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Cinque canzoni per amare Jeff Buckley, a 20 anni dalla morte

A 20 anni dalla morte Jeff Buckley continua a essere un vero e proprio punto di riferimento per moltissime persone che trovano nella sua voce e nella sua capacità interpretativa (racchiuse nell’unico album in studio “Grace”) quel qualcosa in più che lo ha reso un idolo nonostante la scarsa discografia.
A cura di Redazione Music
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La copertina di "Grace" di Jeff Buckley (particolare)
La copertina di "Grace" di Jeff Buckley (particolare)

Diventare un mito con un solo album alle spalle non è cosa per molti. Lo è, però, per Jeff Buckley, un talento cristallino che 20 anni fa il Fiume Wolf, affluente del fiume Mississipi – nelle cui acque aveva nuotato già altre volte – portò via all'età di 30 anni, a causa probabilmente dei vestiti e degli stivali indossati, che, complice un gorgo, gli sarebbero stati fatali . Quell'album che oggi tantissimi amanti della musica apprezzano è una gemma di rara bellezza e uno dei motivi per cui, musicalmente, la perdita di Buckley colpisce ancora di più: un album che spazia, racchiudendo veri e propri capolavori, suoi e non, come la versione di "Hallelujah", canzone di Leonard Cohen che molti, come capita in altri casi, pensano sia originale del figlio d'arte. Jeff, infatti, era il figlio di Tim Buckley, forse uno dei maggiori cantautori rock che la Storia abbia prodotto.

Lontano dalle corde del padre, in "Grace" Jeff Buckley mette in mostra una voce e una capacità interpretativa che lo rendono uno dei maggiori interpreti che il rock abbia visto, alternando ballate pop rock a canti come quello preso in prestito da Cohen. L'album, prodotto dal cantante e da Andy Wallace (che aveva lavorato con tantissimi artisti, tra cui i Nirvana di "Nevermind"), però, visse una crescita lenta, ricevendo le prime soddisfazioni in Australia e vendendo poco subito dopo l'uscita – toccò la posizione numero 149 nella classifica Billboard -, prima di diventare pian piano quello che oggi è considerato uno dei migliori album della storia della musica mondiale, alimentando il mito di Buckley, che morì, appunto, quel 29 maggio del 1997, quando era al lavoro su quello che avrebbe dovuto essere il seguito di quell'esordio.

Spesso qualcuno ha provato a insinuare il dubbio che la morte del cantante non fosse stata casuale, ma come ha spiegato anche la madre, si sbagliano: "Abbiamo un verbale della polizia e un referto medico, oltre a testimoni oculari che provano che è stato un annegamento involontario e che Jeff era in buone condizioni mentali prima dell'incidente". Dopo la sua morte è stato pubblicato l'album postumo "Sketches For My Sweetheart the Drunk" oltre a vari live e nuove versioni di "Grace".

Se non abbiate idea di chi fosse Buckley, forse è il caso di provare a dare un ascolto a qualcuna delle sue canzoni. È complesso sceglierne 5 canzoni, ma ci proviamo:

Lover, You Should've Come Over

Hallelujah

Last Goodbye

Grace

Mojo Pin

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