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Bon Iver annuncia l’unico concerto italiano: l’artista cult americano torna nel 2019

Torna in Italia, dopo anni di assenza, Bon Iver, il progetto di Justin vernon che dal 2007, anno del disco d’esordio “For Emma, Forever Ago”, è diventato uno degli artisti più amati dell’indie – e non solo – americano, grazie anche alla svolta data al suo suono con l’ultimo album “22, A Million” che al folk ha mescolato tanta elettronica.
A cura di Redazione Music
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Sarà il Castello Scaligero di Villafranca di Verona, il 17 luglio prossimo, a ospitare, dopo anni di attesa, il ritorno nel nostro Paese di uno degli artisti cardine dell'indie americano di questi ultimi anni, ovvero Bon Iver, progetto di Justin Vernon, trentottenne del Wisconsin vincitore di due Grammy Awards e autore di tre album di culto. Per chi frequenta la musica indie Bon Iver è sicuramente un vecchio compagno o comunque un nome che ha incrociato più volte, grazie ai suoi primi due album "For Emma, Forever Ago" del 2007 e "Bon Iver" del 2011 che hanno preceduto la svolta di "22, A Million", album del 2016 che ha dato una svolta elettronica al lavoro del cantautore portandolo anche all'attenzione di un pubblico più ampio e al secondo posto della Billboard 200, la classifica degli album più venduti della settimana negli Usa.

L'esordio con "For Emma, Forever Ago"

Lanciato da "For Emma, Forever Ago", Vernon diventa subito autore di culto nel circuito americano e non solo, riscuotendo successo di critica e vendite grazie anche al successo del singolo "Skinny Love", "re:stacks" e "Flume", che contano milioni di stream su Spotify. Il successo è confermato e rafforzato dal secondo album, uscito a quattro anni di distanza dall'esordio per la 4AD, nominato come disco dell'anno per Pitchfork, che continua il discorso del primo album, allargandolo e facendosi trascinare dal singolo "Holocene".

La svolta di "22, A Million"

Il 2016 è l'anno del ritorno del cantautore con un album "22, A Million" che spiazza tutti. Arrivato dopo anni in cui Vernon non è rimasto con le mani in mano, anzi, e mette a curriculum collaborazioni con  The Roots, James Blake, Flaming Lips, TheNational, collabora con Kanye West, ma anche coi registi Gus Van Sant per "Restless – l'amore che resta", e Alexander Payne con George Clooney in “Paradiso Amaro”. L'album stupisce per la direzione che prende, diversa dai precedenti, più virata verso l'elettronica, l0uso di sample. Dalla collaborazione con Aaron Dessner dei The National, poi, nasce il progetto Big Red Machine che pubblica l'album omonimo, con Vernon che farà parety anche della colonna sonora del film Creed II, di Stevan Caple Jr.

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