Capone spiega perché ha rinunciato al Jova Beach Party: “Ci aspettavamo più confronto sull’ambiente”
Nelle ultime ore, quelli che sarebbero dovuti essere alcuni dei protagonisti al Jova Beach Party di Castel Volturno del 26 e 27 agosto scorso, ovvero Capone & BungtBangt, hanno pubblicato su Facebook una lunga lettera, in cui hanno motivato la scelta di rinunciare a un evento così grande. Per evitare qualsiasi fraintendimento iniziale, il gruppo ha chiarito che il problema non è stato Jovanotti, nella sua figura di cantante e portavoce dei diritti ambientali, ma sulla mancanza di chiarezza e confronto sulla questione ambientale dell'evento che si è tenuto a Castelvolturno lo scorso weekend. Un problema che avrebbe avuto bisogno di voci giovani, di "attivisti che hanno più diritto di parola di noi".
I motivi della rinuncia al Jova Beach Party
La lettera su Facebook incomincia così: "Dopo una attenta valutazione abbiamo deciso di non non partecipare al Jova Beach Party di Castel Volturno. Non è stato facile declinare un invito prestigioso e di grande visibilità. Avevamo deciso di non parlarne prima dei due concerti del 26 e 27 agosto perché non volevamo cavalcare l’onda delle polemiche, non ci interessa! La situazione è seria e l’argomento complesso". Una scelta controcorrente, che si può osservare anche nei confronti dell'ideatore dell'evento Jovanotti: "Non abbiamo niente di personale e soprattutto apprezziamo l’impegno di Jovanotti di portare le tematiche ambientaliste ad un gran numero di persone. Così come le attività che verranno messe in atto dopo i concerti sono interessanti e degne di nota. Avevamo dato la nostra disponibilità diversi mesi prima che si conoscessero le modalità di realizzazione dei concerti ma ad un certo punto è diventato impossibile per noi non porci la domanda che tantissimi ambientalisti si sono posti".
Il richiamo a Greta Thunberg e agli eco-nazisti
Nella lettera si legge anche il dualismo tra la passione per un evento musicale così grande e la sua risonanza, ma anche le inevitabili contraddizioni ambientalistiche: "Dal punto di vista legislativo i permessi c’erano e quindi la manifestazione rispettava le norme, ma la legge non sempre è a favore dell’ambiente ed in questi anni abbiamo visto come le amministrazioni si comportano nei suoi confronti o come persone come Greta Thunberg vengano ignorate dai capi di stato protetti dal loro enorme potere che si genuflette agli interessi delle lobbies finanziarie". La band torna a sottolineare come il problema non sia Jovanotti in sé, ma alcune sue scelte come aver definito i critici "eco-nazisti", sporcando il dibattito sul web: "Prima di parlare di econazisti interessante sarebbe stato aprire un dialogo, prestare ascolto a quei ragazzi provenienti da realtà impegnate ricche di informazioni e consapevolezza, spesso volontari generosi, che hanno il diritto di essere preoccupati e arrabbiati con noi adulti per il mondo che gli stiamo lasciando. Questo è un aspetto molto serio! Di sicuro non è Jovanotti il problema dell’umanità, non è lui quello che inquina indiscriminatamente e in questo senso non può essere attaccato e additato in modo spietato perché c’è tanto altro di cui occuparsi, e il suo intento ci è sempre sembrato positivo".
Il primo eco party italiano nel 2009
Il messaggio si chiude con un ricordo del passato, di un evento, che secondo la band, si può definire il primo "eco party" italiano: "Nel 2009 fummo gli artefici di ‘Come suona il Caos?', in assoluto il primo eco party italiano che si tenne all’Arenile di Bagnoli con un pubblico live di oltre cinquemila persone e due milioni di contatti on line. Oltre al grande concerto con ospiti nazionali ed internazionali, coinvolgemmo decine di attivisti e comuni cittadini nella pulizia della spiaggia di Bagnoli la cui spazzatura fu poi trasformata da Maurizio attraverso un workshop in strumenti musicali. Ci furono tavole rotonde su temi ecologici, decine di stand di artisti ed artigiani che creavano opere e prodotti con materiali riciclati, ci fu anche una sfilata di moda con abiti interamente realizzati con materiali di riciclo. Scegliemmo di fare il concerto nel grande parcheggio dell’Arenile Reload senza toccare e impattare la spiaggia che fu solo oggetto di pulizia. Attraverso questo progetto che includeva anche un video corso di 26 lezioni sulla costruzione di strumenti riciclati riuscimmo a piantare 400 metri quadrati di foresta.
Tutto questo fu realizzato grazie a dei partners visionari che avevano veramente a cuore il rispetto e la trasmissione del messaggio d’amore per l’ambiente".