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Chadia Rodriguez: “Se avessi avuto un’educazione sessuale a scuola, certi errori non li avrei fatti”

A poche ore dalla pubblicazione di “Tutt* stran*”, Chadia Rodriguez racconta il suo futuro musicale e il bisogno di informazione sessuale per i più giovani.
A cura di Vincenzo Nasto
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Chadia Rodriguez ha pubblicato "Tutt* stran*", il nuovo singolo, in grado di raccontare il rapporto delle persone con il mondo esterno, un universo sempre più pratico e asettico: "Le persone si concentrano solamente sulla parte social, sulla vetrina, invece di capire cosa c'è all'interno del negozio". Il brano segue i successi di "Bella così" con Federica Carta e "Donne che odiano le donne", ma soprattutto l'esordio televisivo della cantante torinese: infatti lo scorso 4 dicembre è andato in onda su Discovery+ la prima puntata di "Sex, Lies and Chadia". Un format che riprende l'esperienza "Loveline" di Mtv e che cerca di essere un filtro informativo sul sesso e sulla comunicazione sessuale per i più giovani. Qualcosa che dovrebbe essere accompagnata da una profonda riformulazione anche educativa, che parte dall'ambiente scolastico: "Se avessi avuto una formazione sessuale a scuola più salda, molti errori non li avrei fatti".

Mi ha incuriosito la scelta del titolo, soprattutto della presenza degli asterischi. In una battaglia sul linguaggio che cerca di includere tutti, potrebbe essere letta così la tua scelta?

Assolutamente, anche perché credo di averlo dimostrato più volte nelle mie canzoni: farò di tutto fino alla mia morte per rendere tale tutto ciò.

"Tutti questi latin lover non sanno più fare l’amore, cercano l’algoritmo dell’algoritmo e intanto il mondo si muove": che lettura si può dare a questa barra?

La mia interpretazione di questa barra è che le persone si concentrano solamente sulla parte social, sulla vetrina invece di capire cosa c'è all'interno del negozio. Penso che ci basiamo troppo su aspetti fuorvianti, su incontrarsi e fare ciò che si deve fare, e poi tutto finisce lì. Nessuno ha più voglia di conoscere nessuno, non c'è neanche la voglia di capire cosa piace o meno all'altra persona, anche per una sveltina o per un appuntamento al buio.

Bella così, Donne che odiano le donne e Tutt* Stran* potrebbero essere tre tentativi di cambiare il filone narrativo dell'essere donna? E che tipo di significato daresti a ciascuno dei brani?

In realtà credo si siano legati l'uno all'altro. Quello che stavo cercando di fare io è esprimere il mio concetto attraverso la musica, e soprattutto far sapere agli altri il mio pensiero su determinati argomenti. Ne avevo bisogno, anche perché le persone cercano di deviarlo. Come quando c'è un'incidente in autostrada e le persone dicono: ‘O accetto il traffico o cambio strada'. Invece vorrei che le persone si focalizzassero sulla mia musica, su ciò che dico.

Quanto di tutto questo rientrerà in un tuo prossimo progetto?

In realtà ora come ora, non so dirti. Non ho nei piani un progetto futuro, e avendo l'uscita settimanale di "Sex, Lies and Chadia", mi sto concentrando molto su quello. Sono una persona pignola, e prima di concentrarmi su altri progetti preferisco gettarmi a fondo su quelli che ho aperti.

Passiamo al lato televisivo: hai incominciato lo scorso 4 dicembre da conduttrice la trasmissione Sex, Lies and Chadia. Che tipo di emozioni ti ha dato e qual è la prima cosa che hai pensato del programma?

La prima cosa che ho pensato è stata: ‘Ok Chadia, a ‘sto giro ti metti veramente a nudo. Quindi cerca di fare bene le cose'. È un'esperienza molto eccitante, molto emozionante, il poter condividere tutto questo con le mie amiche, poi, mi ha reso tutto più semplice. Abbiamo cercato in tutti i modi di rendere gli ospiti a proprio agio per poter parlare tranquillamente di un argomento così sensibile.

Il format riprende quello di Loveline, programma in onda nei primi anni 2000 da Mtv: credi sia cambiato il modo di raccontare il piacere sessuale proprio e con il partner rispetto a 20 anni fa?

Sono cambiate tante cose in 20 anni, soprattutto nella sfera sessuale. Adesso i giovani hanno la libertà di approcciarsi al sesso in maniera differente. Prendo il mio esempio: quando ero più piccola, e ho scoperto in classe cosa significasse il termine pompino, ero terrorizzata e sconvolta. Ero in prima media, ma adesso i ragazzini hanno molto più accesso al mondo del sesso. Il nostro obiettivo è dare una informazione più salda ai più giovani sulla sfera sessuale.

Quanto credi che il disagio delle recenti ma anche delle passate generazioni sulla questione della comunicazione e della sessualità sia dato da una mancata assistenza educativa, soprattutto nell'ambiente scolastico?

Sicuramente, se avessi avuto una formazione sessuale a scuola più salda, molti errori non li avrei fatti. Ce n'è bisogno adesso e ce ne sarà sempre più bisogno in futuro, arriverà il momento in cui i ragazzi reclameranno il loro diritto all'informazione, perché quello è un diritto. Non credo ci sia posto più sicuro nel doverglielo insegnare. Mi ricordo l'altro giorno, ho fatto una diretta su Instagram con il canale @Mysecretcase e c'era una ragazza di 27 anni che ha raccontato la sua unica lezione di educazione sessuale a scuola. Praticamente le avevano fatto mettere un preservativo sulla banana. Non ha senso.

Come si potrebbe rimediare?

L'educazione sessuale dovrebbe essere inclusa nel calendario scolastico per informarli e per non costringerli a fare degli errori, un portale che spieghi i rischi delle malattie sessualmente trasmissibili, ma che dia conto anche alle gravidanze indesiderate per ragazzine ancora nella giovane età. Io ho un nipote di sette anni, e so che arriverà un momento in cui conoscerà tutto. Prima di quel momento preferirei parlargli io, fare in modo che abbia un'informazione corretta in un luogo protetto.

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