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Bnkr44 tra provincia e collettivo: “Questo disco è come un falò attorno a cui si raccontano storie”

Bomba Dischi e la provincia, uniti alla sperimentazione su Soundcloud, sono la ricetta di uno dei collettivi musicali italiani sotto i riflettori: i Bnkr44.
A cura di Vincenzo Nasto
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Bnkr44
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La provincia toscana a far da contorno al Bunker, prima spazio creativo e poi contorno narrativo della loro musica: il Bnkr44 è uno dei collettivi più osservati nel vasto panorama italiano musicale. Un segno del tempo che Caph, Piccolo, Erin, Faster, Fares, il producer JxN e Ghera sono riusciti a cogliere in anticipo, con sonorità già distribuite negli scorsi anni su Soundcloud e poi ridefinite in due uscite: "44.DELUXE", ma soprattutto "Farsi male a noi va bene", con la collaborazione di Ariete nel singolo "Tutte le sere". Nelle ultime settimane è stato pubblicata anche la versione deluxe del loro primo progetto ufficiale, in cui è stata inserita anche la collaborazione con Tredici Pietro nel singolo "Giorni Vuoti". L'ennesimo esperimento di Bomba Dischi che sembra fluttuare verso queste atmosfere, ridefinite anche dagli Psicologi.

In tre anni come sono cambiati i vostri piani musicali, passando dall'avere carriere soliste a essere diventati uno dei collettivi più osservati nel panorama italiano?

Beh, sono del tutto degenerati. Il bunker era nato come etichetta, con la concezione di ramificarsi attraverso 6 progetti singoli che poi si sono trasformati per puro divertimento e sperimentazione in un unico progetto corale. Alla fine ha suscitato molta più curiosità di quelli singoli i quali però probabilmente in futuro potranno tornare per riproporre la visione del singolo membro.

Che filo lega il bunker e il 4 aprile e com’è arrivata la scelta del vostro nome?

La verità è che il bunker prima di essere il nostro nome d’arte è il nome del nostro quartier generale, una sorta di cantina sotterranea diventata negli anni un piccolo centro sociale e un punto di riferimento per tanti ragazzi di zona. Il famoso 4 Aprile che dà senso al “44” è il giorno in cui è nato lo studio e il primo progetto musicale.

Dopo gli esperimenti su Soundcloud, vi aspettavate un successo del genere con “Farsi male a noi va bene”?

L’obbiettivo era avere qualcosa di figo tra le mani, di raggiungere ancora più persone e di farle venire ai live per fare casino. Siamo più che soddisfatti ma un nuovo disco lo fai per nuovi obbiettivi e noi vogliamo sempre di più.

Che tipo di immagini volevate condividere con questo album? Che tipo di sensazioni?

La dinamica e la divisione del disco è una sorta di viaggio nostalgico digitale, una sorta di gita di gruppo. Se proprio dobbiamo accostare un'immagine a questo disco direi che è più un cerchio intorno al fuoco dove problemi, ambizioni e storie condivise legano i ragazzi.

Come influenza la vostra musica la provincia, e come vi rapportate al concetto di noia nella vostra esplorazione musicale?

Per la maggior parte di noi questa passione è nata proprio grazie alla noia, la provincia è priva di stimoli esterni e il nostro unico punto di riferimento siamo noi stessi, per questo abbiamo evoluto una scrittura più introspettiva e un modo di produrre molto più fatto in casa e sperimentale.

Come avete reagito al successo di "Girasole": com’è nato questo singolo?

Diciamo che non era stato pensato come singolo ma semplicemente faceva parte del primo blocco di uscita di "Farsi male a noi va bene", per quanto riguarda la sua nascita ci siamo chiesti se fosse possibile rivisitare la bachata in chiave bunker.

Come influenza la vostra musica avere a che fare con artisti di Bomba Dischi come Ariete e gli Psicologi?

Bomba Dischi è una famiglia e come in tutte le famiglie ci si influenza a vicenda.

Com’è nata "Come un coltello"?

È un pezzo triste che parla di sentirsi bloccato e di non riuscire ad esprimersi, quel tipo di malessere che ti contorce lo stomaco, quando ti senti rotto perché non riesci più a fare qualcosa che solitamente ti viene bene e naturale.

Come riuscite a trovare un accordo tra voi sette e perché, secondo voi, il numero di collettivi musicali mainstream si conta sulle dita di una mano?

È molto difficile lavorare insieme, trovare un punto d’incontro, prendere decisioni, trovare la quadra giusta per tutti e tutto ma questo probabilmente è anche il motivo per cui esistono così poche realtà come la nostra. Fortunatamente siamo sempre stati bravi a rispettarci, e piano piano crescendo, a turno, abbiamo imparato a scendere dal piedistallo a fare un passo indietro per gli altri, perché la nostra forza siamo noi e non possiamo dimenticarcelo.

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