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Ciccio Merolla suona una ragazza in ‘O Bongo e diventa virale: “I miracoli del web”

Con un video in cui usava una ragazza come percussione Ciccio Merolla è diventato un fenomeno del web e quel video, che lanciava il singolo ‘O Bongo, ha ottenuto milioni di visualizzazioni. Abbiamo fatto qualche domanda al percussionista napoletano, però, da anni porta avanti un discorso musicale che l’ha reso uno dei maggiori artisti nazionali.
A cura di Francesco Raiola
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Ciccio Merolla è da anni uno dei percussionisti più apprezzati del Paese, eppure per trovare una notorietà ancora più ampia ha dovuto aspettare una trovata, un'idea nata come un gioco e diventata virale in pochissimo tempo, al punto da raggiungere un numero di visualizzazioni incredibili su Facebook (27 milioni di visualizzazioni) e Youtube (500 mila). Qualche mese fa, infatti, il musicista napoletano pubblico questo video in cui usava una ragazza come percussione suonando ‘O Bongo. Da lì è stato un continuo incremento di visualizzazioni, che l'hanno portato a ritirare un Premio al Mei, il Meeting delle Etichette Indipendenti che si è svolto lo scorso weekend. In attesa dell'uscita del suo prossimo album, con il suo progetto ‘Merollasolo'  porta avanti uno spettacolo pensato per dare dignità a uno strumento che ‘troppo spesso è considerato come un semplice strumento da accompagnamento, invece è la base della musica'.

Ciccio Merolla, 27 mln di visualizzazioni su Facebook, 500 mila su YouTube. Un successo incredibile che, forse, non t’aspettavi potesse arrivare a questo punto. O sì?

Sono i miracoli del web, spero si capisca che il video che è diventato virale, ovvero quello in cui suono sul corpo di Ornella Varchetta, è stato messo in rete anche un po’ per scherzo, per regalare una chicca ai miei fan, insomma per gioco. Anche per vederne le reazioni del pubblico, certo, ero curioso, devo ammetterlo, ma pensare di poter arrivare a questi numeri… e chi lo immaginava!

Come nasce l’idea di ‘O Bongo?

Prima di essere una canzone, ‘O Bongo è stato il tormentone di tutta una vita, fin da piccolo gli inviti alle feste erano sempre accompagnati dalla frase ‘Ciccio porta con te il bongo che poi ci devi suonare qualcosa'. E’ insomma la croce e delizia di tutti i musicisti ed è parte della mia vita che ho voluto raccontare in una canzone ironica e divertente. Il concetto è stato poi tradotto in immagini nel videoclip firmato dai Manetti Bros e Claudio D’Avascio in cui io rappresento soltanto la colonna sonora di un incontro amoroso, magra consolazione! Mentre il protagonista del video, Ciro Petrone, fa i fatti, io continuo a suonare ‘O bongo!

Fermo restando la soddisfazione per un successo del genere, è anche vero che tu sei parte attiva e importante da tempo del panorama campano e nazionale… eppure c’è voluto questo colpo di genio per sfondare alcune barriere.

La vita è un viaggio, un percorso, in un anno può succedere tutto quello che non accade in una vita intera, in alcuni casi lo scenario cambia in un attimo. Ho sempre dato il massimo, quando suono, quando scrivo e soprattutto quando studio, la disciplina fa parte della mia vita da sempre, è normale che quando diventi un po’ più conosciuto, per un gioco, la cosa ti spiazza, e sorridendo pensi che non bisogna mai prendersi troppo sul serio, poi diventi serio e pensi che dopotutto, la musica ti ripaga sempre, anche in modi inaspettati. Una cosa è sicura, ogni volta che suono, in qualsiasi posto o superficie possa suonare, ho sempre dato il massimo e continuerò a farlo, anche nel caso di un corpo umano, anche se si trattava di un gioco, ho suonato con la stessa energia e la stessa passione che metto in tutti i miei concerti, e penso che questo sia stato percepito dal pubblico ed è quello che alla fine conta davvero.

Sei stato al Mei, dove hai ritirato il premio per il video. Che esperienza è stata? Che feedback hai avuto?

E’ sempre molto bello incontrare i miei colleghi, è stato divertente trascorrere molto tempo insieme a Roy Paci e Tommaso Zannello alias il Potta, due musicisti che ho sempre stimato, ma al di là dell’atmosfera di festa che ho respirato, c’è stata emozione. E’ bello ricevere un riconoscimento per il tuo lavoro. Quando fai parte del mondo della musica indipendente non è mai scontato avere delle attenzioni, ricevere premi. Chi fa musica autoprodotta come me, conosce bene i sacrifici che c’è dietro ogni progetto e quando ti premiano per questo, vale doppio.

A cosa porterà questo singolo? Raccontaci cosa succederà nelle prossime settimane/mesi.

Durante l’estate, per la promozione del singolo ho girato un po’ e finalmente da pochi giorni sono rientrato in sala per continuare la lavorazione del nuovo disco. Il prossimo singolo sarà totalmente diverso dall’ultimo, ma come è successo per ‘O Bongo, le sperimentazioni non si fermano e il lavoro che faccio con il mio team è sempre improntato sulla contaminazione tra la musica etnica e l’underground che poi sono entrambi parte di me, come le due facce della stessa medaglia.

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Sei attore in ‘All Night Long’ di Gianluigi Sorrentino, collabori con i Manetti Bros. Musica e cinema, per te, la tua carriera, sembrano quasi inscindibili…

Anche quando scrivo i miei pezzi cerco sempre di interpretare un ruolo che può andare dal boss alla vittima della camorra, quindi per me recitare è una cosa molto naturale. Inutile dire che lavorare con Gianluigi Sorrentino insieme a Nto’, Clementino e gli altri è stato come sentirsi a casa, siamo stati una grande famiglia fatta di amici veri. Anche la collaborazione con i Manetti nasce da un rapporto di stima reciproca che poi si è trasformata in una grande amicizia, prima sul set di Song ‘e Napule, poi in Rex e sul set dell’Ispettore Coliandro, l’ultima fiction che abbiamo girato lo scorso agosto. Sono dei grandi professionisti che ti mettono a tuo agio e sul set con loro il divertimento è assicurato.

Ci racconti il progetto Merollasolo, condensazione del concetto di percussioni e ritmo?

“Merollasolo” è un live in cui sono totalmente solo con le mie percussioni, è un progetto musicalmente ambizioso nella sua semplicità, ma è soprattutto un modo di dare dignità allo strumento percussivo che, qui in Italia, troppo spesso è considerato come un semplice strumento da accompagnamento, invece è la base della musica. Il pubblico si lascia coinvolgere in queste sonorità proprio perché il tamburo e di conseguenza il ritmo, è una cosa che appartiene a tutti, nasce con l’uomo ed è sempre dentro ogni essere umano e nell’universo stesso. E’ una questione di cuore, se sei in armonia con te stesso e con l’ambiente il tamburo puo’ diventare un’ arpa, una chitarra, un pianoforte e molto altro.

Fai parte di una scuola, quella napoletana, che vanta percussionisti incredibili. E Napoli è parte integrante della tua musica, ci racconti il tuo rapporto con la città? (Penso, ad esempio, anche a Fratammè e al progetto video/foto che c’è dietro)

Tutti i percussionisti della scuola napoletana e non, sono tutti miei maestri, da Gegè di Giacomo (tutte le scene in cui suono gli oggetti nel video di ‘O Bongo sono dedicate al suo genio) a Tullio De Piscopo, da Tony Esposito a Giovanni Imparato, ognuno rappresenta un modo diverso di fare musica ad altissimi livelli. Per quanto riguarda la lingua napoletana, faccio il rap in dialetto e parlo in napoletano, sono fiero delle mie radici, il legame con la mia città è la mia fonte di energia, il punto da cui sono partito e non lo rinnegherò mai, ma nelle mie canzoni, non parlo solo di Napoli, racconto storie che si possono trovare in qualsiasi altra parte del mondo. I protagonisti delle mie canzoni, pur essendo ambientate geograficamente a Napoli, penso a Fratamme’ o Femmena Boss, rappresentano delle categorie di persone, sono vittime e carnefici, io ne racconto la sofferenza sia nell’una che nell’altra parte. Con una speranza: quella di estirpare il male in ogni sua forma.

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