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Coez: “Lotto per far coesistere le mie due anime, quella rap e quella più larga”

Dopo l’uscita nel 2021 di “Volare” e il tour nei club, Coez riparte con il tour di “Essere liberi”, titolo del singolo che l’ha anticipato. L’intervista qui.
A cura di Vincenzo Nasto
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Coez 2022, foto di Claudio Rosa per Fanpage
Coez 2022, foto di Claudio Rosa per Fanpage

Un ritorno al passato annunciato, non solo musicale, quello di Coez con il suo progetto "Volare". Il cantautore è ritornato a suonare nei club con un disco che in potenza, soprattutto nella prima parte del progetto, riuscisse a coinvolgere maggiormente il pubblico in un luogo chiuso. Fino l'arrivo di "Essere liberi", il singolo pubblicato lo scorso 20 maggio, che oltre ad aprire la stagione del tour estivo, gli ha dato anche il nome, ovvero "Essere liberi tour". Una canzone scritta dopo poco l'uscita dell'album e che racconta la voglia di lasciarsi indietro un periodo difficile: "L'ho scritta subito dopo l’uscita dell’album, aspettavo di fare la prima ondata di tour nei club, ma poi ci hanno rinviato. Ero un po’ demoralizzato, infatti il pezzo non è allegrissimo. L’ho chiamato così anche per buon auspicio per il futuro" ha detto Coez a Fanpage.it. Nel frattempo, il mondo della musica sta evolvendo anche attraverso le piattaforme social, come TikTok, uno strumento non per forza visto con un'accezione negativa: "Credo che in generale, appena i genitori hanno conquistato Instagram, i ragazzini si sono spostati su TikTok. Nessuno vuole fare la figura dello scemo, con il padre che lo segue". Dal ritorno dei Brokenspeakers al rapporto con Neffa, l'intervista a Coez qui.

È passato un anno da Volare: come ti è sembrata questa prima parte?

Sono stato contento di tornare a "Volare" (ride n.d.r). No scherzo, però sono contento di esser tornato nei club con questo disco. Credo fosse la dimensione più adatta per quest’album, soprattutto la prima parte del progetto. Credo che chi sia venuto, abbia capito un po’ la scelta. Il tour estivo però sarà completamente diverso.

Un tour estivo che parte anche dalla pubblicazione del singolo “Essere liberi”: quando è nato questo brano e come si incastra con il disco?

L'ho scritta subito dopo l’uscita dell’album, aspettavo di fare la prima ondata di tour nei club, ma poi hanno rinviato tutto. Ero un po’ demoralizzato, infatti il pezzo non è allegrissimo. L’ho chiamato così anche per buon auspicio per il futuro e dopo ho pensato in maniera spontanea potesse diventare il titolo del tour estivo.

Ritornando a Volare e a come il pubblico lo ha recepito, cosa pensi delle polemiche sul ritorno al rap, citato anche in “Come nelle canzoni” quando canti: “Il rumore nella testa non finisce mai, ti prende tutta male se torno a rappare”?

Credo che ognuno di noi ha una croce, anche se stiamo parlando di musica. È giusto che in tanti mi abbiano conosciuto dopo gli esordi rap e quindi non conoscono quella mia parte. Capisco che un pezzo come "Wu-Tang" abbia fatto storcere il naso ad alcuni, mentre ad altri ha fatto solamente piacere ma la mia lotta è far coesistere le due anime, quella rap e quella della canzone allargata.

Un mix che è possibile ritrovare nei tuoi ultimi progetti.

Credo che in ogni disco ci siano delle canzoni che faticherò a togliere dal mio repertorio ma non credo che ci sarà mai l’album che tra 10 anni vedrò e dirò: "Mi è riuscito alla perfezione". Comunque bisogna ancora spiegare che ho quest’anima rap, è un po’ un conflitto che mi porto avanti da tutta la carriera. Ma anche dai conflitti, nascono cose belle.

Ritornando al periodo 2016, all’esplosione della trap, sei stato l’unico che invece di seguire la tendenza ha trovato una propria strada, una propria forma canzone, un suo spazio.

Magari anche io ho beccato una tendenza, basti pensare da quanti anni facevo dischi in una direzione e poi sono esploso quando sono uscite le playlist indie. Chiaramente era difficile uscire fuori facendo qualcosa di solo mio. Ce l’ho fatta facendo qualcosa che non andava “di moda”, ma a un certo punto la moda è passata anche di là. L’importante è fare canzoni che poi ti piacciono: in ogni disco ci devono essere tre o quattro canzoni che riesci a portarti avanti nel repertorio.

Bisogna non farsi travolgere dall’onda.

Le alte e le basse maree capitano a tutti, l’importante è continuare a fare.

Sempre di più, negli ultimi mesi, i processi di distribuzione musicale legati a TikTok stanno influenzando la musica, ma anche il rapporto degli artisti con la piattaforma. Cosa ne pensi?

Penso che in generale i social debbano essere utilizzati per la comunicazione sulle uscite e per i contenuti più o meno divertenti. Ormai TikTok ha una brutta nomea, ma non vedo differenze tra quella bacheca e quella di Instagram. Il materiale buono si trova ovunque, come è vero il contrario. Mi ricordo quando i miei familiari sono arrivati su Facebook, mi sono spostato su Instagram. Appena i genitori hanno conquistato Instagram, però, i ragazzini si sono spostati su TikTok. Nessuno vuole fare la figura dello scemo, con il padre che lo segue.

E tu come lo utilizzi invece?

Io non sono un genio dei social, però non credo che TikTok sia destinato solo ai giovanissimi. Tra qualche anno Instagram potrebbe essere quello che oggi è Facebook, ma continuerà ad avere i suoi utenti. Poi ci sta che i giovanissimi creino le tendenze, è sempre stato così. Pure nella musica è così.

Sottotono, Club Dogo, One Mic: una reunion dopo l’altra che porta tutto a una domanda: potrebbero ritornare i Brokenspeakers?

Due di loro non sono più attivi, infatti gli ho scritto io le strofe del brano che abbiamo fatto assieme. Non penso che riuscirei a fare 30 strofe di un disco (ride n.d.r). Sono fighe queste reunion, ma noi abbiamo fatto un ultimo disco in cui eravamo consapevoli delle direzioni diverse che stavamo prendendo. Invece di attendere un po’, come hanno fatto gli altri gruppi, noi abbiamo deciso di scioglierci, rimanendo vicini, infatti sono rimasti il mio gruppo di amici.

Ci racconti com’è nato il brano “Aggio Perzo ‘o Suonno” con Neffa e qual è il vostro rapporto, adesso che lui è tornato un po’ come un padre della scena?

Scrissi la mia strofa sul suo ritornello, chiesi a TY1 di mandarmi la strumentale e mi rispose che non avrebbe potuto prima di un paio di giorni, anche perché era un giro d’accordi di Neffa. Io però avevo la fotta e la scrissi nel giro di un paio d’ore, non feci passare la notte. Fare un pezzo con Neffa è sempre stato il mio sogno, e averlo nel mio disco ancora di più. Il pezzo del mio disco l’ho scritto su un sample di “Stare al mondo” del suo album "Chicopisco".

Intervista di Francesco Raiola e Vincenzo Nasto.

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