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Chi ha ucciso Michael Jackson? Storia di processi ancora in corso

Un’odissea processuale, la famiglia Jackson va oltre le responsabilità del dottor Murray, che sconta una pena per omicidio volontario. Alle spalle ci sarebbe l’AEG alla quale viene richiesto un risarcimento che va dai 4 ai 40 miliardi di dollari: quanto Michael avrebbe prodotto per tutta la vita.
A cura di Andrea Parrella
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La querelle giudiziaria sulla morte di Michael Jackson avrebbe al centro quest'uomo, quello in foto, ovvero Conrad Murray, il medico che sta scontando una pena per omicidio colposo a causa di un'overdose di propofol. Ma la vicenda non è così semplice, bensì in continua evoluzione. continua e, in effetti, pare non essere che alle sue fasi primordiali. Le versioni, teorie cospirative, ipotesi di ogni tipo hanno contrassegnato un trapasso che di chiaro ha veramente ben poco. Nello specifico, quanto accaduto la sera della morte di Jackson è stato ricostruito in maniera piuttosto dettagliata, il problema è capire chi ci sia all'origine di tutto. Ad essere incriminate sono quelle somministrazioni di propofil, un calmante che il dottor Murray ha somministrato per stimolare sonno al cantante, in maniera alternata rispetto ad eccitanti per far sì che potesse sostenere le intense prove per la serie di concerti a Londra.

Un risarcimento da capogiro – Al centro dell'incertezza c'è proprio questa serie di concerti e la società che si occupava dell'organizzazione, la AEG, la quale avrebbe doveva produrre il tour This is it e ha tratto dalla morte del cantante un cospicuo vantaggio economico. La famiglia di Michael Jackson guarda all'AEG per lo sviluppo legale della faccenda, con la madre di Jacko, Katherine, in prima fila a battagliare: l'accusa ritiene responsabile l'AEG di frode, negligenza, inflizione di stress emotivo e cospirazione civile, elementi che avrebbero condotto alla morte la pop star e chiede il risarcimento di tutto quello che Jackson avrebbe potuto produrre per il resto della sua vita (una cira che va dai 4 ai 40 miliardi di dollari). Il dottor Murray, secondo un contratto emerso solo dopo la morte del cantante, sarebbe stato ingaggiato dall'AEG, e al tempo si trovava in grosse difficoltà economiche. Sia Murray che l'organizzazione, per quanto predicassero uno stato di salute ottimale del cantante, erano perfettamente a conoscenza di condizioni psicofisiche pessime del cantante.

La difesa dell'AEG – Attualmente il medico continua a sostenere di essere sostanzialmente un capro espiatorio, che per quanto sia stato accusato dai giudici di "pazzie mediche", non sia responsabile di quella che non sarebbe una morte naturale. Una mossa che tenta, più che di scrollarsi totalmente di dosso la responsabilità di un errore medico, di evidenziare che alle spalle di tutto ci sarebbe qualcosa di più grosso. L'ipotesi più grossa che circola è quella che l'organizzazione dei concerti fosse basata su un impegno contrattuale (quello delle 50 date) che gli stretti collaboratori di Jackson affermano non sarebbe mai stato concordato. E da qui la preoccupazione principale del cantante, che non si sentiva in grado di sostenere una tale impresa. C'è chi ha sostenuto che in realtà tutta l'operazione non fosse orientata ad altro che a rovinare economicamente il re del pop. Al contempo la difesa dell'AEG muove i suoi primi passi da questioni sostanziali: primo il fatto che l’artista era pieno di debiti al momento della firma del contratto e con una reputazione devastata dall’ultimo processo per pedofilia che nel 2005 che si concluse con la piena assoluzione; poi, in secondo luogo, quanto specificato dall’avvocato Panish: "Tutti erano al corrente del fatto che Michael era dipendente da farmaci, la Aeg non poteva non saperlo".

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