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Beba: “Grazie a noi, le ragazze che ascoltano rap ora hanno riferimenti più vicini”

Si chiama “Cringe” il nuovo singolo di Beba, la rapper torinese che negli ultimi anni si è imposta nel rapgame con pezzi come “Tonica” e “Groupie” e che è tornata con un brano in cui duetta con “Samuray Jay”. In attesa dell’uscita del nuovo album Fanpage le ha chiesto di parlarci di quello che è successo in questi mesi e quello che succederà nei prossimi.
A cura di Francesco Raiola
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Quando si parla di un rap che negli ultimi anni ha cominciato a parlare seriamente (a livello di numeri) anche di donne non si può non pensare a Beba. La rapper torinese, infatti, è stata senza dubbio una delle artiste che maggiormente, in questi ultimi anni, ha fatto sentire il suo peso specifico in un mondo dominato solitamente dalla componente maschile. Le cose stanno cambiando e un po' lo si deve anche a lei – che intanto è entrata nel giro Machete, partecipando anche all'ultimo Mixtape – che dopo aver sperimentato, il mese scorso, con l'uscita di "Come le storie" è tornata più a suo agio con "Cringe", pezzo in cui duetta con Samuray Jay, e che segna ufficialmente un passo ulteriore verso il suo primo album.

Come nasce l'idea di Cringe?

Cringe nasce dalla produzione di Rossella Essence (producer con cui collabora da anni, ndr) che mi ha ispirato questo mood un po' latineggiante, ho scritto la mia strofa in modo molto istintivo, partendo dal racconto di questa società in cui viviamo in cui si si è ribaltata la concezione di realtà. Per alcuni, ormai, pare essere quella dei social, mentre sappiamo quello che si vede lì è al 99% delle volte artefatto. È anche un mio modo per invitare le ragazze più ossessionate dai social – che tendono, per esempio, a paragonare i propri corpi a quello delle modelle che appaiono sul feed di IG – a capire che quella che si vede non è la realtà.

Però c'è un cortocircuito, guardando anche il modo in cui voi artisti usate Instagram…

La propria carriera dipende anche un po' dal modo in cui viene usato IG. Non è la prima volta che tratto questi argomenti o faccio alcuni riferimenti per portare a ragionare in questo senso, anche perché io sono la prima a patire molto questa dinamica: dover vivere sui social per far funzionare la propria musica. Mi viene naturale, quindi, fare una critica in modo da dire: "Sì, ok, usate i social che sono una figata, ma ricordate che nel momento in cui vivi per immortalare il momento e non per viverlo, c'è qualcosa che non sta funzionando".

Però a questo punto mi viene spontaneo chiederti se c'è un mezzo passo indietro, ad esempio, rispetto al messaggio che davi in "Tonica" in cui c'era una sorta di culto del corpo?

Ma il culto del corpo è soggettivo, nel senso che in "Tonica" non inneggio agli standard che si vedono sui social, è un inno ai propri standard, all'occuparsi di se stessi in modo da sentirsi nel modo migliore possibile, ma non per assomigliare a quello che si vede su IG.

Qual è la cosa più cringe che ti viene in mente?

Forse una delle cose più cringe che mi viene in mente sono i profili di coppia, però ce ne sono tante, o, per rimanere a tema, viversi un'esperienza spendendo tanti soldi che non si hanno magari per poi immortalarla sui social.

Che è anche quello che accade ad alcuni tuoi colleghi, soprattutto agli inizi di carriera…

È un classico, soprattutto nell'ambiente della musica, chi comincia a maneggiare un po' più di soldi rispetto a quelli che aveva prima, pensa subito a investirli in abiti firmati per fotografarli una volta e metterli su IG invece, magari, di pensare alla propria indipendenza.

Il feat con Samuray nasce sempre dal tuo ottimo rapporto con Napoli?

Nasce nel modo migliore possibile, dal fatto che siamo molto amici e c'è una grande stima reciproca. L'ho conosciuto al live di Salmo a Napoli: lo contattai perché sapevo che era fan di Salmo ma non aveva mai avuto occasione di conoscerlo, quindi essendo una molto empatica gli avevo proposto di venire per presentarglielo. Ho creato questo incontro e da lì ci siamo sentiti spesso, siamo in contatto e siamo rimasti in ottimi rapporti, quindi quando ho scritto quella strofa, ho avuto subito in mente questo ritornello che vedevo bene con una voce importante e soprattutto con quel flow lì, come fa lui.

"Cringe" esce un mese dopo "Come le storie", tu non sei un'artista che pubblica un pezzo al mese, cosa è successo questa volta?

Il lockdown mi ha abbastanza tagliato le gambe, stavo chiudendo dei pezzi ma non ne avevo di pronti da far uscire, perché erano scritti ma non registrati bene, quindi non ho potuto fare come alcuni colleghi che sono usciti durante quel periodo. Quando tutto è finito "Come le storie" era il pezzo più pronto, quindi ho deciso di farlo uscire, per poi preparare l'uscita del pezzo su cui puntavo di più, che era proprio "Cringe".

Ammetto una cosa, ho pensato a male, ovvero che forse quel pezzo non l'avessi sentito pienamente addosso. Ho pensato non fossi pienamente soddisfatta, mi sbaglio?

A me "Come le storie" piace tantissimo, era anche un po' un esperimento. Sto sperimentando tanto nuove sfaccettature della mia musica, perché mi sono un po' annoiata a stare nello stesso quadrato. "Come le storie" era un esperimento, sarò sincera, non era previsto che uscisse in quel momento, però era un modo anche per capire come il mio pubblico avrebbe percepito questa me un po' più melodica, più romantica… Insomma, a me piace moltissimo, ma capisco se un pezzo del mio pubblico, quello che mi preferisce più aggressiva, non si è sentito pronto.

In una vecchia intervista leggevo del sogno di un feat con Rosalìa, secondo te manca da queste parti la voglia di sperimentare un po'? E in che modo lo stai facendo tu?

Io sto lavorando molto su questa cosa, ma non posso spoilerarti troppo, non posso rovinare l'effetto sorpresa, ti dico solo che sono molto al lavoro in questo senso: durante questa quarantena ho provato a fare qualunque cosa per riuscire a trovare la cosa giusta, quindi sono direzionata. Non ho più tanta voglia di stare nel circoletto, ho voglia di sperimentare, ci saranno tanti spunti nei miei prossimi progetti.

Che ascolteremo in qualche album che pubblicherai prossimamente?

Beh anche su quel versante mi ha un po tagliato le gambe il lockdown, ma è tutto in preparazione.

In che modo l'avvento sempre più di una componente femminile nel genere sta cambiando qualcosa nel rapgame?

Ora possiamo dire che le ragazze che ci ascoltano hanno punti di riferimento un po' più chiari. Quando ho cominciato io non ce n'erano, la situazione è cambiata e può solo migliorare, soprattutto se si smetterà di pensare che tutte le donne si odiano, si dissano, di dividere in categorie opposte rap femminile e rap maschile, queste dinamiche sessiste, allora non ci sarà più alcun problema.

Senti voglio chiudere tornando a quel romanticismo a cui facevi riferimento prima e citandoti un tuo vecchio pezzo che mostra un lato di te diverso da quello che in molti conoscono e si aspettano: "Faccio tanto la dura ma amo l’alba sul Po e quando la guardo mi emoziono" (in "Male o bene").

Arrivata a un certo punto, anche non avendo una discografia alle spalle – anche se sono un po' di anni che frequento – a un certo punto della mia scrittura mi sono resa conto che, anche in base all'evoluzione della mia persona, mi stava stretto questo personaggio che avevo creato, un po' da ragazzina, un po' arrabbiato, spocchioso, che doveva sempre dimostrare qualcosa, mi stava stretto e mi sono detta che sono anche questo, una donna di carattere, ma sono anche estremamente dolce e mi dispiaceva privare il mio pubblico – che con me è così sincero – di lati che mi caratterizzano, facendo trasparire solo questa cazzimma da Real Talk, per intenderci.

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