social e la musica. Abbiamo chiesto a Enzo Mazza, Ceo di FIMI, cosa sta succedendo.
A cura di Francesco Raiola
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Instagram (Getty Images)
Instagram (Getty Images)

Alla fine Meta ha deciso di poter fare a meno della musica sui propri social, dando il la a una battaglia con SIAE che vedrà perdere soprattutto gli utenti, coloro che ogni giorno riempiono Facebook e Instagram di video musicati, lanciano trend e permettono alle canzoni di vivere vite parallele. In attesa che le parti si siedano di nuovo al tavolo trovando una soluzione (cosa che pare prima o poi succederà) la situazione è che Meta sta pian piano togliendo dai propri video le musiche che rientrano nel catalogo SIAE, ovvero la gran parte delle canzoni italiane, dal momento che la società è un'ex monopolista sul mercato (e infatti il principale rivale, ovvero Soundreef ci ha tenuto a precisare che per loro, invece, le cose proseguono normalmente, per adesso).

"È un'azione di ritorsione sicuramente nei confronti di un negoziato con Siae che non va in porto, ma che ha un effetto dirompente sull'intera filiera di contenuti musicali. Credo sia inaccettabile affrontare una negoziazione così da parte di Meta – dice Enzo Mazza, Ceo di FIMI (la società che rappresenta la discografia italiana), a Fanpage.it -. In questo momento il danno generato da Meta è generato non solo per il settore musicale ma anche per tutti i creator e i brand che hanno campagne in corso, utilizzando la musica come elemento centrale. Tieni conto che sui social media la musica è elemento centrale. Il 5% di tutti gli ascolti di musica in Italia avviene sui social media come Facebook e Instagram, quindi è anche rilevante il peso, poi tutto il resto va a incrociarsi, anche perché social come Youtube, Tik Tok e in generale l'ad supported streaming è sempre legato al mondo dei social, visto che condividiamo contenuti che sono anche di altri. Pensate a quando mettiamo su IG cose che arrivano da Spotify, quindi è l'ecosistema intero che viene colpito al cuore".

"La tutela dei diritti d'autore di compositori e artisti è per noi una priorità assoluta e per questo motivo, a partire da oggi, avvieremo la procedura per rimuovere i brani del repertorio Siae all'interno della nostra libreria musicale" ha scritto Meta annunciando la fine delle trattative con Siae, che a sua volta ha risposto accusando la società americana di aver "richiesto di accettare una proposta unilaterale di Meta prescindendo da qualsiasi valutazione trasparente e condivisa dell’effettivo valore del repertorio. Tale posizione, unitamente al rifiuto da parte di Meta di condividere le informazioni rilevanti ai fini di un accordo equo, è evidentemente in contrasto con i principi sanciti dalla Direttiva Copyright per la quale gli autori e gli editori di tutta Europa si sono fortemente battuti".

Insomma, il punto è sempre il value gap, ovvero, in questo caso, la differenza tra il valore di un brano e l'effettivo riconoscimento economico, ritenuto da Siae troppo basso. Ma materialmente, quindi, cosa succederà in campo musicale? Che gran parte del mondo social che avevamo imparato a conoscere verrà meno, sarà più difficile promuovere gli album (oggi è giorno di uscite musicali che non potranno essere spinte su quei social), far partire trend, condividere musica, lasciando ancora più terra spianata a TikTok che sulla musica e la viralità ha costruito parte del proprio impero. E se Mogol, ex Presidente Siae ha detto che al Fatto che "questa è una battaglia giusta. Il Copyright è stato approvato al Senato e alla Camera ed è fermo ai decreti attuativi da otto mesi. È tutto fermo non riusciamo a capire il perché. Non sarà comunque una battaglia che perderemo".

Mazza continua dando sempre a Fanpage.it qualche numero: "L'anno scorso, da quello che vediamo dai nostri casi, pur non avendo uno split singolo sui nostri social, possiamo dire che l'area l'environment Facebook e Instagram vale sicuramente oltre 20 milioni per l'industria discografica a cui si sommano i diritti di Siae e altro". Su Twitter un musicista molto attento al sistema economico-musicale come Alberto "Bebo "Guidetti de Lo Stato Sociale ha scritto che "Il potere ricattatorio di togliere la musica dalle loro app è principalmente di natura promozionale. Poiché abbiamo ceduto ad IG larga fetta delle attività di lancio e spinta della musica sia in ottica corporate, che come strumento di diffusione, in ottica privatistica. Questa cessione abitudinaria svela il segreto di pulcinella. Le piattaforme sono private e dunque decidono chi, come e cosa. Non vige la democrazia né tantomeno la legge del suolo su cui poggiano i piedi. Gli Stati possono normare tutele come in questo caso, ma l’azienda può decidere semplicemente di non usare quel contenuto (…). Sappiamo tutti che Meta, Google o TikTok sono privati, ma nel nostro utilizzo quotidiano ne interpretiamo i comportamenti come spazi pubblici regolati da ciò cui siamo abituati. In questo verso non possiamo che domandarci quanta e quale sia la ‘giusta cessione' del contenuto in carico alle piattaforme che, al contrario di internet, sono infrastrutture chiuse in cui regna l’assolutismo capitalista più o meno illuminato".

"Il problema – continua a Mazza – è che Meta giustamente ha con Siae una negoziazione in corso, che però rappresenta solo un anello della filiera: l'industria discografica, infatti, ha un accordo con Meta per tutti i contenuti discografici e, in rappresentanza, anche con gli artisti, perché le case discografiche hanno diritti di esclusiva con loro. Tutto quello che è online ha una licenza, l'obbligo di Meta è di avere le licenze con tutti gli aventi diritto, ma questo approccio, per cui Meta ha sostanzialmente cancellato tutto, colpisce tutto un settore che, in realtà, ha fatto affidamento sul fatto che avendo una licenza possa utilizzare i contenuti online, così come possono farlo i fan". Un accordo, in fondo, è la soluzione più plausibile e auspicabile: "Penso che si debba trovare assolutamente un accordo e anche in tempi molto brevi, anche nell'interesse dello stesso Meta perché da quello che stiamo vedendo c'è una fuga di massa verso altre piattaforme e non credo sia nel loro interesse avere questa emorragia – conclude il Presidente FIMI -. In futuro la musica sarà silenziata e non ci sarà più la library dei brani e molti fan già protestano che gli è stata tolta la musica, per quello dico che mi sembra una reazione eccessiva".

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