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Chadia abbraccia le sue radici con Figli del deserto: “Da piccola soffrivo essere giudicata marocchina”

Figli del deserto è il nuovo singolo di Chadia, pubblicato lo scorso 15 dicembre. Un brano in cui accoglie finalmente le sue radici marocchine. Qui l’intervista a Chadia.
A cura di Vincenzo Nasto
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Lo scorso 15 dicembre, Chadia è ritornata con il nuovo singolo, prodotto da Big Fish, Figli del deserto. Un brano che segna anche l'inizio di una nuova parentesi narrativa di Chadia, adesso "più consapevole delle proprie radici, dal campionamento dell'inno del Marocco nel brano, ai racconti su Instagram che hanno contestualizzato l'uscita di Figli del deserto. Un processo di decostruzione personale che le ha permesso anche di accettare gli errori del passato, come recita nel testo: "L'acqua lava via ogni peccato". Il video ufficiale, girato dal regista Mattia Incardona, mostra Chadia nel suo quartiere a Torino, Barriera, simbolo e portavoce di una comunità poco e mal rappresentata. Qui l'intervista a Chadia.

Quanto conta l'appartenenza in un singolo come Figli del deserto?

Questo brano mi ha aiutato a riscoprire un senso di appartenenza nei confronti delle mie radici, anche perché va a spiegare quali sono le mie origini. È un aspetto che in passato ho anche negato, perché mi sono sempre sentita al di fuori delle dinamiche che mi circondavano.

Per esempio?

Mi sono sentita sempre una ragazza al di fuori delle regole, anche di quelle genetiche, per questo da piccola soffrivo l'essere giudicata marocchina. Ho subito un po' di bullismo a scuola, mi chiedevano se fossi stati adottata.

C'è stato qualche evento che ha scatenato questo cambiamento, o solo parte di un processo naturale?

È stato un processo naturale che ho cominciato negli ultimi due anni. Ho cercato di eliminare tutte le cose negative della mia vita e ripartire dalle fondamenta di ciò che sono. È un processo e questo singolo è il primo passo.

Credi che come per Donne che odiano le donne e Bella così, anche Figli del deserto abbia quel punto di forza della tua musica, il senso di rappresentazione per una comunità molto ampia?

Credo sia una cosa importante, la musica che faccio cerca di raccontare la mia verità, la mia storia, ma non mi sono mai chiesta se poi rappresentasse anche le altre persone. Certamente so di parlare alle persone che vivono nella mia stessa situazione e sono felice se so di non essere l'unica stronza a parlare per loro.

Quanto Torino e il quartiere di Barriera hanno influenzato la tua visione e la percezione delle tue origini?

Certamente ha pesato nella mia crescita. Ho commesso molti sbagli durante il mio periodo adolescenziale, prima dei 18 anni. Ho fatto cose che non avrei dovuto, ho venduto anche foto del culo. Ma questo non significa che io possa esser giudicata per questo, come non mi permetterei di giudicare il passato di altre persone.

Qualcosa che si percepisce nel testo quando canti "L'acqua lava via ogni peccato".

Certamente, è un modo per dire che sono un essere umano, posso sbagliare. Posso aver commesso degli errori in passato, ma questo non pregiudica il mio futuro.

Che cosa rappresenta Figli del deserto nel tuo percorso musicale? Siamo all'inizio di un nuovo viaggio?

È solo il primo di una lunga serie di singoli che usciranno il prossimo anno. Ho lavorato molto con Big Fish in studio, soprattutto sulle melodie e sul suono che dovrà avere la mia musica da qui in poi. Voglio mostrare anche l'altra faccia della medaglia di Chadia.

C'è un tratto particolare, uno spirito, da cui riparte il nuovo viaggio di Chadia?

La consapevolezza e l'ambiente che ho attorno. Ho sempre avuto, negli anni passati, un gruppo di persone attorno che mi esaltavano e non mi accorgevo quanto invece mi servisse altro. Adesso ho attorno persone che hanno la mia stessa ambizione e da cui riesco a ricevere e dare energia.

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