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Cara Emma, non sei razzista, non dare visibilità a chi lo pensa per un concerto spostato

Lo spostamento di un concerto ha costretto Emma Marrone a doversi difendere da accuse di razzismo. Una cosa assurda che non dovrebbe far parte del “gioco” tra artisti e fan.
A cura di Francesco Raiola
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Emma Marrone non è razzista. Non ci vuole un genio per capirlo, né ci sarebbe da rompercisi la testa se non fosse che lei stessa, colpita da queste accuse, abbia utilizzato due volte la sua potente pagina Facebook per respingere qualche voce arrivata da alcuni commentatori delusi dalla sua decisione di non esibirsi più a Palermo nell'ambito del doppio concerto di Radio Italia, spostando la propria esibizione a Milano. Motivi personali, erano quelli dati dalla cantante che ieri è tornata sull'argomento per specificare, a seguito di un tweet in cui ancora una volta era accusata di presunto razzismo, che il motivo era il matrimonio del cugino.

La cosa assurda è che oggi un cantante con un seguito importante e di una certa fama sia costretta o si senta costretta a specificare a un gruppo di commentatori stupidi che razzismo non è spostare un concerto. Si parla spesso di quanto la disintermediazione abbia avvicinato i personaggi famosi al pubblico con conseguenze che sono talvolta, come nel caso specifico, negative o di come i social abbiano dato una sorta di "liberi tutti" a un manipolo di frustrati che usa il mezzo come sfogatoio per le proprie frustrazioni. È la percentuale che bisogna sopportare affinché il web sia sempre libero e forse i cosiddetti vip sono quelli che più di tutti devono subire. C'è pure chi sostiene che fa parte del gioco, ma verrebbe da chiedere di quale gioco si parli: se proprio non si ha nulla di meglio da fare nella vita si può tranquillamente criticare o apprezzare un taglio di capelli o un vestito, se proprio non vogliamo parlare di musica, ovviamente, ma spesso e volentieri si trascende, come in questo caso, facendo ipotesi rette dal nulla.

Cara Emma, è evidente a chiunque abbia un po' di sale in zucca che questa storia col razzismo non c'entra nulla, ci permettiamo un consiglio, sebbene arrivi da una posizione privilegiata, nel senso che non ci siamo mai trovati a dover fronteggiare questa sorta di shitstorm (prima di questo pezzo, almeno): dare visibilità a queste opinioni è come dare visibilità a chi le scrive. Lasciali perdere, fai musica, se proprio devi esporre il fianco, che sia quello per cui hai lavorato in tutti questi anni.

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