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Cher torna in tour: “Costretta a dipendere dagli uomini, ma sono fortunata”

Dopo aver detto stop ai tour Cher ci ricasca e torna a portare la sua musica sui palchi col tour “Dressed To Kill”. Per l’occasione si racconta e parla dei suoi esordi, di come cambia la musica ma anche dell’aiuto della chirurgia estetica e dei gay che l’hanno sempre sostenuta.
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Cher

Cher è tornata in tour dopo che quasi dieci anni fa ci aveva messo una pietra sopra con una tournée d'addio. Si chiama "Dressed To Kill" lo spettacolo messo su per il ritorno sulle scene: "Oddio, ce la farò? Il 20 maggio compio sessantotto anni e le ossa cominciano a scricchiolare. A questa età ogni cosa arriva inaspettata, come un dono" ha detto la cantante in una lunga intervista a Repubblica. La cantante ormai fa parte della storia della musica mondiale, fin dai tempi in cui cantava in duetto col marito Sonny Bono in quella che è una delle coppie storiche del pop mondiale. Coppia che scoppierà dopo 13 anni ma che non fermerà la carriera di quella ragazza californiana che da sempre aveva Hollywood nel cuore e nella testa, arrivando in cima alle classifiche musicali e a quelle cinematografiche, fino al punto di aggiudicarsi un Oscar per "Stregata dalla luna": "Volevo far parte di questo mondo. Non era una tentazione ma un'opportunità; già alle elementari ero molto motivata. Poi grazie a Dio incontrai Sonny Bono, uno che conosceva i trucchi del mestiere".

Il suo ultimo lavoro è stato "Closer to the Truth" uscito lo scorso anno ed esattamente 12 anni dopo quello che era il suo ultimo album in studio "Living Proof" e Cher coglie l'occasione per parlare anche di come è cambiata la musica e la sua produzione rispetto ai suoi esordi: "Quando ho cominciato a cantare si registrava su un quattro piste, non c'erano tutte le diavolerie che abbiamo oggi. Ti mettevi davanti al microfono e cantavi; se non andava bene ripetevi l'intera canzone anche cento volte. Il clima fra gli artisti era meno competitivo, non c'erano in ballo tutti questi milioni. Quello della musica era un piccolo business, le star non lanciavano profumi o linee di moda, si investiva tutto nel mestiere, per avere musicisti migliori, coreografi all'altezza, abiti di scena più elaborati" ha detto sempre a La Repubblica la cantante che non ha mai nascosto le sue operazioni di botulino che le hanno permesso di arrivare a settant'anni in ottima forma, rimanendo un sex simbol. Merito della chirurgia, certo, dice, ma anche del Dna e la forma e le condizioni di sua madre e sua nonna stanno là a dimostrarlo: "Mia nonna è morta a 96 anni ed è andata in palestra fino alla settimana prima. Mia madre ha 87 anni ed è una bellissima donna, indossiamo jeans della stessa taglia. Al resto hanno pensato buonumore e successo".

Sono due i problemi che ha incontrato in questi anni: il primo è la (mancanza di) privacy che le ha fatto pensare di mollare tutto, il secondo sono gli uomini e in particolare la mancanza di autonomia: "Avrei voluto essere un'artista più indipendente, invece anche alla mia veneranda età sono costretta a dipendere dagli uomini. Non sono una compositrice, ho bisogno di autori, arrangiatori, produttori; e sono quasi sempre uomini. Sono una donna fortunata, perché in quello che faccio è l'arte che garantisce la libertà e un'eguaglianza che diversamente sono difficili da conquistare". E il suo animo femminista esce fuori più che mai: "Credo che la condizione della donna sia peggiore di com'è sempre stata. Avevamo fatto tanti progressi negli anni Sessanta di cui abbiamo goduto i benefici per almeno due decenni successivi. Poi all'improvviso tutto è crollato (…) Appartengo a una generazione che dava voce alle proteste, che rivendicava i propri diritti. Oggi siamo lenti, la rabbia è repressa". E ringrazia i gay, gli unici che le sono stati veramente vicini in tutti i momenti della sua vita anche quelli più complessi.

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