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Chi è Gabriele Ciampi, il compositore che ha suonato per Obama e Papa Francesco

Gabriele Ciampi è un compositore italiano che nelle scorse settimane ha pubblicato il nuovo album “In Dreams Awake”, ma che è sulla bocca di tutti per il suo invito a suonare alla Casa Bianca e per l’incontro con papa Francesco, a cui ha dedicato una composizione.
A cura di Francesco Raiola
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Gabriele Ciampi (foto di Giulia Marangoni)
Gabriele Ciampi (foto di Giulia Marangoni)

Una vita passata tra gli strumenti musicali grazie all'attività di famiglia e una predisposizione che l'ha portato a suonare alla Casa Bianca e a incontrare Papa Francesco. Gabriele Ciampi è un pianista e compositore italiano che, con "In Dreams Awarke", sta realizzando i propri sogni e dando un po' di risalto alla cultura classica italiana nel mondo. Un "cervello in prestito" e non in fuga, come si definisce lui stesso che da 4 anni vive a Los Angeles e con cui abbiamo parlato di innovazione e tradizione nella musica, di fruizione della musica classica e degli incontri che gli hanno cambiato la vita.

Il 2016 sta terminando, eppure per lei c’è la possibilità che questo – e lo scorso – siano stati due anni, come dire, trampolino verso qualcosa di ancora più grande, no?

Due anni straordinari in cui il sogno inizia a materializzarsi. Dal punto di vista artistico per me il sogno in America si è realizzato nel momento in cui sono entrato alla Casa Bianca, nel momento in cui è arrivata la lettera di Michelle Obama e nel momento in cui ho toccato la porta dello Studio Ovale: quel momento per un artista è intramontabile, una grande esperienza dopo 4 anni di duro lavoro che mi ha dato la forza di continuare a crederci. L’America è considerato il paese delle grandi opportunità, ma anche dell’esasperata competizione, che genera forti stress e a volte anche fallimenti. Personalmente, anche se ho duramente conquistato il consenso americano in questi anni, non mi sono mai lasciato intimorire o demoralizzare dalla possibilità di non farcela: le difficoltà che ho incontrato mi hanno dato, al contrario, la forza e la determinazione di proseguire senza mai voltarmi indietro. Spero che questa mia esperienza sia uno stimolo per altri giovani musicisti italiani che hanno progetti ambiziosi da realizzare.

“In Dreams Awake” è il suo secondo lavoro, ma il primo per una major: come è andato questo primo mese di pubblicazione?

Con "In Dreams Awake" continua il lavoro iniziato con il primo Album "The Minimalist Evolution", la ricerca verso l'Essenziale da un punto di vista armonico e melodico. Scrivere musica con il materiale essenziale e trasmettere un messaggio con poche note è al cosa più difficile per un compositore, ci vuole un istante per scrivere tante note sullo spartito ma ci vogliono giorni, settimane e mesi per decidere quali note eliminare. Lavorare con una Major non è e semplice, ci sono tanti aspetti legati al progetto da considerare e approfondire. Sono contento di aver avuto piena libertà per quanto riguardo la produzione artistica e questo "essere indipendenti" credo sia l'aspetto più importante per ogni artista. Io produco la mia musica e Universal si occupa della commercializzazione, due lavori diversi che non dorrebbero mai sovrapporsi. Essere libero artisticamente permette di esprimere al meglio un messaggio, una emozione che si ha dentro. Nel processo creativo non esistono regole "di mercato", bisogna solo seguire il proprio stato d'animo e trasmettere in musica quello che non si può spiegare con le parole. La libertà creativa è fondamentale per far esprimere al meglio un artista che ha il dovere, proprio perché avendo una predisposizione è un privilegiato, di imporre e cambiare il mercato: adeguarsi al mercato vuol dire non essere originali e quindi non essere innovativi musicalmente. Si possono vendere molti dischi adeguandosi al mercato ma non si lascerà mai un segno nella storia della musica. Chi compone e produce deve rischiare, giocare sui contrasti i e rendere possibile quello che sulla carta è un Tabù: una ricerca continua, uno studio senza fine che deve partire ad una perfezione stilistica che al tempo stesso non è mai raggiungibile.

Ciampi, uno sente “musica classica/contemporanea” e si aspetta qualcosa di difficile fruizione per il ‘gusto comune’, invece le sue canzoni sono piene di suoni attuali. Ci racconta questo suo album?

Non esiste innovazione senza tradizione. Lo studio del passato permette di creare musica in età contemporanea. La genesi di un brano è un processo molto complesso, che si sviluppa attraverso la scrittura in note di quelle sensazioni che provo in un determinato momento della mia vita quotidiana. Il disequilibrio interiore è alla base del processo creativo, vivere in una realtà che non è la mia e lontano dalle mie origini crea una sensazione di disagio costante che però allo stesso tempo facilita la produzione artistica. Ogni singola idea appuntata su uno spartito può essere la scintilla che accende  il fuoco e crea la genesi di una nuova composizione. Il Classicismo è la base per costruire il futuro: per me il terreno su cui costruire l'evoluzione del proprio linguaggio compositivo è l'assoluta conoscenza delle regole, conoscere gli schemi permette di disobbedire alle regole stesse e creare il proprio stile: la musica non si improvvisa, si studia e più si ha talento e più si deve studiare perché ogni artista di talento ha il dovere di provare a creare qualcosa di innovativo che possa contribuire all'evoluzione del linguaggio musicale.

Il suo sangue è, artisticamente, blu: ci racconta come avviene la sua crescita musicale? Qual è stato il suo primo innamoramento artistico e come si è alimentato fino a portarla a dove è adesso?

Venendo da una famiglia dal 1945 impegnata nel campo dei pianoforti (con negozi a Roma) era doveroso da parte mia provare almeno ad avvicinarmi alla musica. Per essere sincero i miei genitori non mi hanno mai forzato, al contrario sono stato io ad esprimere la volontà di iniziare lo studio di uno strumento. Fin dai primi mesi di lezioni ho manifestato interesse verso la teoria e il solfeggio, verso le regole e tutto quello che determina la genesi di un brano. Avevo capito che non era il pianoforte (come strumento) la mia passione e dopo qualche anno decisi di iscrivermi alla classe di composizione al conservatorio di Roma. Dopo 6 anni bellissimi decido di entrare nell'azienda di famiglia e dopo 10 anni di lavoro con i miei genitori e mio fratello Matteo decido di tornare al mio primo amore, la musica scritta, le note, la composizione. Vengo selezionato alla UCLA di Los Angeles e nel 2012 decido di partire, pronto ad iniziare una nuova avventura. Sono stato fortunato ad aver avuto l'opportunità di studiare in Italia e in America, ho ricevuto una formazione classica tipica della scuola del Conservatorio e un approccio più moderno alla composizione, tipico della scuola americana. Queste due scuole antitetiche hanno creato quella apertura mentale necessaria durante il processo creativo. Anche se vivo stabilmente a Los Angeles da quattro anni, ho sempre nostalgia del mio Paese e provo una grande gioia ogni volta che ritorno in Italia. Come ho sempre detto, non mi considero un “cervello in fuga”, ma semplicemente “un cervello in prestito” e mi auguro di poter tornare un giorno in Italia e dare un contributo artistico nel campo musicale. Dal punto di vista artistico, l’Italia è molto apprezzata all’estero, soprattutto per la serietà, il prestigio e la preparazione dei musicisti diplomati presso i Conservatori e le Accademie Italiane. In America, al contrario, non è richiesto uno studio accademico elevato, poiché prevale la preparazione pratica alla vita lavorativa. Secondo la mia esperienza, aver avuto la possibilità di unire la preparazione accademica italiana  a quella Americana, di stampo più moderno, mi ha permesso di sperimentare un nuovo stile compositivo volto alla ricerca all’essenziale.

Musica a parte si è parlato molto di lei per due incontri particolari: il primo è quello alla Casa Bianca. Insomma, ha incontrato Barack e Michelle Obama, suonando per loro, ci racconta come ci è arrivato e soprattutto quello che è accaduto?

Tutto è iniziato quando La First Lady, Michelle Obama, ha ricevuto il mio primo disco “The Minimalist Evolution” e mi ha invitato successivamente ad esibirmi alla White House. Certamente l’America è ancora la terra delle grandi opportunità, ma anche delle contraddizioni, il Paese in cui è possibile tutto e il contrario di tutto. Se hai un progetto valido e ambizioso, certamente avrai l’occasione di poterlo realizzare, ma se non sarai in grado di accettare la sfida e metterti in competizione, allora la sconfitta è facilmente prevedibile. Qualora ciò accadesse, l’importante è rialzarsi subito e continuare a “camminare”, secondo il motto americano Never Give Up! Michelle Obama, durante il mandato presidenziale di Barack Obama, ha dato un grande impulso alle arti e alla musica. Ed è per questo che, indipendentemente dal risultato elettorale, la popolarità di Michelle lascerà un segno nella storia degli Stati Uniti. Personalmente mi auguro ci sia continuità ed attenzione alla musica, considerata da sempre arte nobile che merita di essere valorizzata al meglio.

Il secondo è stato, invece, quello con Papa Francesco, a cui ha donato anche una copia del suo album: questo, forse, è stato più veloce, ma non meno intenso, giusto?

Un uomo straordinario dal grande carisma e dall'immensa umanità. Non scorderò mai il 9 novembre, giorno in cui ho abbracciato il Santo Padre e in cui ho capito la Sua forza spirituale. Guardandolo negli occhi ho sentito dentro di me una forte scossa, anche con poche parole mi è arrivato un messaggio fortissimo: "Continua e non ti fermare" , questa frase non la dimenticherò mai e in quel momento le parole del Papa mi hanno trasmesso nuova energia e ulteriore motivazione.

Lei ha anche scritto un brano, “Preludio per due violoncelli”, dedicato proprio al Papa. Come si scrive un pezzo per il Papa?

Il brano dedicato a Papa Francesco, "Preludio per due Violoncelli", è in accordo e sintonia con il suo operato. È un dialogo tra i due strumenti che, grazie all’utilizzo dei diversi registri del violoncello, mette in risalto due diverse sonorità: quella più misteriosa e del registro grave e quella melodica, dolce e profonda del registro medio-acuto. Questo brano vuole essere una risposta al messaggio di misericordia del Santo Padre, messaggio di grande modernità: "Dobbiamo prendere esempio da altre religioni", ha detto  Papa Francesco in occasione dell'apertura del Giubileo Straordinario della Misericordia e questa frase mi ha colpito, parole forti e pesanti come macigni che tendono ad unire culture diverse. Un messaggio di straordinaria attualità. Il prossimo 1 gennaio 2017 a Roma all'Auditorium Parco della Musica in occasione del concerto di presentazione del mio nuovo album In Dreams Awake, avrò l'onore di presentare in anteprima assoluta questo Preludio dedicato al Santo Padre interpretato da due giovani musicisti di grande talento della mia CentOrchestra.

La domanda è generica e usurata, ma stavolta gliela declino in maniera personale: è vero che i giovani sono lontani da questa musica? Cosa fa lei per avvicinarli/si?

Ancora oggi non sono molti i giovani che ascoltano esclusivamente musica classica, ma la maggior parte di loro ascolta vari generi musicali, ampliando così le proprie conoscenze. La musica classica non deve però essere considerata come un genere musicale riservato “ai pochi”, ma deve essere accessibile a tutti. Non bisogna essere grandi musicisti o concertisti per andare ad un concerto, perché quella musica scritta dai grandi compositori del passato e viva ancora ai nostri giorni, è un messaggio per la gente, per il grande pubblico, per arricchire lo spirito. Fortunatamente ci sono degli ottimi segnali di apertura che arrivano dalle grandi istituzioni classiche e dall'ambiente Accademico: ad esempio l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia ha promosso iniziative musicali presso l'aeroporto di Roma; nel mio caso specifico I pomeriggi Musicali a Milano mi hanno invitato lo scorso anno dandomi l'opportunità di dirigere la mia musica insieme a loro, direi quindi segnali importanti di cambiamento che fanno ben sperare per il futuro.

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