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Che cos’è l’autotune, l’effetto che salirà anche sul palco di Sanremo

Oltre ai 24 Big in gara al prossimo Festival di Sanremo che si terrà dal 5 al 9 febbraio prossimo, tra i protagonisti ci sarà anche l’autotune, ovvero un software che agisce sulla voce rendendola artificiale. Nato come strumento di correzione dell’intonazione, nel tempo ha assunto sempre più spazio come strumento a sé soprattutto nella trap e nel rap.
A cura di Redazione Music
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Livio Cori al Festival di Sanremo (Lapresse)
Livio Cori al Festival di Sanremo (Lapresse)

Che cos'è l'autotune che sarà protagonista anche al Festival di Sanremo 2019? Nato poco più di 20 anni fa grazie alla Antares Audio Technologies, l'auto-tune è un software nato per correggere l'intonazione dei cantante e aggiustare alcune sporcature della voce, ma nel tempo il suo utilizzo si è ampliato e questo diverso uso permetterà di poterlo vedere anche sul palco del Festival di quest'anno. Il Direttore artistico Claudio Baglioni, infatti, è stato molto chiaro su questo aspetto e durante gli ascolti, quando i giornalisti hanno potuto appurare l'utilizzo di questa strumento in alcune canzoni ha tenuto a precisare che sul palco dell'Ariston l'autotune servirà solo come effetto, insomma, sarà uno strumento come un altro e non avrà alcun effetto sull'intonazione della voce. Tra coloro che ne faranno uso ci sono Livio Cori (in gara assieme a Nino D'Angelo) e Achille Lauro, ma anche il pezzo di Mahmood è pensato con l'autotune, anche se Baglioni ha spiegato che sul palco del Festival il cantante ha scelto di non servirsene (e l'effetto sarà probabilmente quello di ascoltare due canzoni abbastanza diverse tra loro, almeno per quanto riguarda la voce): "Noi l'abbiamo ascoltata come brano in generale (testo e musica). Non è che l'autotune cambia la melodia. Lui la canterà senza per sua scelta".

La popolarità con "Believe" di Cher

L'effetto dell'auto-tune è immediatamente riconoscibile perché (per semplificare) rende la voce inumana tanto più quanto si lavora sul pitch, appunto, quindi sulla modulazione vocale, rendendola quasi uno strumento, una sorta di synth, quasi. A inventarla è stato il Dr. Andy Hildebrand e divenne un effetto riconosciuto a livello mondiale grazie alla canzone "Believe" di Cher che nel 1998 divenne popolare in tutto il mondo. La stessa cantante, in un'intervista, spiegava: "Sono stata la prima persona a usare l'auto-tune" e nel tempo è diventato sempre più un effetto utilizzato soprattutto per quanto riguarda rap e trap. L'esplosione, in questi ultimi anni, proprio di quest'ultimo genere ha reso l'auto-tune uno strumento sempre più familiare alle orecchie degli amanti della musica.

Come nasce l'auto-tune

Intervistato da Noisey Hildebrand spiega come è nata l'idea: "Ero ad una fiera con un paio di miei soci e un distributore dei nostri prodotti. C'era anche sua moglie, e parlavamo di che prodotti ci sarebbe piaciuto sviluppare in futuro. Al che sua moglie disse: "Be', Andy, perché non fai una macchina che mi renda intonata?", al che mi sono guardato attorno e tutti guardavano i loro piatti, senza dire nulla. Ho pensato "che idea del cavolo", ma almeno otto mesi dopo ci sono tornato su mentre lavoravo a un altro progetto. Ho pensato ‘In realtà è una roba abbastanza semplice. Lo farò'. Un anno dopo, alla stessa fiera, i producer me lo strappavano letteralmente dalle mani".

Croce e delizia dei musicisti

Croce e delizia di chi ama musica, oggi questo software è spesso sul banco degli imputati soprattutto da parte dei puristi, ma è sempre più usato e l'effetto non è più strano alle orecchie di chi ascolta musica, oggi. Diventato una moda, viene spesso usato, appunto, come strumento più che come correttore della voce (che, comunque, resta un fattore importante). Sarà interessante capire quale accoglienza avrà sul palco dell'Ariston.

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