L’album, nel senso di “oggetto fisico”, arriverà nei negozi il prossimo 15 gennaio marchiato dalla Malintenti e distribuito dalla Edel, ma a quanto sembra attendere la data dell’uscita ufficiale per occuparsi di un disco è da sfigati e allora, via, una tantum anticipiamo… anche se poi in effetti è un’anticipazione parziale, perché da un paio di settimane circolano in Rete comunicati stampa piuttosto dettagliati. E poi… volete che dopo quello del singolo “Dissocial Network” non arrivi presto uno streaming integrale? Parliamo allora di questioni più serie, cominciando da una domanda: sapete chi è Betty Barsantini? La risposta dei toscani, non c’è dubbio, sarà affermativa, ma è probabile che in altre parti della Penisola siano in molti a non aver mai sentito nominare la signora, giornalista TV di Rai 3 e quindi attiva soprattutto a livello locale. La conoscono invece bene Marco Parente e Alessandro Fiori, fiorentino (naturalizzato) il primo e aretino il secondo, tanto da averle intitolato, spinti dalla goliardia e con una piccola modifica perché non si sa mai, il loro progetto comune: i BettiBarsantini, appunto, che dopo una gestazione non proprio breve – i primi approcci risalgono al 2011 – sono giunti all’esordio (omonimo) cui si accennava poc’anzi.
Quello fra i due navigati cantanti e autori, stelle del circuito indie ma purtroppo non ancora (?) noti quanto meriterebbero su scala più ampia, non è certo un sodalizio improbabile. Affinità geografiche a parte, entrambi amano il pop non stereotipato e i testi inusuali, ed entrambi subiscono il fascino delle collaborazioni quanto più possibile creative: si pensi alla militanza di Fiori nei Mariposa, documentata da un’imponente produzione di CD oltre che da un’infinità di happening più o meno estemporanei, o al “supergruppo” Proiettili buoni allestito da Parente con Paolo Benvegnù. In ogni caso, artisti eclettici e istintivamente fuori dalle righe, curiosi verso tutto ciò che stimola la loro natura di “sperimentatori” di musica magari non sempre lineare ma ricca di espressività e fantasia, sostanza e forma. Caratteristiche, queste, che "BettiBarsantini" non manca di porre in evidenza in dieci brani all’insegna di trame elaborate a dispetto del loro apparente minimalismo: brani leggeri e morbidamente ipnotici basati su melodie accattivanti ma non banali, strutture elettroacustiche nelle quali si fanno spazio intriganti deviazioni elettroniche (ma lo saranno davvero?), voci che si alternano e si sovrappongono nell’intonare poesie ora legate a situazioni consuete e ora avvolte in un’aura di contagiosa surrealtà. E di tutto ciò vanno ringraziati non solo i due primattori ma anche Alessandro “Asso” Stefana, musicista e produttore dall’eccezionale curriculum (da Vinicio Capossela a Mike Patton fino ai suoi Guano Padano), che si è assunto con entusiasmo l’incarico di supervisore tecnico-tattico, se così vogliamo scherzosamente definirlo, dell’intera operazione.
Gioiellino di pop tanto ricercato quanto audace, che a parere degli autori viaggia idealmente sulla stessa lunghezza d’onda dei lavori di maestri britannici come Talk Talk e XTC, "BettiBarsantini" manifesta predilezione per i pezzi lenti e rarefatti – con “Lucio Dalla” e “Qualcuno avrà pur le idee chiare” senz’altro fra i più riusciti – ma non disdegna aperture più vivaci (“Pavoni”, “Il linguaggio”), momenti accattivanti fin dal primo assaggio – il succitato “Dissocial network”, che apre la scaletta, e “Buon compleanno (all’universo)”, che la chiude – e addirittura una “Puzza di sangue” che, con i suoi toni crudi e graffianti, è di sicuro l’anomalia della raccolta. Aspettando le presentazioni sul palco, un perfetto inizio per l’ormai imminente 2014: fra sorrisi, malinconia e una piacevolissima sensazione di straniamento.