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Capienze, rimandata la decisione, FIMI: “Il pregiudizio nei confronti della musica è inaccettabile”

Il Governo ha annunciato che neanche questa settimana si deciderà sull’aumento delle capienze per il luoghi della Cultura, nonostante l’annuncio di una scelta entro il 30 settembre e la posizione del Comitato Tecnico Scientifico. Enzo Mazza, ceo di FIMI dice che questo ennesimo rinvio è inaccettabile.
A cura di Francesco Raiola
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Pubblico al Global Citizen Live di Parigi (foto di Marc Piasecki/Getty Images For Global Citizen)
Pubblico al Global Citizen Live di Parigi (foto di Marc Piasecki/Getty Images For Global Citizen)

Il Governo ha annunciato che neanche questa settimana si deciderà sull'aumento delle capienze per il luoghi della Cultura, nonostante l'annuncio di una scelta entro il 30 settembre e la posizione del Comitato Tecnico Scientifico, che aveva dato il via libera per un'apertura al 100% per i luoghi all'aperto e dell'80% per quelli al chiuso e al 50% per i palazzetti. Una decisione che, in attesa della conferma e delle scelte del Governo, aveva portato a uno scontro aperto tra la Politica e il mondo dei live e gli artisti che avevano chiesto a gran voce di unificarsi all'Europa e abolire il distanziamento, sempre con l'obbligo del green pass. Abbiamo chiesto a Enzo Mazza, CEO di FIMI qual è la sua posizione e quella della federazione su questo ulteriore slittamento.

Come bisogna leggere quest’ennesimo ritardo del Governo nel prendere decisioni sulle capienze?

È una situazione realmente paradossale: da mesi si era ipotizzato che di fronte alle vaccinazioni e all’introduzione del green pass la naturale conseguenza fosse la riapertura. Il ministro Franceschini era stato sempre molto disponibile ed è quindi sorprendente che altre aree del governo siano così rigide con il settore. Sembra che ci si trovi a questo punto di fronte a un vero e proprio pregiudizio nei confronti di questo mondo: a Londra e Parigi nello scorso fine settimana c’erano migliaia di persone al concerto evento di Global Citizen, qui non sappiamo nemmeno cosa si potrà fare fra due mesi. È inaccettabile.

Qual è la posizione ufficiale della FIMI?

Il settore è unito su questo tema e noi sosteniamo le istanze dei promoter, degli artisti, di Siae e dei lavoratori. L’industria del live è una componente fondamentale dell’ecosistema musica e la tutta la discografia è assolutamente solidale con questa battaglia per la riapertura.

Pensi che questo ritardo possa servire per riflettere sulla possibilità di portare al 100% le capienze anche al chiuso?

Me lo auguro: come è noto da tutte le indicazioni fornite dalle imprese del live, è insostenibile economicamente una riapertura limitata, addirittura al 50% per i palazzetti, che sono la location principali per i tour invernali.

Se così non fosse, Cosmo ha detto a Fanpage.it che gli artisti sono pronti a scendere in piazza. È un’alternativa?

La mobilitazione degli artisti personalmente l’avevo auspicata già a maggio quando emerse che sarebbero state autorizzate capienze rilevanti per gli stadi in occasione dell’Europeo di calcio in presenza invece di forti limitazioni per i concerti.

Quella del 2022 sarà un’estate ingolfata di live, se si potranno fare. Quali ricadute ha avuto questo anno e mezzo di pandemia sul settore?

I dati messi a disposizione da Siae sono impressionanti (e parliamo solo di quelli ufficialmente comunicati nel 2021 con riferimento al 2020). Ma la situazione non è certamente migliorata quest’anno: le perdite per il settore dei concerti hanno visto una contrazione dell'83,19% degli ingressi, a cui corrisponde un crollo dell'89,32% della spesa al botteghino. Si tratta di perdite che riflettono non solo economicamente su tutta la filiera del diritto d’autore e delle imprese ma anche con effetti importanti sulle professionalità del settore, che sono di fatto ferme da quasi due anni. Si stanno perdendo skill e professionisti che a causa della crisi devono muoversi su altri settori. Un danno enorme di cui se ne pagheranno le conseguenze per anni.

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