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BettiBarsantini: fuori dalle righe

Due dei protagonisti della penultima generazione della canzone d’autore italiana, Marco Parente e Alessandro Fiori, debuttano in coppia con un progetto brillante e atipico. A partire dal nome adottato.
A cura di Federico Guglielmi
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L’album, nel senso di “oggetto fisico”, arriverà nei negozi il prossimo 15 gennaio marchiato dalla Malintenti e distribuito dalla Edel, ma a quanto sembra attendere la data dell’uscita ufficiale per occuparsi di un disco è da sfigati e allora, via, una tantum anticipiamo… anche se poi in effetti è un’anticipazione parziale, perché da un paio di settimane circolano in Rete comunicati stampa piuttosto dettagliati. E poi… volete che dopo quello del singolo “Dissocial Network” non arrivi presto uno streaming integrale? Parliamo allora di questioni più serie, cominciando da una domanda: sapete chi è Betty Barsantini? La risposta dei toscani, non c’è dubbio, sarà affermativa, ma è probabile che in altre parti della Penisola siano in molti a non aver mai sentito nominare la signora, giornalista TV di Rai 3 e quindi attiva soprattutto a livello locale. La conoscono invece bene Marco Parente e Alessandro Fiori, fiorentino (naturalizzato) il primo e aretino il secondo, tanto da averle intitolato, spinti dalla goliardia e con una piccola modifica perché non si sa mai, il loro progetto comune: i BettiBarsantini, appunto, che dopo una gestazione non proprio breve – i primi approcci risalgono al 2011 – sono giunti all’esordio (omonimo) cui si accennava poc’anzi.

Quello fra i due navigati cantanti e autori, stelle del circuito indie ma purtroppo non ancora (?) noti quanto meriterebbero su scala più ampia, non è certo un sodalizio improbabile. Affinità geografiche a parte, entrambi amano il pop non stereotipato e i testi inusuali, ed entrambi subiscono il fascino delle collaborazioni quanto più possibile creative: si pensi alla militanza di Fiori nei Mariposa, documentata da un’imponente produzione di CD oltre che da un’infinità di happening più o meno estemporanei, o al “supergruppo” Proiettili buoni allestito da Parente con Paolo Benvegnù. In ogni caso, artisti eclettici e istintivamente fuori dalle righe, curiosi verso tutto ciò che stimola la loro natura di “sperimentatori” di musica magari non sempre lineare ma ricca di espressività e fantasia, sostanza e forma. Caratteristiche, queste, che "BettiBarsantini" non manca di porre in evidenza in dieci brani all’insegna di trame elaborate a dispetto del loro apparente minimalismo: brani leggeri e morbidamente ipnotici basati su melodie accattivanti ma non banali, strutture elettroacustiche nelle quali si fanno spazio intriganti deviazioni elettroniche (ma lo saranno davvero?), voci che si alternano e si sovrappongono nell’intonare poesie ora legate a situazioni consuete e ora avvolte in un’aura di contagiosa surrealtà. E di tutto ciò vanno ringraziati non solo i due primattori ma anche Alessandro “Asso” Stefana, musicista e produttore dall’eccezionale curriculum (da Vinicio Capossela a Mike Patton fino ai suoi Guano Padano), che si è assunto con entusiasmo l’incarico di supervisore tecnico-tattico, se così vogliamo scherzosamente definirlo, dell’intera operazione.

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Gioiellino di pop tanto ricercato quanto audace, che a parere degli autori viaggia idealmente sulla stessa lunghezza d’onda dei lavori di maestri britannici come Talk Talk e XTC, "BettiBarsantini" manifesta predilezione per i pezzi lenti e rarefatti – con “Lucio Dalla” e “Qualcuno avrà pur le idee chiare” senz’altro fra i più riusciti – ma non disdegna aperture più vivaci (“Pavoni”, “Il linguaggio”), momenti accattivanti fin dal primo assaggio – il succitato “Dissocial network”, che apre la scaletta, e “Buon compleanno (all’universo)”, che la chiude – e addirittura una “Puzza di sangue” che, con i suoi toni crudi e graffianti, è di sicuro l’anomalia della raccolta. Aspettando le presentazioni sul palco, un perfetto inizio per l’ormai imminente 2014: fra sorrisi, malinconia e una piacevolissima sensazione di straniamento.

http://www.youtube.com/watch?v=w-macvqh3wU
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Federico Guglielmi si occupa professionalmente di rock (e dintorni) dal 1979, con una particolare attenzione alla musica italiana. In curriculum, fra le altre cose, articoli per alcune decine di riviste specializzate e non, la conduzione di molti programmi radiofonici delle varie reti RAI e più di una ventina di libri, fra i quali le biografie ufficiali di Litfiba e Carmen Consoli. È stato fondatore e direttore del mensile "Velvet" e del trimestrale "Mucchio Extra", nonché caposervizio musica del "Mucchio Selvaggio". Attualmente coordina la sezione musica di AudioReview, scrive per "Blow Up" e "Classic Rock", lavora come autore/conduttore a Radio Rai e ha un blog su Wordpress, L’ultima Thule.
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