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Cortázar: per i 100 anni dello scrittore “Rayuela” diventa un rap

In occasione del centenario dalla nascita dello scrittore argentino Julio Cortázar, Fabrizio Gabrielli, in collaborazione con Alessandro “Pruno” Prunelli, ha messo in barre tre capitoli del capolavoro dello scrittore argentino “Rayuela – Il gioco del mondo”, trasformandolo in “Rapyuela”.
A cura di Francesco Raiola
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Julio-Cortázar
Julio Cortázar

Se non avete mai letto "Rayuela – Il gioco del mondo", forse la colpa non è vostra. O forse sì, ad ogni modo correte a dargli almeno uno sguardo. Il capolavoro dello scrittore argentino Julio Cortázar è del 1963 ed è uno dei classici della letteratura ispano-americana e mondiale tout court. Chiunque l'ha letto sa la difficoltà che si prova nell'affrontarlo (il libro può essere letto in maniera lineare o seguendo un ordine che lo scrittore ha indicato all'interno del libro), ma anche la bellezza di una sfida che saprà darvi un godimento enorme, come lo stesso scrittore ha scritto:

In quei dieci anni di cui parlo Rayuela è stato letto da un numero inestimabile di giovani in tutto il mondo, molti dei quali erano già impegnati in quella lotta che io ho sposato solo all'ultimo. E mentre i "vecchi", i lettori logici di quel libro sceglievano di starsene ai margini, i giovani e Rayuela hanno dato vita ad una specie di combattimento amoroso, una pugna amara, fraterna e rancorosa al tempo stesso, facendo un altro libro di quel libro, che non gli era stato coscientemente destinato. (via)

Oggi, 26 agosto, Julio Cortazar avrebbe compiuto 100 anni e si terranno festeggiamenti in tutto il mondo. In rete l'hashtag ufficiale è #Cortazar100Anos e i social dei tre principali editori italiani dello scrittore spagnolo, ovvero Einaudi, Voland e Sur Edizioni (uscita da poco con "Chi scrive i nostri libri" – un estratto del libro è sempre sul sito dell'editore -, secondo volume della raccolta epistolare dello scrittore argentino, che questa volta raccoglie le lettere indirizzate a editori e amici che hanno come oggetto il lavoro editoriale) sono quasi totalmente dedicati a questo appuntamento.

Che Cortázar fosse un appassionato di musica e jazz in particolare (la sua discografia constava di circa 6/7 mila tra dischi e cassette) non è un mistero per chiunque abbia letto qualcosa di suo, e non è un caso che uno dei suoi racconti più belli resti senza dubbio "Il persecutore", basato sulla vita di Charlie Parker, che ha come protagonista il sassofonista Johnny Carter. "Il jazz ebbe una grande influenza per me (…), il fluire dell'invenzione continua mi sembrò una lezione per la scrittura, per darle libertà e non ripetere le partiture" disse lo scrittore.

L'amore per Cortázar e quello per il rap ha spinto lo scrittore Fabrizio Gabrielli (ex rapper) in collaborazione con Alessandro “Pruno” Prunelli a mettere in musica (barre, per la precisione) tre capitoli di Rayuela (il settimo, il sessantottesimo e il novantaduesimo), chiamando il pezzo, ovviamente, Rapyuela: "Per leggere Rayuela mi sono preso un mese di ferie dal lavoro. Non facevo nient’altro che alzarmi, fare colazione, leggere Rayuela. Poi pranzavo e leggevo Rayuela, fino all’ora di cena. Rayuela come digestivo" scrive in un pezzo sul blog di Sur Edizioni in cui spiega:

Con Alessandro «Pruno» Prunelli – un baluardo della old school, che oltre a essere un grande amico è il mio dj e producer di riferimento – ci siamo messi in testa di fare un rap su Rayuela: lo abbiamo voluto chiamare RAPYUELA. Non siamo i primi ad aver campionato la voce di Julio, l’hanno già fatto i Gotan Project, né ci arroghiamo la primazia della trasposizione in musica di brani di Cortázar – la cubana Jamila Purofilin ha intessuto uno spettacolo musicale sulle poesie del Gran Cronopio.

Il brano potete sentirlo qua sotto.

Testo (via)

«Tocco la tua bocca, la disegno con un dito
col fremito inedito di chi ha capito già
da una riga, una ruga, peculiarità
bocca scelta tra le bocche con
sovrana libertà.
Ogni sillaba che sibili sobilla gl’animi
vienimi vicina, uncinami, divorami.
Occhi dentro gl’occhi c’inventiamo giochi
vicini, più vicini finché siamo due ciclopi.
Ci baciamo a bocca piena di fiori e pesci,
inafferrabili sghimbesci, come riesci
a mescidare il gusto di frutta matura con il
movimento vivido di una fragranza oscura?
Una sola saliva, un solo sapore,
tu che tremi come luna dentro al mare;
e se ci mordiamo dolce è il dolore
come il respiro in sincro mentre muore.».

Refrain

«Ogni volta che il noema mi amàli
soggiungono clamìse, sossàli e selvaggi ambani
e se cerco di loquire le incopelùse
t’avviluppi in grimaudo lamentoso.
Di nioremi d’argatesi è già fitto il cielo
quando t’invulsini di fronte al novèlo:
senti come si specunnano le arniglie
redduplinandosi ci spingono a restare svegli.
Noi due insieme trimalciato d’ergomanina,
fillule di cariconcia, più adrenalina;
avvolpati insieme nella cresta del morelio siamo
stervorosa convalcante di materglie,
esproemi in surrumitica argopausa: Evoeh!,
perlacei marilii cui trema il troc – come se
già vinte le marpenne del pìnnice si ressoglia
carenia crudele che oltre ogni limite artavaglia.».

Refrain

«Abituato al corpo tuo, ai tuoi ritmi,
di colpo un diverso mareggio, nuovi automatismi.
Illusione e delusione di passare da una bocca all’altra,
da partecipe a distratta.
Un sollecito irrisposto, nuovi bisogni;
altri codici simbolici, altri sogni.
Chiavi e cifre che nasceranno da capo,
il tuo collo, consistenza odore e forma dell’incavo.
Come ridi o supplichi, come sospiri,
le dita stuzzichi, fai mille giri:
nulla più coincide pur essendo uguale,
rinasce nuovamente, perché è immortale.
È l’amore e gioca sempre a reinventarsi,
oggi è quaggiù, domani già catarsi.
Prima e dopo il mondo in pezzi; lo stesso
solo il piacere dell’ultimo palpito del sesso.».

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